[NuovoLab] Quei giovani contestatori senza eredi

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Szerző: Carloge
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Tárgy: [NuovoLab] Quei giovani contestatori senza eredi

Repubblica Genova

Quei giovani contestatori senza eredi

Dopo il voto, la sinistra a Genova lontana dai movimenti di 40 anni fa
Gli studenti furono coscienza della modernizzazione Oggi l´operaio Fiom vota Lega
La memoria della città appiattita sull´immagine di capitale delle Brigate Rosse

MARGHERITA RUBINO

È curioso. La sparizione della sinistra, socialista e comunista estrema, dal Parlamento italiano, si specchia in una crisi genovese della sinistra radicale senza precedenti e va a coincidere con l´anniversario del ´68. Sarebbe una bella tentazione indicare una sorta di continuità lineare tra i movimenti di allora e la sinistra estrema 2008. Ma sarebbe anche ingeneroso nei confronti del ´68 valutare che l´attuale sinistra desaparecida sia erede e continuatrice di quella di allora. Si trattò, a metà e fine degli anni sessanta, di fenomeno ben più complesso e articolato, legato a processi di modernizzazione del paese. Mentre oggi questa sinistra si è rivelata incapace di leggere la modernità, di interpretarla, e l´operaio iscritto alla Fiom che vota Lega ne costituisce solo l´aspetto macroscopico. Nel percorso nazionale sono iscritte le storie locali, e le ultime elezioni hanno dimostrato quanto la conoscenza (o meno), il radicamento (o meno) nel territorio siano , e in realtà sono stati, determinanti. Andrebbe meglio conosciuto, a partire dalle più vicine radici, questo territorio. I genovesi, si osservava qualche mese fa sulle colonne di questo giornale, non amano ricostruire la propria recente storia. Dedicano, primi in Italia, belle mostre, ed eventi, o ricordano artisti dei loro anni settanta, ma la storia di quel decennio a Genova è ancora tutta da scrivere. I protagonisti di allora oscillano tra parziale rimozione e oblio, non trasmettono davvero nulla a chi voglia. ricostruire . "L´immagine di Genova ‘ capitale delle brigate rosse´ si è dilatata azzerando non solo la complessità degli anni Settanta, ma anche il Sessantotto, a cui viene assegnato il ruolo di incubazione, di spazio politico e sociale destinato…a confluire nella stagione della lotta armata":
Luca Borzani afferma lapidario che il sessantotto genovese non è nella memoria della città in un bel libro, Genova, il ‘68, del quale Donatella Alfonso ha scandito l´articolato percorso con l´evidenza e la forza epidittica di una serie di interviste. Sui settanta ,dunque, il vuoto permane ma, sull´anno che secondo troppi ne costituiva semplicemente la premessa e l´avvio, la bella fatica dello storico e della giornalista genovese colmano un vuoto. La discussione ora è aperta, e si preannuncia appassionante, a partire dalla presentazione che lunedì, ore 17.45, nell´aula magna di Balbi 5, introdotta dal Sindaco Vincenzi e dal Rettore Bignardi, verrà affidata al professor Antonio Gibelli e a Daniele Protti, direttore de "L´Europeo". Riproporre, quarant´anni dopo, l´analisi e la ricostruzione globale del sessantotto a Genova sollecita non pochi interrogativi, accresciuti per nostro conto da quelli aperti dai fallimenti regionali e locali di cui si diceva in apertura; e dal sospetto, in parte retorico, che alla presenza dei giovani (allora) corrisponda una assenza dei giovani (oggi). Il libro vuol tenere assieme il quadro della città, ancorandolo ai movimenti squassanti che a quel tempo attraversarono il mondo. E se la politica oggi dimostra separazione del territorio dalla realtà, il ´68 secondo Alfonso e Borzani , pur con tratti di utopia, fu un gran bagno nella realtà. Genova appare bloccata dalle convenzioni (si vituperavano i capelloni), dalle divisioni periferie/città, da un certo declino economico e demografico…il capitolo di apertura spazia a tutto campo su una Genova fuori dal triangolo industriale e volta a nuove prospettive. A centro libro stanno la scuola e l´università, e poi la fabbrica e il porto. Mancarono, è vero, i grandi leader, i Curcio o i Capanna, ma Borzani dimostra come, dopo il marzo 2008 e le prime occupazioni a Fisica e a Lettere dilagasse, pur frantumata, una controcultura giovanile fermamente volta a smontare i meccanismi delle istituzioni.
Il procedere è cronologico, l´analisi minuta e completa, i risultati inaspettati, come l´atteggiamento severo o criminalizzante di giornalisti e politici , alternato alla assenza in tutti di una disamina complessiva, o anche solo intuitiva del senso e della portata degli eventi. Lucidi e motivati i giudizi, come la trasformazione di medie superiori e università in luoghi più di propaganda che di reale iniziativa politica. Nelle pagine sul protagonismo operaio si termina sull´immagine di Porto e Ponente delle fabbriche come due parallele che non si sfiorano. Tutto nel libro costituisce, più o meno, novità; ma anche di più paiono straordinarie le pagine sul dissenso che incrina il mondo cattolico, sull´autoritarismo di Siri, con l´evocazione del giovane Baget Bozzo, di Zerbinati, di Gallo; e poi le pagine sul sessantotto nero, e quelle sulle luci di una cultura che sorprendono il grigio di un addormentato conservatorismo. Si affacciano qua e là, nel libro, volti noti, singoli coraggiosi, o caparbiamente dissidenti, oppure gruppi anonimi che però si sentono portatori di un percorso, di un futuro. Quel futuro di cui dopo il 13 aprile ´68 ancor più si perdono i bagliori… e come non riflettere sui giovani attratti dieci giorni fa da Lega o An, e quindi da modelli identitari forti, in un quadro dove la politica attrae zero, come era negli anni subito precedenti il ´68, dei quali Alfonso e Borzani danno conto. Il libro voleva essere uno strumento, lontano dall´inno e dalla deprecazione. E strumento è, per capire quali sono le porte che si possono chiudere definitivamente e quali quelle che si possono riaprire.


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Carlo

Forum Per La Sinistra Europea - Genova

http://versose.altervista.org/

Coordinamento Genovese contro l'Alta Velocità

http://notavgenova.altervista.org/


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