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    "Lussuria" di Ang Lee al Circolo del Cinema di Lucca


Cultura e Spettacolo: Cinema

*del 16/04/2008 di La redazione de LO SCHERMO*

* LUCCA/ - Stasera (giovedì 17), cinema Centrale, ore 21.30, il Circolo
del Cinema di Lucca presenta //*Lussuria *//(Lust, Caution) un film di
//Ang Lee, c/ <http://www.mymovies.it/biografia/?r=1864>/on //Tony
Leung/ <http://www.mymovies.it/biografia/?a=2778>/, //Joan Chen/
<http://www.mymovies.it/biografia/?a=13926>/, //Lee-Hom Wang/
<http://www.mymovies.it/biografia/?a=63578>/, Tang Wei, Wang Leehom.
Eterogeneo, estenuato, fluviale eppure avvincente - grazie anche alle
circoscritte ma cruciali sequenze di sesso (l'avranno fatto davvero?) -
«Lussuria» del superpremiato Ang Lee non solo tratteggia un verosimile
affresco della resistenza cinese all'occupazione nipponica tra il '38 e
il '42, ma si distingue per un taglio melò tanto estremo da diventare
provocatorio. /*

* Tratto da un racconto della cinese *Eileen Chang*, il film s'immerge
con adeguata accuratezza nelle cupe e morbose atmosfere della Shanghai
amministrata dai collaborazionisti. Un gruppuscolo studentesco mette in
atto un piano ambizioso per assassinare il signor Yee (superbamente
interpretato dall'icona del cinema asiatico *Tony* *Leung*), capo
spietato della polizia del governo fantoccio: Wong, una giovanissima
studentessa, si trasforma, così, nella ricca e sofisticata Mak che prima
conquista la fiducia di Yee e della moglie e poi fa innamorare l'uomo
alla follia...

Scrive *Valerio Caprara*: /"I famelici, acrobatici amplessi tra gli
amanti clandestini - filmati con trepidante realismo e almeno un flash
hard - arroventano la suspense spionistica, ma il tocco di *Ang Lee *sta
tutto nella maestria con la quale si fa sempre più sfumata la linea
divisoria tra ideali e tradimento, paura e desiderio, masochismo e
voluttà. L'intreccio - come in «Senso» di Visconti o certi classici
francesi ambientati all'epoca di Vichy come «Lacombe Lucien» - assume,
così, una valenza politica insolita ed eversiva in quanto esplicita
l'irrefrenabilità della passione fra la giovane congiurata e il torvo
capo della polizia collaborazionista. Amputate - deo gratias - le
attenuanti moralistico-psicoanalitiche, resta solo il piacere del
feuilleton e quello dei corpi che, come è noto, non sono buoni o cattivi
bensì frementi o spenti. Sino a sfociare nel virtuosistico finale a
montaggio alternato"/.
*
*Leggi anche la recensione di Gianni Quilici*
<http://www.loschermo.it/articolo.php?idart=4519>