[RSF] Fw: appello al voto

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著者: pilar
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To: Lista dei SF di Roma, poxchoo
題目: [RSF] Fw: appello al voto
buona la battuta sui socialisti e arsenio lupin ....chiedendo scusa comunque ai veri socialisti , e comunque si, tocca votare,paci,pilar
----- Original Message -----
From: Pasko Simone
To: Vito Panunzio ; Vito Copertino ; torrepalummo@??? ; rosangelazanna@??? ; pilar@??? ; Onofrio Pappagallo ; nino gernone ; monica ; mimicapurso@??? ; Lucia Leuci ; Giuseppe Angiuli ; Francesco Simone ; Enio Minervini ; Associazione LINEACINQUE ; Antonio Allegretta ; Antonella Zezza ; Angelo Ruggieri ; Alberto Altamura ; agdoria
Sent: Sunday, April 13, 2008 10:31 AM
Subject: Fw: appello al voto



Meditazione pre-elettorale

Subject: appello al voto


Che fare? Conosco compagni che voteranno per Veltroni "turandosi il naso" per pura e semplice paura del fascismo - non a torto, viste le posizioni ormai apertamente fasciste di Berlusconi.
E conosco gente anziana, compagni niente estremisti, che dicono di non voler votare perché "se quello vuol correre da solo e buttare via il premio di maggioranza vuol dire che per lui l'importante è fottere la sinistra e non battere Berlusconi".
Io concordo con l'analisi, ma non con le conclusioni. Votare bisogna lo stesso, quantomeno per dignità. Votare per Veltroni nella speranza che superi da solo Berlusconi. Votare Arcobaleno nella speranza (non facile) che oltre a sopravvivere la sinistra riesca finalmente a uscire dalla cripta in cui s'è rinchiusa.

Votare Di Pietro, nella speranza che stavolta i suoi eletti non passino il giorno dopo con Berlusconi. Votare i socialisti, sperando che finalmente abbiano imparato a distinguere fra Proudhon e Arsenio Lupin. Votare sinistra critica, sempre meglio di scheda bianca. Nessuno di questi voti è tecnicamente molto utile,ma sono altrettanti modi di dire "io ci sono, non abbandono la lotta solo perché i miei generali hanno tradito".

* * *
E cosa diciamo ai giovani? Sembrerebbe la cosa più difficile ma in realtà è molto semplice: continuiamo a fare il nostro dovere. Il lavoro nei quartieri, i giornali, l'organizzazione, i siti, tutta la piccola rete che insieme facciamo crescere ogni giorno, questo non dev'essere neanche per un istante rallentato. "Voi avete rovinato l'Italia, noi la ricostruiremo". Queste parole furono dette, molti anni fa, in una situazione ancora più difficile dell'attuale. Anche allora la sinistra, fra rinnegamenti e arroganza, si squagliava e la destra sembrava invincibile e destinata all'avvenire. Ma alla fine, con fatica e costanza, si è ricostruito. Ciascuna delle piccole cose che facciamo oggi serve a questo. Non sono battaglie simboliche, di retroguardia, per dire "facciamo qualcosa". Sono esattamente i tasselli da cui, fra molti o pochi anni, sarà alla fine composta la sinistra nuova.

Non estraniamoci dalle elezioni, ma con la consapevolezza che il lavoro da fare è soprattutto dopo. E che in questo lavoro saremo soli perché i vecchi, anche quelli che non avranno tradito, difficilmente avranno la forza di rimettersi in piedi. Ci sarà confusione, con gli oligarchi che proclameranno di essere loro l'unica speranza rimasta e i delinquenti che grideranno al popolo "libertà! viva la cuccagna!". Ma voi non vi lascerete confondere, continuerete ad essere umani, fedeli alla concretezza delle piccole cose. Il giorno dopo le elezioni, comunque vadano, comincia l'esame di cittadini - e di uomini - per questa generazione.

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Polis

La nostra è una Città in cui si lavora:
a comandare, è il popolo e la Legge.
Ciascuno di noi tutti ha dei diritti,
quand'è insieme con altri, e quando è solo;
ciascuno di noi tutti ha dei doveri.

Nella Città non c'è uomo nè donna,
miscredente o fedele, bianco o nero.
I cittadini sono uguali. Tutti
vivano nella loro dignità,
nè miseri, nè troppo ricchi: a ognuno
fraterna dia il suo aiuto la Città.

Chi pensa, chi produce, chi lavora,
ognuno dia una mano alla Città:
lei vuole che nessun rimanga fuori
per la pigrizia o per la povertà.

È una la Città, ma il cittadino
è diverso un dall'altro, al suo paese,
nel suo nord, nel suo sud, nel suo dialetto:
la Città non ci vuole fatti a schiera.

Legge di dei non è legge civile:
qui, ciascuno rispetti il dio d'altrui.
I boschi, l'aria libera, i poeti,
i maestri che insegnano, il sapere
sono il nostro tesoro: la Città
per tutti loro è vita e libertà.

Non barbari, ma uomini civili
noi rispettiamo ogni altra città.
Ma chi fugge dai barbari, qui trovi
casa fraterna, asilo e carità:
guai a chi lo scaccia! Offende tutti noi.

Non sia guerra fra umani, uomini!, mai.
Ragionate piuttosto: noi vogliamo
essere i primi a ragionare, e andiamo
nel mondo in amicizia e libertà.

Nei giorni duri, abbiamo una bandiera
che ci ricorda: siamo una Città.

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A presto, Pasko

Ho ricevuto quest'e-mail e ve la giro perché interpreta molto bene le nostre ultime speranze