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La lettera di Magdi Allam al Corriere della Sera in cui parla della
sua conversione e del battesimo avvenuto in mondovisione durante la
celebrazione della Pasqua in S.Pietro per mano del Papa...

http://www.corriere.it/cronache/08_marzo_23/
conversione_magdi_allam_34d0da06-f8ac-11dc-8874-0003ba99c667.shtml

E la risposta di Claudio Magris, che condivido. Ratzinger, o meglio i
vari Bertone, Bagnasco e Ruini che credo dirigano il Papa (che non è
Woytjla, viene da 20 anni da teologo ed è inesperto sul come muoversi
in politica), credo siano troppo a contatto con "apprendisti
stregoni" con la foga dei neoconvertiti come i Ferrara, Pera e Allam.
Aizzare il risentimento islamico con queste spettacolarizzazioni può
esser pericoloso non solo per Allam, ma per tutti.

Il battesimo è un atto di vita interiore
Le modalità di questa conversione hanno evidentemente voluto avere
pure un immediato significato politico

Nella lettera al Direttore pubblicata sul Corriere della Sera
domenica 23 marzo, Magdi Allam parla della sua conversione al
Cattolicesimo e del Battesimo ricevuto dal Sommo Pontefice Benedetto
XVI. Come egli scrive, si tratta di una «scelta di fede religiosa e
di vita personale... di un privato cittadino »; si tratta anzi della
più personale e più importante delle scelte di vita, di quella
«metanoia», come dice il Vangelo, che è trasformazione radicale
dell’esistenza, nascita di un uomo nuovo. Nulla è importante come la
conquista o la perdita di una fede; lo è tanto più quando il
Battesimo avviene in età adulta e responsabile, per libera, meditata
e anche sofferta scelta, come nel caso di Magdi Allam.
Il Battesimo è un atto di vita interiore, non di spettacolarità
mediatica né di logica politica; riceverlo da un Sommo Pontefice,
«servo dei servi di Dio», non è più valido che riceverlo da un
sacerdote della chiesa del proprio quartiere. Naturalmente anche il
Battesimo ha indirettamente un ruolo e una rilevanza politica, perché
cambia l’uomo — e se non lo cambia nel cuore, nella mente e nel suo
comportamento non fa di lui un vero cristiano — e, mutando il suo
modo di essere e di agire, lo spinge a incidere in una direzione
piuttosto che in un’altra sul reale. Il Battesimo rigenera e
trasforma l’Io in tutti i suoi aspetti e dunque pure in quanto
soggetto politico. Ma tale dimensione politica viene dopo, quale
frutto della conversione—«dai loro frutti li riconoscerete», dice
Gesù — e non nel momento in cui si riceve l’acqua di vita.
Le modalità di questa conversione e della sua comunicazione hanno e
hanno evidentemente voluto avere pure un immediato significato
politico. Infatti Magdi Allam, nella lettera in cui racconta la sua
rinascita spirituale, non si limita a ringraziare Dio per la grazia
ricevuta, ma propugna contestualmente una precisa linea politica,
affermando la natura «fisiologicamente violenta di tutto l’Islam» e
la conseguente necessità di combattere tutto l’Islam, il che non è
conforme all’amore cristiano e al suo senso di fraternità universale.
Non si tratterebbe dunque di combattere soltanto le aberranti,
criminose e pericolose derive fondamentaliste e terroriste
dell’Islam, che vanno certo combattute risolutamente, anche se il
momento in cui si riceve il Battesimo non è forse quello più
opportuno per dichiarazioni bellicose. Fra l’altro, la condanna
globale dell’Islam si differenzia dal rispetto e dall’apprezzamento
espressi dalla Chiesa nei
confronti del monoteismo islamico. È curioso che, nel momento della
conversione, nella lettera si critichi «la Chiesa che finora è stata
fin troppo prudente nella conversione dei musulmani » e si presuma di
poter indicare alla Chiesa Mater et Magistra la strada giusta da
seguire.
Una certa sorpresa, va detto, ha destato pure il fatto che sia stato
il Sommo Pontefice a battezzare Magdi Allam, in un rito pasquale che
di solito prevede il Battesimo pubblico a nuovi cristiani
significativi, in quel momento, soprattutto in quanto anonimi e
dunque rappresentanti di tutti. Lo sono altrettanto, ad esempio i
dodici cui il Sommo Pontefice, in un altro rito pasquale, lava i
piedi nel ricordo della lavanda dei piedi di Cristo agli apostoli.
Sarebbe un po’ penoso se fossero soprattutto i vip ad ambire a quei
lavacri.

Ma per fortuna il Cattolicesimo fa balenare la sua grazia e la sua
grandezza anche in dettagli minimi, che riscattano pure le tiare.
Proprio a Pasqua, quasi a controbilanciare il mio disagio per questa
vicenda privata divenuta pubblica, Moni Ovadia mi ha raccontato che
una volta Monsignor Bruno Forte, grande teologo e Vescovo di Pescara
e Chieti, a un aggressivo interlocutore che si proclamava
baldanzosamente ateo, rispose, in napoletano: «Guaglio’, non sai cosa
ti perdi... ». Ecco, se la Chiesa parlasse sempre così...
Claudio Magris
25 marzo 2008




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