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L'intervista Il ministro dell'Interno in pectore
Maroni: sì alle ronde contro i criminali
«E sugli immigrati clandestini pulizia e polizia»
Roberto Maroni (Ap)
MILANO «Ha visto? Anche a Bologna le fanno. Certo, viste dai Tg, quelle sembrano ronde buone. Ma sono uguali alle nostre». È il ministro dell'Interno in pectore, Roberto Maroni, a rilanciare la vecchia idea del Carroccio, la vigilanza dei volontari contro la criminalità.
È questa la strada seguire?
«Sì. Ho visto con piacere e anche con un po' di compiacimento che Cofferati ha istituito di fatto e legalizzato le ronde».
Serve una legge che dia ai Comuni la legittimità a costituirle?
«Ma no, non serve, le ronde sono già legali. Si fanno già da anni in diverse città. A Milano, per esempio, ci sono i City Angels».
I compiti di polizia non dovrebbero essere di competenza delle forze dell'ordine?
«Infatti le ronde non hanno poteri di polizia giudiziaria, ma di prevenzione ».
Non sono incostituzionali, come sostiene l'ex procuratore antimafia Pierluigi Vigna?
«Questi sono cavilli, ai quali antepongo la vita delle persone. Quando uno viene ammazzato, il problema non si risolve più».
C'è un'emergenza criminalità?
«Sì. Collegata all'immigrazione, spesso clandestina. Prodi ha perso le elezioni su questo e sulle tasse. Noi le abbiamo vinte sulla sicurezza e sul federalismo fiscale».
Amato dice che gli stupri sono diminuiti. E che i patti per la sicurezza nelle città funzionano.
«Ma sono aumentati gli altri reati. I patti non hanno funzionato bene dappertutto e sono insufficienti, anche se bisogna proseguire su questa via».
Che provvedimenti prenderà il governo Berlusconi sulla sicurezza?
«Più rigore contro l'immigrazione clandestina. Serve più pulizia e polizia ».
Non si rischia di esagerare?
«Non vogliamo militarizzare il territorio, ma controllarlo. Coinvolgendo le autonomie locali».
Cioè i sindaci.
«Ha visto il patto siglato dai primi cittadini a Parma? Ecco, quello è l'esempio migliore».
Ora c'è il fenomeno del sindaco- sceriffo di sinistra.
«Non ci sorprende, abbiamo sempre anticipato i tempi».
Fassino chiede il dialogo.
«E noi dialogheremo. Altri hanno interposto barriere ideologiche. Dandoci dei razzisti, degli xenofobi e dei baluba».
È pensabile che il testo sulla sicurezza venga condiviso anche dalla sinistra?
«La mia preoccupazione non è avere un ampio consenso, ma trovare le misure adeguate. Se la sinistra ci sta, bene. Altrimenti abbiamo i numeri per fare da soli».
La Bossi-Fini, si dice, funziona male. Discrimina gli immigrati che lavorano e non fa andare via i criminali.
«È un problema essenzialmente di applicazione. Bisogna attuarla con rigore, come la legge Biagi».
C'è chi invoca una Bossi-Bossi.
«No, la legge ha tutti gli strumenti adeguati per contrastare l'immigrazione clandestina. Semmai si può aggiornare con le novità intervenute dopo il varo».
L'ingresso dei romeni.
«Esatto. Bisogna trovare una soluzione per loro.
Con un provvedimento ad hoc, visto che sono comunitari ».
Lusetti vi accusa: avete aperto voi le frontiere dal 1˚ gennaio 2007 ai comunitari e quindi ai romeni, a differenza di altre nazioni.
«A Lusetti dico che la campagna elettorale è finita. Non ci venga a fare la morale».
Ma è vero o no che avete fatto entrare i romeni?
«È vero che successivamente alla loro entrata, Prodi non ha messo gli argini necessari. E ha fatto decadere due decreti sicurezza. È un governo che ha pasticciato, balbettando su questo tema e dando risposte emotive ».
Veltroni dice che per voi quando certi episodi accadono a Milano è colpa del governo, quando accadono a Roma, è colpa del sindaco.
«Non voglio infierire su uno sconfitto, ma Veltroni ha perso un'altra occasione per stare zitto. Diciamo che è sempre colpa del governo, ma sono situazioni diverse: in un'area degradata come quella dove è successo lo stupro a Roma, la responsabilità è dell'amministrazione».
Rutelli propone il braccialetto elettronico per le donne.
«Non gli crede nessuno. Alle donne i braccialetti piacciono, ma Rutelli poteva svegliarsi prima. Per due anni ha fatto tutto il contrario, ha approvato anche l'indulto. C'è anche un problema di credibilità».
Castelli dice che i carcerati sono pochi e devono aumentare.
«Ha ragione. Ma bisogna agire innanzitutto sul piano della prevenzione. E poi, certo, anche su quello della certezza della pena».
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