Autore: Marcellino Data: To: paesibaschiliberi CC: Editor Oggetto: [Paesibaschiliberi] Appello alla solidarietà da Euskal Herria
Giro un appello di Julen Arzuaga, avvocato basco che ha tra l'altro concluso
da pochi giorni un giro di iniziative in Italia.
Julen è portavoce di "Behatokia", Osservatorio Basco dei Diritti Umani, ed è
imputato nel processo 33/01 contro "Gestoras pro Amnistía", organizzazione
basca in solidarietà coi prigionieri politici.
Dal prossimo 21 aprile 27 esponenti degli organismi contro la repressione e
in solidarietà coi prigionieri "Gestoras pro Amnistia" e "Askatasuna"
saranno sotto processo all'Audiencia Nacional, il tribunale speciale
"antiterrorismo" spagnolo, con sede a Madrid.
Facciamo girare quest'appello...
Marcellino
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Cari amici ed amiche,
La repressione contro il popolo basco da parte dello Stato spagnolo e, in
diversa misura, di quello francese, è stata negli ultimi tempi una costante.
È semplice tracciare una linea continua negli scorsi decenni, che ci mostri
la persistenza della tortura, degli arresti di massa ed arbitrari, di una
politica penitenziaria dalle conseguenze brutali, di sospensione delle
attività di associazioni ed organismi, di chiusura di mezzi di
comunicazione, di messa fuori legge di partiti e di discriminazione totale
di un settore della popolazione dalla partecipazione alla vita pubblica, di
arbitrio giudiziario, di terrorismo di Stato e brutalità poliziesca. In
definitiva, una situazione d'eccezione, che ha generato un grave scenario di
violazione dei fondamentali diritti civili e politici, scenario che oggi ci
si mostra con assoluta crudezza.
Queste circostanze hanno obbligato centinaia di cittadini e cittadine a
creare un muro di contenimento, a scontrarsi con la repressione ed a
partecipare a diverse piattaforme civiche, associazioni per i diritti umani,
organismi di attivisti di quello che è stato chiamato Movimento Pro
Amnistia. Diversamente, la mancata attivazione di questo settore e della
contestazione sociale contro la repressione, avrebbe comportato
un'accettazione dell'impunità delle strutture dello Stato; è per ciò che da
parte di questo movimento sono state sviluppate migliaia di attività
(conferenze, manifestazioni, interpellanze, contatti con ogni tipo di
soggetti politici e sociali...) volte a reclamare uno scenario di rispetto
delle condizioni democratiche fondamentali, di godimento dei diritti civili
e politici elementari. In molte di queste attività abbiamo avuto
l'opportunità di conoscerci, condividere e discutere.
Tuttavia, gli Stati, ossessionati dal mantenimento della strategia
repressiva contro settori sempre più ampi di questo popolo, necessitano di
livelli maggiori d'impunità, è per ciò che questo ampio movimento, appena
descritto, risulta loro scomodo ed intollerabile ed è per ciò che ha già
tenuto undici dei suoi membri (portavoce e responsabili provinciali) in
carcerazione preventiva, senza processo, per quattro anni, limite massimo
concesso dalla legislazione spagnola. Per ciò, le sue mobilitazioni e
manifestazioni sono state proibite dalla magistratura, sospese
amministrativamente, violentemente attaccate dalle Forze di Sicurezza dello
Stato; per ciò si aprono, uno dopo l'altro, processi contro le persone che
continuano ad indicare le responsabilità dello Stato nella repressione e
nella violazione di diritti umani e libertà fondamentali. È per ciò, in
definitiva, che a partire dal 21 aprile 27 di noi, membri di questo
movimento affronteranno un processo davanti altribunale speciale
antiterrorista della Audiencia Nacional, accusati di appartenenza ad
organizzazione armata, per la loro semplice attività di solidarietà con con
le prigioniere ed i prigionieri politici, come militanti per l'Amnistia, per
la loro opposizione alla repressione, per avere difeso i diritti umani.
Non ci attendiamo giustizia da questo tribunale; al contrario, consideriamo
questa un'opportunità per spiegare alla società basca ed a quella
internazionale ciò che siamo e per cosa abbiamo lottato.
È per questo che desidero lanciare un appello all'allarme ed alla
preoccupazione ma, soprattutto, alla solidarietà; un appello a raddoppiare
gli sforzi, ciascuno dal suo ambito e settore di lavoro, affinché l'impunità
non riesca ad incrinare questo muro di contenimento contro la repressione.