[Forumlucca] I: [FacciamoBreccia] Bifo: l'invisibilità del m…

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Aihe: [Forumlucca] I: [FacciamoBreccia] Bifo: l'invisibilità del male


----Messaggio originale----
Da: spartacok@???
Data: 27-mar-2008
7.53 PM
A: "Assemblea Facciamo Breccia"<facciamobreccia@???>
Ogg: [FacciamoBreccia] Bifo: l&#39;invisibilità del male


In un saggio
dedicato alle conseguenze di Chernobyl, (Tchernobyl et
l'invisibilité
du mal, Esprit, mars-avril 2008) Jean Pierre Dupuy pone il
problema
della causalità nella genesi della malattia mortale.

"Rendere visibile
il male invisibile" scrive Dupuy, citando il suo maestro
Ivan Illich.
In effetti potremmo dire che questo è in generale il compito
della
critica, totalmente assente nel campo dell'ignorante politica del
nostro tempo. Una politica critica dovrebbe in primo luogo rendere
visibile
il male invisibile, e quindi scongiurarlo. Dogmatica è una
politica
incapace di vedere il male invisibile, perché il dogma (per
esempio il
dogma della crescita economica) è proprio ciò che acceca,
rendendo
impossibile vedere l'essenziale.

"Chernobyl, scrive Dupuy
(che fra l'altro è autore di un libretto dal
titolo La panique, uscito
all'inizio degli anni '90) è simbolo
dell'avvenire energetico e
ambientale del pianeta, cioè dell'avvenire
dell'umanità. La
nucleocrazia mondiale attira l'attenzione sulla minaccia
ambientale
perché vede la grande opportunità del nucleare civile. Io non
sono
affatto un militante antinucleare. Può darsi che il nucleare civile
rappresenti provvisoriamente seppure parzialmente una risposta alla
doppia
minaccia del caos climatico e di quella che abbiamo convenuto di
chiamare
la crisi energetica. Ma non possiamo volere la sopravvivenza a
qualsiasi
prezzo. La fissione nucleare dice di essere capace, con i
futuri generatori
a neutroni rapidi, di produrre elettricità sicura
utilizzando un materiale
fissile abbondante e riciclando una parte dei
suoi rifiuti. Può darsi. Ma a
che prezzo in termini politici? Scegliere
questa tecnica significa
scegliere un tipo di società che è obbligata
non fare nessun errore per un
tempo di lunghezza inverosimile. E' una
condizione che il nucleare civile
condivide con la dissuasione che
porta la stesso nome: il primo errore è un
errore di troppo. Io non
credo che questo sia compatibile con i principi di
una società aperta,
democratica e giusta."

Le implicazioni del discorso di Dupuy
dovrebbero ormai essere alla portata
dell'intelligenza politica (se
esistesse). Non si può continuare a
finalizzare lo sviluppo sociale e
l'impiego delle risorse energetiche alla
crescita economica. La
crescita economica è entrata in conflitto insanabile
con il carattere
"umano" della storia.

La scienza e la tecnica economiche hanno
prodotto ricchezza, non si può
negarlo. Ma non si può continuare a
pensare la ricchezza in termini di
economia acquisitiva, proprietaria e
consumista. Solo ripensando la nozione
di ricchezza in base a criteri
non acquisitivi potremo aprire una
prospettiva di futuro umano. Non mi
riferisco a una concezione
spiritualista della ricchezza. Penso alla
ricchezza come godimento del
tempo, come tenerezza frugale come
piacere dei beni immateriali, penso a
un materialismo
dell'immaterialità.

Ma torniamo al ragionamento di Dupuy, torniamo a
Chernobyl e alle sue
lezioni.

"Secondo le autorità sovietiche, ma
anche secondo la memoria ufficiale che
abbiamo accettato, le vittime di
quell'evento sarebbero state "soltanto"
4000. In realtà, dice Dupuy,
nella sola cittadina di Pripyat sarebbero
morte 15.000 persone nei sei
mesi successivi all'evento. E nessuna
valutazione è possibile a
proposito delle 600.000 persone che sono state
costrette ad andare a
ripulire la zona, perché di loro non si sa
praticamente niente, in
quanto quelle che non sono morte subito dopo aver
svolto questo lavoro
sono state disperse per tutta l'Unione sovietica e
nessuna indagine
epidemiologica è mai stata fatta su di loro. Nel 2000,
evocando
l'incidente all'ONU, Kofi Annan parlò di nove milioni di vittime
di
Chernobyl, e Dupuy osserva che

"i medici e i genetisti parlano degli
effetti delle deboli dosi di
radioattività sulla decina di milioni di
persone che vivono bevono e si
alimentano e si riproducono in un
ambiente contaminato: cancri,
cardiopatie, fatica cronica, patologie
inedite."

Non c'è modo di stabilire in maniera esatta le conseguenze
patogene e
letali di un evento come Chernobyl, allo stesso modo che non
possiamo
stabilire quanti tra coloro che muoiono per un tumore
polmonare debbono la
loro sorte al caso, alla genetica, e quanti invece
all'incremento delle
polveri sottili nell'aria cittadina.

"Gli effetti
della radioattività sul metabolismo cellulare sono simili agli
incidenti spontanei che causano il cancro naturale di cui muore il 20%
della popolazione. Nulla distingue un cancro causato dalle radiazioni
da un
cancro ordinario. Siccome l'effetto delle radiazioni considerate
deboli è
marginale rispetto alle altre cause di cancro, l'aumento del
tasso di
cancro dovuto alle radiazioni può essere considerato
proporzionale alla
loro dose, anche quando si tratta di dosi molto
deboli: è la base stessa
del calcolo differenziale."

Quel che Dupuy
suggerisce è una metodologia per la valutazione degli
effetti tossici
della crescita economica. Seguiamo ancora il suo
ragionamento:

"Quando delle dosi radioattive sono scadenzate nel tempo e distribuite
su
una vasta popolazione, è impossibile dire di una qualsiasi persona
che
muoia di cancro o di leucemia che è morta per effetto di quel che è
accaduto a Chernobyl. Tutto quel che si può dire è che la probabilità
che
aveva di morire di cancro o di leucemia è stata leggermente
incrementata
dall'evento di Chernobyl. I trenta o quarantamila morti
che sono stati
causati dalla catastrofe nucleare non possono essere
dunque nominati. La
tesi ufficiale di conseguenza consiste nel dire che
non esistono neppure.
Questa non è soltanto una filosofia gravemente
falsa, questo è un crimine
etico."

Dupuy conclude il suo saggio
denunciando l'idea che la crescita capitalista
sia qualcosa di naturale
nonostante i suoi effetti criminali. Il meccanismo
della crescita
capitalista viene presentato come l'unica forma possibile
di esistenza
sociale, come l'unico modo possibile di sostentare la
popolazione
planetaria, mentre questo modello corrisponde all'interesse di
una
piccola minoranza e si riproduce per l'ignoranza dell'enorme
maggioranza. L'effetto tossico del capitalismo viene presentato come
una
fatalità di origine divina.

"A torto l'industria nucleare si
felicità per il fatto che Three Miles
Island non sia divenuta
Chernobyl, e che Chernobyl non sia divenuto
un'esplosione atomica.
Queste catastrofi maggiori che non si sono
verificate per un pelo sono
la sola speranza che l'industria trovi la
saggezza e la volontà di
evitarle. Ma l'industria sta prendendo il cammino
opposto, nonostante
Three Miles Island e nonostante Chernobyl. Questo
significa una cosa
soltanto: il peggio, che la sorte ha evitato,
l'industria non lo prende
per reale, semplicemente perché non ha avuto
luogo. Si tratta di una
colpa gravissima."

Negli ultimi tempi tre amici sono morti di tumore
al polmone. Tre non è
poco né molto. Del resto quanti amici ho? Se li
potessi contare tutti
potrei fare una percentuale, ma non sarebbe molto
significativo. La loro
morte dimostra soltanto che dio non esiste,
perché se esistesse un dio che
vuole questo, meglio per lui e per noi
sarebbe ignorarne l'orrore, come
dice nel suo libretto "Cammino fra le
ombre" Giovanni Cenacchi, che è per
l'appunto uno di quei tre.
Perciò
lasciamo perdere dio, pensiamo piuttosto all'assessore al
traffico.
Non parlo del miserabile che fa l'assessore al traffico nella
mia
città, parlo della metaforica interfaccia tra l'infinita violenza del
capitalismo e la quotidiana violenza che siamo costretti a sopportare e
che
talvolta esplode, manifestandosi in forma catastrofica come accade
a
Chernobyl nel 1986.




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