[Lecce-sf] APPELLO AL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA ALL’INDOMAN…

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Autore: Antonella Mangia
Data:  
To: salento.nowar, lecce social forum, CSSF, gsf puglia
CC: 'Mattia Morelli', giancarlo posi, Paolo Giovanni Toma, enrico melissano
Oggetto: [Lecce-sf] APPELLO AL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA ALL’INDOMANI DEL RESPONSO DELLE URNE
APPELLO AL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA ALL ’INDOMANI DEL RESPONSO DELLE URNE
 
Rete nazionale Disarmiamoli!
www.disarmiamoli.org  info@???  3381028120  3384014989
 
“…Dopo
un anno di subalternità alle politiche del nucleo duro del governo, il
tentativo di “copertura a sinistra” ha prodotto un disastro, misurabile
con il vuoto di Piazza del Popolo, che se abbinato alla debacle
elettorale alle ultime amministrative danno la dimensione di una vera
catastrofe.
Un intero ceto politico si
ritrova solo, abbarbicato alle proprie poltrone ed ai propri indecenti
stipendi, ma completamente isolato dalle piazze, dalle aspettative
tradite di milioni di ex “elettori”. Come abbiamo detto ripetutamente
in questi mesi: il re è nudo, e tutti lo hanno potuto vedere
nell’impietosa rappresentazione di quella piazza vuota.
I 150.000 scesi in piazza
contro Bush e le politiche militariste del governo Prodi esprimono -
questo è il dato di novità assoluta - una soggettività plurale
indipendente da politiche estere con connotati chiaramente
bipartisan....”
Così
scriveva la Rete nazionale Disarmiamoli! all’indomani della grande
manifestazione del 9 giugno 2007, contro Bush e le politiche
militariste del governo Prodi.
Il
ceto politico oggi espulso completamente dalle aule parlamentari non
comprese il senso profondo di quel segnale, incrinatura che
preconizzava il terremoto d’oggi. “Svista” indicativa dell’abissale
miopia di chi in 20 mesi di governo ha inanellato una serie di scelte
di una gravità incredibile, per le quali stentavamo talvolta a trovare
la giusta definizione.
20
mesi fatti di scelte di guerra, d’aumenti vertiginosi delle spese
militari, d’accordi con paesi criminali come Israele, di nuove
occupazioni militari, di risorse sottratte alla ricerca civile a favore
di quella bellica, d’altre mille nefandezze con le quali siamo stati
costretti a configgere quotidianamente, spesso tacciati di
“antipolitica” da chi con i voti del movimento nowar stava servendo
politiche neoliberiste e di guerra.
 
Il
responso delle urne, andato oltre anche alle previsioni di chi come noi
invece quelle fratture aveva visto e denunciato, si incarica oggi di
ridare un senso alle parole ed ai fatti.
Tutti
coloro i quali lasciano oggi completamente vuoto un potenziale spazio
di rappresentanza istituzionale per i movimenti, le lotte e le
aspirazioni di un mondo libero dal bellicismo e dall’aggressività
militarista, si devono assumere la responsabilità storica di questa
catastrofe annunciata, facendosi definitivamente da parte. Niente
di più e niente di meno. 
 
Il
Movimento contro la guerra, così come altre istanze di movimento
impegnate nei vari ambiti di lotta, devono oggi più di ieri ricomporre
un quadro d’insieme delle grandi energie espressesi in questi anni, con
l’obiettivo di proiettarle in avanti.
Arretrare,
fare un passo indietro di fronte alle sfide che ci aspettano
significherebbe contribuire al disastro prodotto da una classe politica
indecente.
 
Abbiamo
di fronte nuovi e gravosi compiti d’organizzazione della resistenza
contro una prevedibile ondata di bellicismo interventista,
preannunciato in questi giorni da alcune dichiarazioni di Berlusconi su
Afghanistan e Libano.
Con
il nuovo esecutivo cambieranno le forme attraverso le quali la
cosiddetta “proiezione di potenza” dell’azienda Italia si esprimerà
nelle varie aree d’influenza, dai Balcani al Medio Oriente, dal corno
d’Africa all’Afghanistan.
Venuto
meno il progetto multipolare a baricentro europeo del centrosinistra,
l’esecutivo Berlusconi volgerà di nuovo la barra della proiezione
estera italiana verso politiche smaccatamente filo atlantiste.
 
Non
cambierà la sostanza di un orientamento bipartisan a “conquistare con
le armi” spazi territoriali e di mercato - a scapito dei paesi e dei
popoli vicini – in favore del businnes di Finmeccanica, ENI ed alle
altre industrie tricolori.
 

La Rete nazionale Disarmiamoli fa appello a tutte le realtà che
compongono il Patto permanente contro la guerra, costituito poco prima
della crisi del governo Prodi a riprendere i propri lavori.
 
L’appello più forte lo rivolgiamo però a tutti quei compagni e compagne, a tutti  i
militanti pacifisti che in questi mesi - senza discutere la provenienza
culturale, politica o ideologica della persona che lo affiancava al
banchetto, nel corteo o nel picchetto - si sono generosamente impegnati
nelle mobilitazioni contro la guerra, contro le basi militari, per la
Legge di iniziativa popolare.
 
Vi
chiediamo di continuare la mobilitazione sui territori, vi chiediamo di
rinnovare e rilanciare, in una fase politica completamente nuova,
sicuramente difficile,  la parola d’ordine del “NO alla guerra senza se e senza ma”.
 
Uniti non avremo paura di niente.
 
La Rete nazionale Disarmiamoli!

 




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