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Le fantasie nucleari di Giulio Tremonti
Alessandro Iacuelli
www.altrenotizie.org
[18 Aprile 2008]
Il tam tam è iniziato: la lobby nucleare affila le armi per rilanciare l'atomo Italiano.
Possibilmente in Albania, per evitare le proteste dei cittadini e aggirare il referendum del 1987.
Le elezioni sono passate, il governo ancora deve nascere, ma già da qualche giorno Giulio Tremonti si sta lasciando andare a fantasie nucleari abbastanza pericolose.
Nei giorni scorsi, la società energetica milanese Edison ha presentato uno studio di previsione sul fabbisogno di energia elettrica che tiene conto del rapporto tra «consumi attesi» e «produzione disponibile»: secondo le previsioni, nel 2030 lItalia avrà un fabbisogno di 545 Twh di elettricità. Pertanto, la produzione attuale non basta. Da un lato Enel punta molto sul carbone, in quanto via più rapida e meno costosa; dallaltro cè da rispettare il vincolo posto dalla UE allItalia, che prevede di ridurre del 20 per cento le emissioni rispetto al 1990: pertanto le centrali elettriche italiane non potranno produrre più di 88 milioni di tonnellate di anidride carbonica.
Edison, che al 50 per cento di proprietà della francese EDF, conclude dichiarando di vedere il nucleare come la soluzione.
In realtà la competenza di Enel, fermatasi nel 1987 con il referendum che bocciava il nucleare in Italia, si è sviluppata solo parzialmente e solo allestero, essenzialmente basata su vecchie tecnologie sovietiche come in Slovacchia ed in Bulgaria, dove sta realizzando degli impianti bastati sul VVER sovietico.
Oltre questo, resterebbe il problema di sempre: dove localizzare le centrali nucleari, in un Paese che ha un territorio pieno di zone densamente abitate, di regioni sismiche e vulcaniche, e che non è neanche dotato di un sito nazionale ove collocare le scorie.
Su questo piano si muove Giulio Tremonti, che ha già ideato un progetto che lui stesso chiama «del nucleare delocalizzato». Il progetto era stato presentato pochi giorni prima delle elezioni, ma ora con il terzo Governo Berlusconi, sembra che gli italiani abbiano automaticamente accettato il nucleare. Contemporaneamente, si sa che in caso di costruzione reale di una centrale, sarebbero ben pochi i cittadini disposti a tenerla vicino casa.
Lidea di Tremonti è di realizzare le centrali magari in quellAlbania che regala immigrati clandestini. La proposta, che è nel programma della coalizione che sta per governare lItalia, rischia di diventare realtà.
Daccordo con lui anche Casini, che si è sempre professato pro-nucleare e anche disposto a rinnegare il referendum.
In disaccordo con tutta la linea è Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, che in un editoriale della newsletter mensile «KyotoClubNews» dichiara: «Entro il 2012 la produzione addizionale di elettricità solare ed eolica mondiale dovrebbe essere almeno quattro volte superiore rispetto al contributo aggiuntivo netto del nucleare».
«Considerando le tendenze dei prossimi anniprosegue Silvestrinisi evidenzia come, in valori assoluti, vento e sole supereranno la nuova potenza nucleare installata.
Ma cè un altro elemento che viene preso in considerazione e cioè la chiusura di 11 centrali nucleari che potrebbe portare il fotovoltaico a sfiorare una quota pari al 40 per cento del contributo netto nucleare».
Sul piano scientifico e tecnologico, intanto, lindustria nucleare torna a far discutere.
Questa volta perché Peter Henderson, ricercatore dellUniversità di Oxford, ha pubblicato uno studio sullimpatto dei sistemi di raffreddamento delle centrali costiere britanniche sulla popolazione marina. Secondo Henderson lindustria nucleare uccide ogni anno miliardi di pesci in Gran Bretagna.
Gli impianti di raffreddamento pompano dal mare grandissime quantità di acqua: un impianto nucleare estrae anche 60 metri cubi di acqua al secondo, fino ad un record di 120 per la centrale di Gravelines sulla costa settentrionale francese. Lacqua che è stata utilizzata per raffreddare i reattori viene poi pompata nuovamente nel mare. Essendo stata scaldata, essa attrae numerose specie marine che vengono di conseguenza catturate dal sistema di immissione e uccise. Secondo Henderson, il canale della Manica è la regione più colpita dal fenomeno.
Infine, proprio il 15 aprile, il Consiglio per la sicurezza nucleare [Csn] spagnolo ha avviato controlli su circa 700 persone, dopo la comunicazione da parte del gruppo elettrico Endesa [di proprietà dellEnel] di una fuga radioattiva nella centrale nucleare di Ascò, nella provincia di Tarragona. La fuga si è prodotta in novembre durante unoperazione di manutenzione ed è stata resa nota solo il 4 aprile. Secondo il Csn lentità della fuga sarebbe stata minimizzata nella comunicazione di Endesa.
In una dichiarazione rilasciata a El Pais, il vicedirettore della protezione radiologica al Csn, Manuel Rodriguez, ha affermato che la fuga «è stata 100 volte superiore a quanto la centrale ha dichiarato».
Delle sanzioni potrebbero essere prese contro il gruppo Endesa per avere fornito, secondo il Csn, «informazioni incomplete».
Probabilmente questo è un problema che non toccherà mai lItalia, visto che eventuali fughe radioattive interesseranno un giorno lAlbania.
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