[NuovoLab] Cei, un partito extraparlamentare

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Cei, un partito extraparlamentare

Franco Grillini*,   19 marzo 2008, 16:53
Il commento     
Betori vorrebbe un sistema elettorale che consenta di esprimere le preferenze in modo da garantire i cattolici. La Chiesa è una formazione politica a tutti gli effetti e per questo Veltroni si sbaglia quando dice che non ingerisce nella vita dello Stato. Una lettura che inoltre non gli consentirà di acquistare consenso, perchè i fedeli voteranno a destra


Ancora una volta la Conferenza episcopale italiana interviene a tutto campo nella politica, in particolare sulla questione della riforma della legge elettorale.
Ieri, Giuseppe Betori, segretario della CEI, ha criticato il modello vigente e quella che, a suo dire, è una campagna elettorale deludente.
L'impressione è che la Chiesa cattolica italiana, che da tempo si sta comportando come un partito politico extraparlamentare, ma poi non troppo extra, si stia preparando ad interpretare un diffuso malcontento verso la classe politica nostrana, annettendosi quello che si preannuncia essere il più forte astensionismo dal dopoguerra ad oggi.

Nel merito le dichiarazioni di Betori sono piuttosto furbette, perché la richiesta della reintroduzione delle preferenze non è finalizzata chiaramente ad attribuire un vero potere elettorale ai cittadini, ma viene motivata da Betori con la necessità dell'elettorato cattolico di poter scegliere liberamente i propri rappresentanti senza essere costretto a contribuire all'elezione di deputati e senatori laicisti come avverrà (ahimé in misura niente affatto soddisfacente) con le prossime elezioni.

La chiesa cattolica italiana non paga dell'enorme influenza che sta già esercitando sull'intera classe politica nazionale, rivendica anche una riforma della legge elettorale ad hoc, proprio per accrescere ulteriormente il suo potere decisionale attraverso i parlamentare cattolici che, ancora una volta,
saranno chiamati alla coerenza verso i valori definiti dal Vaticano, vale e dire alla cieca ubbidienza all'intera agenda politica di Oltretevere.

Recentemente il leader del Pd Veltroni aveva espresso soddisfazione e tirato un sospiro di sollievo per la decisione dell'episcopato italiano di assumere in questa tornata elettorale un atteggiamento di "neutralità".
Ma i complimenti bipartisan e l'immediato schierarsi, di centro-sinistra e di centro-destra, con le richieste del Betori, si scontrano tuttavia con la riproposizione per i candidati cattolici della richiesta di obbedienza verso le questioni che la gerarchia ecclesiastica ritiene nodali: affermazione della famiglia tradizionale, no all'eutanasia, no all'interruzione della gravidanza, sì al finanziamento alla scuola privata...
Cos'è cambiato allora nell'atteggiamento Vaticano per far dire al Pd che la Chiesa non è schierata in campagna elettorale?
A mio parere proprio nulla, e le affermazioni di Veltroni stesso, laddove dice di non vedere ingerenza religiosa negli affari interni dello Stato e laddove ricorda che i cattolici rappresentano l'asse portante del nuovo Pd, cozzano con l'evidenza dei fatti sulla distribuzione del voto cattolico stesso.

Ilvo Diamanti su "La Repubblica" del 18 marzo dimostra, dati alla mano, che oltre il 50% dei cattolici praticanti vota per il centro-destra.
Il paradosso delle prossime elezioni quindi, è che il Pd porterà in Parlamento 120 parlamentari ex democristiani (sono dati forniti da Fioroni), senza per questo essere premiato dal voto cattolico.
Si dimostra quindi che la gerarchia ecclesiastica pretende di influenzare anche il centro-sinistra piazzando i suoi seguaci ubbidienti nelle liste salvo poi favorire, anche letteralmente, il centro destra.
La mia opinione è che una politica laica rigorosa avrebbe avuto molti più consensi anche tra i cattolici che hanno a cuore la laicità dello Stato, che non una insistente rincorsa di un voto cattolico che si rivolge altrove.

*Candidato sindaco di Roma
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