[Forumgenzano] Fermiamo l'inceneritore di Albano

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Autor: eviti\@libero\.it
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A: forumgenzano
Assumpte: [Forumgenzano] Fermiamo l'inceneritore di Albano
Per le prossime iniziative....visitate il sito....per il 4 Aprile si pensa di fare una visita in Regione e chiedere chiarimenti a Marrazzo....besos

www.noinceneritorealbano.it
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articolo sull'inc. di Albano dal MAnifesto 23 marzo 2008


Ad Albano il biologico va in cenere
Cosa si nasconde dietro la costruzione di un inceneritore in provincia di Roma? I «soliti noti» del business dei rifiuti e dell'energia. E l'agricoltura bio rischia di non avere più futuro
Andrea Palladino
Albano (Roma)


Via di Massimetta, ad Albano, in provincia di Roma, è una piccola strada, che si insinua tra vigne biologiche e casette da classe media, che ha sudato tanti stipendi per avere un tetto. Nessuna mega villa, niente piscine, un bar dove gli anziani giocano a carte e una Parrocchia che dispensa le tranquille comunioni di una qualsiasi domenica di provincia. Via di Massimetta confina con una delle principali discariche del Lazio, gestita dall'avvocato dei rifiuti, Manlio Cerroni, che da decenni gestisce il ciclo dei rifiuti in molti paesi nel mondo. Una discarica quasi esaurita, ma che potrebbe avere un florido futuro: un mega inceneritore per smaltire i rifiuti della capitale.
Per presentare il progetto l'avvocato ottantenne si è alleato con Acea, esperta in energia e, da qualche tempo, in «valorizzazione dei rifiuti», e con l'Ama, che gestisce la raccolta e smaltimento di Roma. Tre soci per un maxibusiness: Cerroni continuerà a guadagnare con la discarica, che per far funzionare l'incenerimento verrà ampliata; Acea rivenderà l'energia, guadagnando sui certificati verdi, come ha già annunciato a novembre agli investitori internazionali; Ama saprà dove buttare le tonnellate di rifiuti indifferenziati, che a Roma sono un problema che nessuno vorrebbe affrontare. Tutti felici e contenti. La favola bella dell'incenerimento miracoloso si ferma qui, però.
L'assetto societario che propone le due linee di gasificazione (così chiamano l'incenerimento oggi) e la produzione di energia da monnezza ha già del curioso. Acea e Ama, sorelle romane, hanno utilizzato la Ecomed Srl per stringere l'alleanza con la Pontina Ambiente di Cerroni. Eco sta per Ecologia e Med per Mediterraneo. Nata nel 1995 dall'instancabile Chicco Testa, all'epoca capo di Acea in fase di privatizzazione, la Ecomed fino a tre anni fa si occupava di tutt'altro. Di pace in Palestina, di cooperazione con l'Africa, di ambiente nel Mediterraneo, supportata dai fondi europei. Studi, convegni, piani di fattibilità. Un certo interesse per la gestione dei rifiuti al Cairo, dove Ama ha vinto una gara per la gestione dei rifiuti solidi urbani che ha creato non poche polemiche. Poi, nel 2005, è stata messa in sonno. Fino alla fine dello scorso anno, quando è divenuta la testa d'ariete delle Spa romane dell'ambiente per entrare nel nuovo business del «waste to energy». Ama raccoglie, Acea brucia, Cerroni interra quel 70% non bruciabile.
Cosa sia un gassificatore se lo chiedono oggi gli abitanti e le aziende agricole nella campagna di Albano. Il processo ha del magico, senza dubbio. Metto Cdr (combustibile da rifiuti), fatto in buona parte da elementi secchi quali plastica e carta (sottratti quindi al processo del riciclaggio) ed ottengo - grazie alle alte temperature - un gas che viene bruciato per avere energia.
La tecnologia della gasificazione è recente ed è stata sperimentata all'inizio degli anni '90 proprio in Italia, a Verbania. Venne sospesa per l'impatto ambientale disastroso e per un'inchiesta della Procura della Repubblica di Roma che coinvolse anche Corrado Clini, attuale direttore generale del ministero dell'Ambiente. Si trattava di un brevetto della svizzera Thermoselect, che, dopo gli insuccessi in Italia, propose lo stesso impianto in Germania, a Karlsruhe, dove la stampa locale la ribattezzò «Thermodefect». Durò poco anche qui: problemi di sicurezza e insostenibilità economica. Il brevetto venne acquistato dalla giapponese Jfe, che un anno fa ha fatto un accordo proprio con il gruppo di Cerroni per riportare in Italia i gassificatori, a partire da Albano. La Pontina Ambiente sostiene da parte sua che la tecnologia Jfe non è la stessa cosa della Thermoselect, ma in diversi documenti dell'azienda giapponese appare il contrario. Gli stessi ingegneri della Pontina Ambiente fino al 2004 giravano l'Italia pubblicizzando il miracolo Thermoselect. Il problema fondamentale è che non esiste in Europa un impianto simile per poter verificare.
Ora il progetto attende la Valutazione di impatto ambientale della Regione Lazio, il cui risultato arriverà a ridosso delle elezioni. E per via Massimetta, tra le colline di Albano, l'agricoltura biologica potrebbe diventare un ricordo incenerito.