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Nuove destre e vecchi fascismi
Oltre la destra e la sinistra: le seduzioni culturali e gli ammiccamenti politici della Nouvelle Droite tra Stato forte e piccole patrie.
Giovedì 17 aprile ore 21 nella sala di Corso Ferrucci 65a
Assemblea / dibattito
Interverrà Pietro Stara autore de:
"La Comunità escludente - La Nuova Destra tra piccole patrie e Europa nazione", edizioni Zero in Condotta
Il fascino del nuovo, si sa, esercita un potere d'attrazione che confonde memoria e spirito critico.
A cavallo tra la fine degli anni Settanta e Ottanta, prima in Francia e poi in Italia, si affermava il progetto politico-culturale della Nuova Destra, ossia il tentativo più convinto elaborato dalla destra radicale per rompere l'accerchiamento e l'immobilismo dei partiti e delle formazioni eredi del passato nazi-fascismo europeo.
Tale tentativo, promosso principalmente da Alain de Benoist in Francia e da Marco Tarchi in Italia, senza peraltro abiurare la derivazione dai vari fascismi storici, dimostrò fin dall'inizio intenzioni senza dubbio ambiziose: recuperare l'esperienza della Rivoluzione Conservatrice tedesca che, negli anni Trenta, era stata l'ambito d'incubazione del nazionalsocialismo, valorizzando al contempo alcuni aspetti "antisistema" dei movimenti contestativi di sinistra sorti e sviluppatisi attorno al '68, tanto da prefigurare un superamento della contrapposizione destra-sinistra in nome della comunità di popolo.
A distanza di quasi un trentennio i Tarchi e i De Benoist vengono considerati degli stimati filosofi e buona parte delle interpretazioni e delle analisi lanciate da questo ambito di intellettuali militanti ha conquistato spazi e superato confini ben oltre i territori dell'estrema destra conosciuta come tale. Basti pensare alle tante aggregazioni che negli ultimi anni si sono dichiarate "né di destra né di sinistra": dalla Lega Nord al partito di Di Pietro, da settori ambientalisti al recente raggruppamento Movimento Zero di Massimo Fini.
Già nel '79 Marco Tarchi aveva lucidamente sostenuto: "Le nostre case editrici debbono proseguire lo sforzo per inserirsi nei normali circuiti, il nostro messaggio deve giungere - senza etichette - a quanti più soggetti possibile: in cineclub, spettacoli musicali, programmi radio, circoli ecologici e nelle mille altre forme in cui sapremo e potremo articolare il nostro movimento negli anni a venire" (da AA.VV., Proviamo la nuova. Atti del seminario «ipotesi e strategia di una nuova destra», Libreria Editrice Europa, Roma 1980).
Tale lavoro di penetrazione ideologica, si può ben dire, ha portato i suoi frutti, se oggi numerosi intellettuali di sinistra (o che lo erano) quali Cacciari, Negri, Preve, Latouche, La Grassa. dialogano pubblicamente e si confrontano alla pari con de Benoist e Tarchi, spaziando dalla globalizzazione alla biopolitica.
Per questo è importante un lavoro di controinformazione sia da un punto di vista teorico che militante, considerata la carenza di adeguati anticorpi all'interno di certa parte dei movimenti antimperialisti e dei gruppi dell'opposizione sociale che, sovente, si ritrovano pericolosamente contigui ai sostenitori della "comunità organica", una comunità davvero definibile come discriminante perché si fonda sulla critica "differenzialista" ed il rifiuto dell'idea egualitaria in tutte le sue diverse espressioni (il femminismo, il classismo, il suffragio universale... riprendendo le parole di Gennaro Malgieri, oggi parlamentare di Alleanza Nazionale, ma vent'anni fa padrino politico della Nuova Destra).
Diviene quindi indispensabile comprendere e smascherare l'utilizzo da parte della Nuova Destra di parole, teorie e sistemi politici recuperati dai campi avversi.
L'utilizzo e la rielaborazione da destra delle teorie della differenza elaborate a sinistra in chiave femminista, ecologista e antirazzista diviene il vettore potente attraverso il quale si rifiutano la contaminazione e l'intreccio culturale e, quindi, le società multietniche, l'immigrazione, la libertà delle donne.
Ad ulteriore dimostrazione che la destra, anche quando si dichiara nuova o persino futurista, è radicale solo per il suo affondare le radici nell'archeologia del pensiero autoritario.
Organizzano:
Comitato Antifascista "18 giugno"
Facciamo Breccia Torino
Federazione Anarchica Torinese - FAI
La consueta riunione della Federazione Anarchica Torinese è anticipata a mercoledì 16 aprile dalle 21 come sempre in corso Palermo 46