repubblica
candali e veleni fra la Diaz e Bolzaneto, Procura all´attacco: "Contro di noi un piano dei vertici della polizia"
G8, il processo inquinato
E Colucci, ex questore sotto accusa, promosso prefetto
«IL PROCESSO Diaz è inquinato dai vertici della polizia». La denuncia della procura di Genova è contenuta in un documento inedito che fa riferimento alle indagini su Francesco Colucci. Indagini che si sono chiuse nei giorni scorsi con la richiesta di rinvio a giudizio per Colucci accusato di falsa testimonianza - e i suoi presunti istigatori: Gianni De Gennaro, Spartaco Mortola. I pubblici ministeri sostengono che l´amministrazione ha costituito un fronte unico, dal primo all´ultimo poliziotto. Lo scopo? Quello di evitare il coinvolgimento dei vertici nel procedimento. E per realizzare questo obiettivo ci si è mossi in mille direzioni. E´ mancata la collaborazione delle questure italiane nel corso delle indagini: sette anni dopo non è stata identificata la maggior parte dei poliziotti che prese parte alla sanguinaria irruzione. Non si è mai saputo di chi fosse la quattordicesima firma apposta al verbale di arresto dei no-global. La regina delle prove false quelle bottiglie incendiarie falsamente attribuite agli ospiti della scuola è andata distrutta «per errore», mentre doveva essere custodita in una cassaforte della questura genovese. Però l´inquinamento si è verificato soprattutto nel processo: con i tanti «non ricordo», i silenzi, per non dire delle menzogne. Per i pm, «il fronte comune è diretto ad uno scontro finale e frontale con i magistrati della pubblica accusa», indicati come «persecutori con finalità politiche». E oggetto di «inquietanti» iniziative dirette a gettare «discredito».
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Per la procura è un bugiardo ma Colucci fa ancora carriera
L´ex questore di Genova promosso prefetto
Per l´accusa l´opera di inquinamento delle prove, fin dall´inizio, è stato organizzato dai vertici della polizia
MASSIMO CALANDRI
LA PROCURA chiede di processarlo perché protagonista di un «esemplare» caso di falsa testimonianza. Ha mentito per salvare i colleghi, ed in particolare il "capo". I pubblici ministeri lo accusano, e portano in dote una serie di intercettazioni telefoniche. Inequivocabili. Ma l´amministrazione la pensa diversamente. E nonostante lo scandalo, nonostante l´imbarazzante figura fatta in aula, nonostante l´avviso di conclusione delle indagini preliminari, lo promuove. Francesco Colucci, che durante il G8 era il questore di Genova, è diventato prefetto. La conferma arriva dal suo avvocato, Maurizio Mascia, che spiega come il funzionario sotto inchiesta sia oggi uno dei primi sette poliziotti d´Italia. Si fregia di un grado paragonabile a quello di un generale di copro d´armata.
L´inquietudine che rimonta da questa notizia è tutto sommato assimilabile ad un clamoroso passaggio contenuto nelle carte depositate nei giorni scorsi presso l´ufficio del giudice per le indagini preliminari. Dove i pubblici ministeri che vogliono fare chiarezza sulle presunte menzogne di Colucci - istigate da Gianni De Gennaro e Spartaco Mortola - dipingono un quadro sconcertante del processo per il famigerato blitz alla scuola Diaz. Un procedimento inquinato fin dall´inizio dalla Polizia di Stato. Il riferimento non è tanto alla prima fase investigativa. Ci sarebbe molto da dire sulla collaborazione al rallentatore da parte della questura genovese, che doveva collaborare alla identificazione dei partecipanti all´operazione - e infatti ancora adesso ci sono decine di poliziotti senza nome - . Ci sarebbe altrettanto da dire su quel verbale firmato da 14 persone, una delle quali non si è mai saputo chi fosse. Per non dire dei pasticci con cui è stata gestita la regina delle prove fasulle: le due bottiglie molotov, distrutte "per errore" dagli uomini che dovevano custodirle. No, c´è un altro momento desolante in questa storia ed è proprio quello legato alle udienze. Ai "non ricordo", ai "non so" pronunciati da tanti poliziotti e funzionari. Che in molti casi si sono addirittura rifiutati di rispondere.
Ha così un valore doppio il passaggio - inedito al pubblico - contenuto in una richiesta di proroga delle intercettazioni telefoniche che era stata formulata dalla procura. Giusto nei confronti di Francesco Colucci. Scrivono, i magistrati: «Siamo in presenza di una concordata attività di inquinamento della istruttoria dibattimentale che vede compatta la struttura della amministrazione: dai suoi vertici gerarchici, che temono di essere coinvolti, sia pur al livello di responsabilità politico-amministrativa, nei fatti oggetto di accertamento giudiziale a carico di alcuni imputati, fino ai livelli subordinati, in un indistinto fronte in cui operano testimoni, imputati, funzionari vari in rapporto gerarchico con costoro». Ma non sono la polizia a partire dai sui "capi" vuole inquinare il processo Diaz. L´obiettivo è anche quello di gettare fango sui magistrati che indagano. «Tale fronte comune è diretto ad uno scontro finale e frontale con i magistrati della pubblica accusa, indicati come persecutori con finalità politiche e nei confronti dei quali si sollecitano e si preannunciano, anche in modo inquietante, iniziative dirette al discredito non canalizzate processualmente». Il passaggio successivo del documento è ancora dedicato all´ex questore di Genova. L´attuale prefetto.
Che in barba alle più elementari norme della giustizia chiacchierava con un imputato (Mortola) del procedimento su cui era stato chiamato a testimoniare.
Che parlava al telefono e veniva avvertito dai colleghi della presenza di "cimici".
«In tale contesto, il Colucci che ha ricevuto avviso di garanzia e invito a comparire, continua ad essere contattato e a contattare su temi rilevanti dell´indagine numerose persone, fornendo così ancora numerosi spunti che consentono di ricostruire l´orchestrata reazione degli imputati nel procedimento principale (la cui dinamica è appunto scandita dalle condotte delittuose oggetto del presente procedimento, che possono essere lette come finalizzate e coordinate in un´unica strategia) e ciò nonostante sia stato messo sull´avviso da altri colleghi, le cui utenze erano parimenti intercettate, dell´attività di intercettazione stessa».
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L´atto d´accusa della procura sui fatti della scuola Diaz
"G8, vertici di polizia uniti nel depistaggio"
"Hanno fatto fronte comune per screditare il lavoro della magistratura"
MASSIMO CALANDRI
GENOVA - «I vertici della Polizia di Stato hanno inquinato il processo per il blitz nella scuola Diaz». Lo scrive la procura di Genova, rinnovando le accuse ai funzionari imputati e indagati per i fatti del G8. Compreso Gianni De Gennaro, attuale commissario governativo per l´emergenza-rifiuti in Campania. In un documento allegato alla richiesta di rinvio a giudizio dell´ex capo della polizia, i pm rincarano la dose nei confronti dei super-poliziotti italiani: «Temendo di essere coinvolti, sia pure a livello di responsabilità politico-amministrativa, hanno costituito un indistinto fronte comune in cui operano testimoni, imputati, funzionari vari in rapporto gerarchico con costoro». Lo scopo, scrivono gli inquirenti, è quello di arrivare «ad uno scontro finale e frontale con i magistrati della pubblica accusa».
Il procedimento che vede imputati 29 tra agenti e funzionari per il massacro e l´arresto illegale di 93 no-global è stato in qualche modo falsato, spiegano i pubblici ministeri. Nella fase investigativa, dalla mancata collaborazione delle questure: non sono state identificate decine di poliziotti che parteciparono all´irruzione, non si è mai scoperto il nome di uno dei 14 firmatari del verbale di cattura. Per non dire della regina delle prove false - le due molotov - andata distrutta «per errore» da chi aveva il dovere di custodirla in una cassaforte. In aula, dai troppi «non ricordo», dai silenzi o dalle menzogne. Ma i vertici dell´amministrazione si sarebbero uniti anche nel tentativo di gettare fango sulla procura. Che attraverso i suoi pm denuncia: «I magistrati sono stati indicati come persecutori con finalità politiche. Nei loro confronti si sollecitano e si preannunciano, anche in modo inquietante, iniziative dirette al discredito non canalizzate processualmente».
Il documento del tribunale fa riferimento ad una serie di intercettazioni telefoniche, in particolare a quelle riconducibili a Francesco Colucci. L´ex questore di Genova durante il G8 è oggi accusato di falsa testimonianza. Secondo l´accusa, sarebbe stato istigato da De Gennaro tramite Spartaco Mortola, allora capo della Digos del capoluogo ligure e oggi questore vicario a Torino. Colucci è stato recentemente promosso prefetto e - conferma il suo legale, Maurizio Mascia - è diventato gerarchicamente uno dei primi sette poliziotti italiani.
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