il manifesto 8.4.08
Agnoletto: «Uno strano furto»
L'altra notte degli sconosciuti hanno rapinato il Punto Rosso di Milano
Intimidazione Spariti i computer del portavoce del G8. «Ogni volta che mi occupo di Genova succede qualcosa»
Giorgio Salvetti
Milano
L'altra notte alcuni sconosciuti sono entrati nella sede di Punto Rosso, storica associazione della sinistra milanese impegnata nella campagna elettorale per la Sinistra Arcobaleno. Hanno buttato tutto per aria, hanno rubato un forno a microonde e alcuni computer, tra cui il server dei pc dei collaboratori di Vittorio Agnoletto.
Cos'è successo?
Sono entrati dal portone, attraverso un corridoio interno hanno raggiunto una porta di ferro del tutto anonima. Hanno fatto un buco nel muro e l'hanno scardinata. Dovevano conoscere bene il palazzo. Hanno preso il server dei due computer dei miei collaboratori, il computer del presidente di Punto Rosso, Giorgio Riolo, ma hanno lasciato un computer portatile, un video e alcune fotocopie di carte di credito.
Un furto un po' strano?
Siamo in campagna elettorale e il gesto potrebbe essere un attacco a un luogo della sinistra, ma non ci sono scritte, nulla. L'impressione è che un gruppo malavitoso abbia avuto indicazioni precise sui computer da rubare. Per l'ennesima volta noto una strana coincidenza tra alcune mie precise denunce politiche e episodi di intimidazione.
A cosa ti riferisci?
Solo qualche giorno fa avevo fatto presente che chi era accusato di istigazione alla falsa testimonianza per i fatti di Genova, non poteva rimanere ancora ai vertici del ministero degli interni. Al Punto Rosso erano già entrati nel dicembre 2006, quella volta avevano preso il dischetto con il backup dei miei dati che era in un cassetto dove c'erano anche delle carte di credito che invece sono rimaste lì. Pochi giorni prima avevo avuto un dibattito in diretta tv sul G8 con Placanica e il confronto era stato molto accesso quando si è parlato delle responsabilità dei vertici delle forze dell'ordine.
Hai subìto altre intimidazioni?
Nel febbraio 2007 ho ricevuto una lettera in cui si diceva ai miei familiari di farmi smettere di fare politica, altrimenti avrebbero fatto saltare la casa. Nel luglio 2007, in un assemblea a Genova intitolata «Macelleria messicana», con Gigi Malabarba, abbiamo fatto nome e cognome della catena di comando al G8 e abbiamo denunciato gli intrecci con le missioni della polizia a Guantanamo. Al ritorno qualcuno era entrato nella mia macchina in garage. Nessun furto, semplicemente hanno messo l'autoradio sul sedile. E ancora a novembre, dopo una trasmissione sempre su Genova, alcune persone si sono presentate a casa mia come cugini, volevamo dirmi quattro parole. Ho chiamato la polizia e se ne sono andati.
Perchè ce l'hanno con te?
Mi limito a constatare che tutti questi eventi intimidatori si sono sempre verificati in modo preciso pochi giorni dopo un mio intervento di denuncia circostanziata su responsabilità precise da parte di chi ha condotto la repressione a Genova. Spetta, ovviamente, alla magistraura capire da dove arrivino queste minacce. Ogni volta ho sporto regolarmente denuncia.
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