[NuovoLab] Da De Gennaro a Doria, tutte le promozioni

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Szerző: brunoa01
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Da De Gennaro a Doria, tutte le promozioni accordate ai protagonisti delle mattanze

In questi anni abbiamo raccolto un piccolo elenco, sicuramente incompleto, delle promozioni accordate ai maggiori protagonisti dei processi alle forze dell'ordine scaturiti dai fatti del G8: Gianni De Gennaro , capo della polizia dal 2000, indagato al processo Diaz per induzione alla falsa testimonianza, nel 2007 diventa capo di gabinetto del ministro dell'Interno Giuliano Amato e all'inizio del 2008 è nominato commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania. Francesco Gratteri , imputato al processo Diaz, capo dello Sco, nel 2007 è divenuto capo del Dipartimento nazionale anticrimine. Il suo vice all'epoca del G8, Gilberto Caldarozzi , imputato Diaz, gli è succeduto come direttore dello Sco. Giovanni Luperi , imputato Diaz, nel 2001 vice capo dell'Ucigos, è dal 2007 capo del dipartimento analisi dell'ex Sisde. Spartaco Mortola , imputato Diaz, già capo della Digos di Genova, è vice questore vicario di Torino. Filippo Ferri , imputato Diaz, già capo della squadra mobile della Spezia, ora ricopre lo stesso incarico a Firenze. Vincenzo Canterini , imputato Diaz, già capo del VII reparto mobile di Roma, è divenuto vice questore ed è impegnato in Romania in una struttura investigativa internazionale. Fabio Ciccimarra , imputato Diaz e anche al processo a Napoli per gli abusi nella caserma Raniero (durante le manifestazioni del marzo 2001), già commissario capo a Napoli, è ora capo della squadra mobile di Cosenza. Alessandro Perugini , imputato per Bolzaneto e per il calcio in faccia a un minorenne già arrestato e picchiato, da vice capo della Digos è divenuto vice questore. Oronzo Doria , imputato per Bolzaneto, già colonnello di polizia penitenziaria, è divenuto generale.
E' un elenco che si commenta da solo.
Valerio Onida, presidente emerito della Corte costituzionale, ha scritto pochi giorni fa che «uno Stato che vessa e maltratta le persone private della libertà non è uno Stato democratico». E commentando la certezza della prescrizione per gli imputati eventualmente condannati al processo per i fatti di Bolzaneto, ha aggiunto questa osservazione: «Un governo degno di questo nome non potrebbe mantenere tranquillamente nei ranghi delle forze dell'ordine coloro che risulteranno aver commesso questi fatti, senza perdere ancora una volta di credibilità. Non basta una ventata di indignazione passeggera: occorre coerenza di comportamenti per il futuro».
Il nostro Comitato fin dalla sua nascita (luglio 2002) chiede alle istituzioni coerenza di comportamenti (...). Nel luglio 2001 le forze dell'ordine rinnegarono i valori costituzionali, minando la credibilità delle istituzioni. C'è un solo modo, come ci insegna fra gli altri Valerio Onida, per recuperare la dignità perduta, e cioè avviare una rigorosa operazione di pulizia e di trasparenza. Le nostre istituzioni hanno invece agito in direzione contraria. Il Parlamento non ha istituito una commissione d'inchiesta, i vertici di polizia non si sono fatti da parte e hanno anzi ostacolato l'azione della magistratura, come più volte denunciato dagli inquirenti. Nel processo per i fatti della Diaz - una della pagine più nere nella storia recente della polizia italiana - sono imputati alcuni altissimi dirigenti che sono arrivati in giudizio con gradi più alti e ruoli ancor più delicati di quelli che occupavano all'epoca dei fatti. In aggiunta quasi tutti gli imputati (27 su 29) si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande dei pm, diritto che spetta agli imputati, ma di dubbia moralità per alti dirigenti delle forze dell'ordine.
Ogni imputato, lo sappiamo bene, è innocente fino al terzo grado di giudizio, ma non è questo il punto: esistono ragioni etiche, professionali, di cultura costituzionale che dovrebbero imporre, in determinate circostanze, ad altissimi dirigenti dello Stato di fare un passo indietro. E toccherebbe ai rappresentanti dei cittadini, quindi agli uomini di governo, stabilire la priorità dei valori etici e costituzionali dello Stato di diritto rispetto alle carriere dei singoli funzionari. Perciò riteniamo sbagliato, ingiusto e pericoloso che i massimi dirigenti non siano stati rimossi e anzi siano state accordate così tante promozioni per i funzionari coinvolti nei fatti di Genova. Queste promozioni, sommate all'impunità giudiziaria garantita dalle prescrizioni, hanno mandato ai cittadini e agli stessi lavoratori delle forze dell'ordine un messaggio sbagliatissimo: si è fatto capire che di fronte a fatti incancellabili e intollerabili come gli abusi e le violenze della Diaz, di Bolzaneto, di Forte San Giuliano, piazza Alimonda, di via Tolemaide, di corso Italia, di piazza Manin e via elencando, lo Stato risponde con un nulla di fatto. Tutti assolti gli imputati, nessuna punizione disciplinare per gli autori degli abusi, promozioni per funzionari e dirigenti. La credibilità delle istituzioni in questo modo viene azzerata.
Comitato Verità e Giustizia per Genova

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