Auteur: Antonella Mangia Date: À: lecce social forum, CSSF, salento.nowar Sujet: [Lecce-sf] La natura della sconfitta.
La natura della sconfitta. A cosa è dovuta la scomparsa della sinistra dal nuovo Parlamento italiano ? Cerchiamo una causa economica ( la crisi) che abbia fatto spostare voti a destra? Cerchiamo una causa culturale (perdita della cultura della solidarietà e dell'uguaglianza) con conseguente orientamento politico a destra dell'elettorato ? Cerchiamo una causa elettorale ( cattiva impostazione della campagna)? Secondo me sono analisi poco centrate queste, sentite in questi giorni in televisione, sui giornali e via mail. Credo che la causa sia eminentemente politica, legata alla rappresentanza. Fermo restando che circa due terzi dei voti perduti dalla Sinistra Arcobaleno sono andati all'astensione ( mi sono guardata l'analisi dei voti assoluti e dei flussi, mi sono guardata i confronti temporali e di liste),
la causa più diretta della sconfitta è dovuta al fatto che gli elettori che due anni fa costituivano il capitale di voto di questa area elettorale hanno espresso una chiara mozione di sfiducia nei confronti della Sinistra Arcobaleno, intesa nel suo complesso.Ma più che da indagini elettoralistiche, questa causa della sconfitta mi sembra evidente da tanti segnali politici che in questi due anni non sono stati colti nè dal ceto politico dirigente della Sinistra Arcobaleno, nè dal Manifesto che ha difeso e coperto la SINARC in campagna elettorale e ben prima. I segnali politici sono cominciati con la spilletta arcobaleno sul bavero di Bertinotti alla sfilata militare del 2 giugno 2006 e con l'enorme malumore prodotto da questa sceneggiata nel cuore di centinaia di migliaia di persone che come me avevano partecipato da Genova in poi al movimento contro la guerra senza se e senza ma. Ma
erano solo tuoni: la tempesta è arrivata nel momento in cui i 140 e più parlamentari di sinistra che avevamo portato in Parlamento, votavano per la prima volta insieme a Prodi la guerra in Afghanistan, dopo averla bocciata per ben otto volte durante il governo Berlusconi. Quella tempesta non è mai finita, è continuata con l'aumento del 23% delle spese militari, con l'acquisto degli F35, con l'editto di Prodi sulla base DalMolin di Vicenza, con la missione militare in Libano e i complimenti di Giordano a D'Alema ( "abbiamo uno straordinario ministro degli esteri"), con il salotto di Porta a Porta dove la sovraesposizione del Presidente della Camera dava la nausea. Il voto di guerra veniva giustificato e coperto da tutto il ceto politico della sinistra con la tesi della "riduzione del danno", ossessivamente ripetuta per due anni dalla grande schiera dei parlamentari, tra la generale riprovazione di
tutto il popolo della pace - di cui la contestazione di Bertinotti alla Sapienza da parte degli studenti è un altro segnale politico, solo la punta di quell'iceberg che era leggibile e visibile sui siti web del movimento. Nel frattempo, sul fronte del neoliberismo si ignoravano i fischi di Mirafiori, si procedeva ad una vera catastrofe economica e sociale fondata sul precariato, sull'attacco a salari e pensioni di cui il voto a favore del protocollo sul Welfare costituisce l'ultimo capolavoro. Lo scollamento definitivo tra il movimento contro la guerra in italia e la sinistra parlamentare ( poi confluita nell'arcobaleno) avviene il 9 giugno del 2007 in occasione della grande manifestazione autogestita dal movimento contro Bush e contro le politiche di guerra del governo Prodi. Come poter dimenticare la piazza del Popolo vuota, dove i cosiddetti rappresentanti politici della sinistra aspettavano
l'arrivo di quelle masse che decidevano, invece, con grande lucidità e intelligenza, di partecipare al corteo contro la guerra, insieme al presidio di Vicenza, ai sindacati di base e alle vere bandiere arcobaleno. Una frattura insanabile che tuttavia il ceto politico della sinistra rifondarola e compagnia bella ha deciso con grande cecità di ignorare, procedendo invece a costruire la beffa del secolo con la manifestazione del 20 ottobre. Riportano la gente nella loro piazza per illuderla con promesse di giustizia economica, che sono pronti l'indomani a stracciare in Parlamento. Il cerchio si chiude. Il popolo della pace, il popolo dei precari e dei lavoratori, che cerca una rappresentanza parlamentare delle proprie lotte, viene calpestato e umiliato. Oggi che ha deciso di negare il proprio voto a quei rappresentanti in Parlamento che hanno deluso tutte le sue aspettative, oggi
questo popolo si merita un rionoscimento. Esso è stato protagonista di una operazione di verità e come diceva Gramsci la verità è rivoluzionaria: la notte è preludio dell'alba. Dobbiamo avere più fiducia nell'intelligenza dei milioni di compagni e compagne che resistono nei comitati, nelle associazioni, nei territori, nei centri sociali, nelle scuole e Università, nei luoghi di lavoro, nelle reti di lotta. C'è in Italia un'ampia sinistra sociale diffusa: questa ha il compito oggi di costruirsi una futura rappresentanza politica. Ciò che è morto oggi non è il corpo vivo della società di sinistra ma un involucro politico che il nostro popolo ha giudicato inservibile. Da qui possiamo ripartire in una fase politica difficilissima che ci pone nuove responsabilità organizzative per uscire dalla frantumazione e dispersione delle energie politiche e umane.Nella
Ginatempo