[NuovoLab] 304° ora in sielnzio per la pace

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Mercoledì 26 marzo dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale di Genova, 304° ora in silenzio per la pace.
Incollo di seguito il volantino che verrà distribuito

I/e le pacifiste dell' "ora in silenzio per la pace" esprimono la propria solidarietà al popolo tibetano. Rricordano che le olimpiadi sono, prima ancora che un'occasione di competizioni sportive, un grande business per le peggiori multinazionali; e non sono affatto dispiaciuti che proprio a Genova due anni fa sia stata fermata la fiamma olimpica invernale sponsorizzata dalla Coca Cola.

Ma non dimenticano di vivere in un paese impegnato direttamente in una guerra assassina contro il popolo afghano, che non ha né aggredito, né minacciato l'Italia.


Il sito di "Peacereporter" http://www.peacereporter.net solitamente non usa immagini crude per illustrare i propri articoli. Oggi ha fatto un'eccezione, ed ha pubblicato la foto di un bambino con il viso sfigurato da una bomba. Ed ha motivato con l'articolo che segue la propria scelta.


Afghanistan - 25.3.2008: Adesso basta

Fino a quando continueremo a credere alle oscene favole che ci raccontano?

Vi fa orrore quella foto che abbiamo usato per "aprire" PeaceReporter oggi? A noi sì. Molto. Probabilmente è anche contraria alla deontologia professionale. Ma non sappiamo più cosa fare per scuotere le addormentate coscienze di chi ha il potere.

Ogni giorno i bollettini della Nato, o dell'Isaf, o di Enduring Freedom ci raccontano di azioni militari di terra e di aria. Cioè rastrellamenti o bombardamenti su villaggi afgani. Ogni giorno ci raccontano la favola dei nemici colpiti, dei talebani sconfitti, dei pericolosi terroristi snidati.

E ogni giorno i nostri giornali e le nostre televisioni ignorano che in quel Paese, dove l'Esercito Italiano ha la sua bella parte di responsabilità, vengono massacrati bambini, donne, vecchi e uomini innocenti.

O meglio, colpevoli. Colpevoli di essere afgani, magari del sud, magari di pelle e di pelo più scuri degli altri. E allora meglio ammazzarli da piccoli, o meglio ammazzarne le donne. Sai mai che quei piccoli crescano, sai mai che quelle donne mettano al mondo altri futuri pericolosi nemici. Come faceva Erode, come abbiamo già fatto con i pellerossa, con gli indios, con gli ebrei.


Isaf, Nato, Enduring Freedom? Sveglia, gente. Sono esattamente la stessa cosa: una banda di assassini che vanno a sterminare una popolazione solo perché non ha nessuna intenzione di farsi rapinare del suo uranio, delle sue preziose gemme, dei suoi metalli rari, della sua terra, preziosa perché vicina alla Cina, preziosa perché scorciatoia nel trasporto della nostra benzina.

Noi siamo parte di questa banda di assassini, e solo questo fatto ci dovrebbe garantire - a tutti, sia chi agisce sia chi sta zitto a vedere o a fingere di non vedere - una tremenda maledizione, se le maledizioni fossero cosa reale.

Ci stiamo comportando esattamente come si comportavano i tedeschi durante il terzo reich. Intorno a loro l'orrore, ma meglio fare finta di nulla. Che ci potremmo fare del resto?

Stiamo combattendo i talebani, ci spiegano, perché sono oscurantisti, pericolosi, terroristi. Non fini e colti come quelli che da noi, lo vedi?, alla fine si convertono pure.

Palle. Sono solo palle. E maledetto chi le racconta, maledetto anche chi ci crede. La Nato, l'Isaf, Enduring Freedom, i Paesi che compongono questa santa alleanza, fanno affari ogni giorno con regimi che in confronto quello dei talebani era un faro di progressismo. Proteggono e armano dittatori di ogni specie. Addestrano e organizzano bande di assassini pari loro.


Basta, basta prenderci per i fondelli. Noi sappiamo. E abbiamo le prove delle vostre menzogne, della vostra ipocrisia grondante di sangue e assetata di danaro sporco.


Non crediamo nelle maledizioni: se fosse, vi malediremmo, voi e i vostri complici. Ma prendiamo qui e oggi l'impegno di non darvi respiro. E di segare le gambe alle vostre menzogne come voi segate quelle delle donne, degli uomini, dei bambini che state sterminando in nostro nome.

Maso Notarianni