Re: [Lecce-sf] Fw: R: ASSEMBLEA POSTELETTORALE

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Aihe: Re: [Lecce-sf] Fw: R: ASSEMBLEA POSTELETTORALE
vorrei inserirmi in questa discussione perchè il momento è grave e siamo giunti ad un punto di non ritorno nel quale si deve comprendere dove va il mondo e quali prospettive sono reali per chi vorrebbe correggerne una rotta che pare disastrosa.
E' vero che la sinistra ha perso per l'aggressività mediatica sul voto utile esercitata da Veltroni e Berlusconi con la complicità di una classe giornalistica asservita e compiacente (direi che il 60% della responsabilità è questa).
E' vero che ha perso anche per la condotta politica del governo Prodi (direi 20% e fra questi mi metto anche io che ho preferito non votare).
Sono vere (in misura meno rilevante) anche le altre concause negate da Rosario.
Peraltro è anche vero che, come sostiene Rosario, la sinistra non ha nessuna linea di uscita dalla crisi alternativa al programma comune della destra vecchia e nuova.
Ma quest'ultima verità ha meno a che vedere con la sconfitta elettorale e più con il che fare ora.
Però, secondo me, non si prende la giusta direzione se si continua a considerare il popolo diviso in lavoratori e approfittatori usando le categorie obsolete dell'operaio, del lavoratore dipendente, del capitalista. La società è cambiata e forse è più opportuna la distinzione tra "menti libere" e "telespettatori"; il nemico non è Montezemolo bensì le conduttrici di "amici" o di "grande fratello".
Ruggero Aghilar
----- Original Message -----
From: Rosario Gallipoli
To: forumlecce
Sent: Sunday, April 20, 2008 11:31 AM
Subject: [Lecce-sf] Fw: R: ASSEMBLEA POSTELETTORALE


Alessandro Presicce scrive:


ASSEMBLEA POSTELETTORALE


Se lo fa Rosario lo faccio anch'io :-)

Lunedì 21 alla Città del Tempo (via Puccini 22, Lecce) alle ore 20.00 attivo cittadino di coloro che, dentro e fuori i partiti, hanno avuto attenzione il percorso di Sinistra Arcobaleno.

Ognuno è benvenuto (anche chi non votando ha voluto dare un voto contro il progetto).

Alessandro




"Il Marxismo non è mai morto,


Alcune riflessioni sù "la sconfitta elettorale:



La disfatta elettorale della sinistra borghese sgombera il campo e segna una svolta. La Sinistra l'Arcobaleno non ha perso per colpa di Veltroni e del suo ricatto sul voto utile (Sansonetti), né perché ha pagato "per tutti gli scontenti del governo Prodi" (Vendola), né per i ritardi e le resistenze con cui è stata costruita la Sinistra l'Arcobaleno (Bertinotti). Il problema non è neanche, come pensano alcuni compagni del PRC, che non bisognava sciogliersi in una formazione amorfa come la Sinistra l'Arcobaleno. E neanche, come sostengono PCL e PDAC, perché il PRC è entrato nel governo Prodi anziché restare all'opposizione: compagni, questa non è la causa ma solo l'effetto, l'entrata nel governo Prodi ha solo fatto precipitare una crisi che era in corso da tempo! Ed è solo vergognoso che alcuni dirigenti della Sinistra l'Arcobaleno scarichino la colpa del loro tracollo alle masse popolari "pecorone" e "ignoranti" che si sono astenute o che hanno votato per Berlusconi e per la Lega: per quale motivo le masse popolari avrebbero dovuto ancora dargli fiducia e voti dopo che le hanno guidate a cedere pezzo per pezzo quello che avevano conquistato a prezzo di dure lotte e dopo che in due anni di governo Prodi hanno dato una prova provata dell'impotenza e della velleità della loro linea di "condizionare i padroni e i loro governi"?

La disfatta della Sinistra l'Arcobaleno è il tracollo di una sinistra che non ha nessuna linea di uscita dalla crisi alternativa al programma comune della destra vecchia e nuova, non propone alcuna alternativa di società, non concepisce un ordinamento sociale diverso da quello capitalista. E' il tracollo di una sinistra che è contro i mali del capitalismo, ma non contro il capitalismo che li produce. E' il tracollo di una sinistra che si dichiara comunista, che pretendeva addirittura di "rifondare" il comunismo, ma non fa che parlare male del comunismo e denigrare la gloriosa esperienza dei primi paesi socialisti. E' il tracollo di una sinistra che cerca di tenere assieme quello che è incompatibile: gli interessi dei padroni con quelli degli operai, gli interessi delle masse con quelli del Vaticano. E' il tracollo di una sinistra che si riduce al lamento o alla supplica ai padroni di essere meno voraci. E' il tracollo di una sinistra che ha come unico programma quello di cercare di diluire l'eliminazione delle conquiste (il "il meno peggio"). E' il tracollo di una sinistra che "non organizza i lavoratori, ma parla dei lavoratori" e sotto la cui direzione anche gli scioperi e le altre iniziative di lotta si riducono a un rito. E' il tracollo del riformismo parolaio e del nuovo revisionismo.

Se questa è la malattia, la cura non è tornare a parlare ai lavoratori: i lavoratori non hanno bisogno di parole, ma di organizzazione e di mobilitazione.

Non è rimettersi a fare un'opposizione nelle piazze e nei posti di lavoro: la lotta nelle piazze e nei posti di lavoro è fondamentale, ma può tornare a vincere su grande scala se alimenta ed è alimentata dalla prospettiva di strappare il potere dalle mani di un pugno di parassiti e padroni che governa il nostro paese, le nostre regioni e le nostre città (e che costituisce il 10% della popolazione), dalla prospettiva che i lavoratori e le masse popolari (che costituiscono il 90% della popolazione) prendano nelle loro mani la direzione della società e riorganizzino tutte le attività in conformità alle loro esigenze.

Non è tornare al progetto originario della rifondazione comunista, al PRC prima del 2005 o del 1996: il progetto originario della rifondazione comunista è quello che passo passo ha portato al tracollo attuale, è stato la prosecuzione sulla strada della liquidazione del glorioso PCI iniziata da Togliatti.

Non è "tornare al PCI di Berlinguer", come dicono Diliberto e Rizzo: il partito comunista che bisogna ricostruire è quello di Gramsci e della Resistenza.

E neanche l'unità dei comunisti, perché se ci si unisce su una concezione e una linea sbagliate l'unità si trasforma in nuova divisione e nuove sconfitte: lo abbiamo visto tante e tante volte.

E' vero, come ci hanno detto tanti compagni di base del PRC, che bisogna rimboccarsi le maniche, ma per far rinascere il movimento comunista!

La cura è la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato. Non è vero che adesso non ci sono più i comunisti in Parlamento: i comunisti non stavano in Parlamento già da un bel po' di tempo, da quando i revisionisti alla Togliatti e Berlinguer hanno preso la direzione del glorioso PCI della vittoria della Resistenza e lo hanno trasformato nella sinistra dello schieramento politico borghese, hanno trasformato il partito che guidava e organizzava gli operai e le masse popolari a "fare come in Russia", cioè a prendere in mano la direzione del nostro paese, nel partito del "compromesso storico" con gli Andreotti, i Cossiga e i Moro! La forza delle masse popolari, la riscossa dei lavoratori, la difesa delle loro conquiste e la tutela dei loro diritti non dipende dai voti al PRC, al PdCI e affini, basta vedere cosa è successo in due anni di governo Prodi quando di voti ne avevano 4 milioni (e decine di parlamentari), né dai voti della Sinistra l'Arcobaleno! Le loro conquiste e diritti i lavoratori e le masse popolari li hanno strappati con dure lotte quando il movimento comunista era forte in Italia e nel mondo e ci sono riusciti perché i padroni, il Vaticano e i loro governi avevano paura di perdere tutto. Quando i revisionisti hanno preso la direzione del movimento comunista i lavoratori hanno iniziato a perdere quello che avevano conquistato: i padroni e i loro governi hanno pian piano ripreso il sopravvento, non avevano più bisogno di cedere qualcosa ai lavoratori perché il movimento comunista non era più una minaccia ed era più difficile cedere qualcosa perché nel mondo capitalista era iniziata una nuova crisi generale. A quel punto per i lavoratori le cose hanno iniziato ad andare male, nei paesi imperialisti come nei paesi socialisti, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti e che viviamo ogni giorno sulla nostra pelle.

La forza delle masse popolari, la loro riscossa, la difesa delle loro conquiste e la tutela dei loro diritti dipende dalla rinascita del movimento comunista.


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