[Lecce-sf] Fw: La Sgrena e l'Islam

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Autor: Maria Ingrosso
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Assumpte: [Lecce-sf] Fw: La Sgrena e l'Islam

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From: Lista Campo
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Sent: Wednesday, March 12, 2008 6:57 PM
Subject: La Sgrena e l'Islam


Riceviamo e pubblichiamo

La Sgrena e l'Islam

Un ingiusto strabismo

Angela Lano direttore di infopal.it commenta le posizioni sempre più marcatamente neo-fallaciane di Giuliana Sgrena



Sabato scorso, 8 marzo, la trasmissione di Fabio Fazio, Che tempo che fa, con ospite Giuliana Sgrena e il suo libro, l'ennesimo edito in Italia sulla "condizione delle donne musulmane sottomesse", è stata un'istruttiva fonte di riflessione.

La giornalista, divenuta famosa world-wide dopo l'esperienza del rapimento in Iraq e dopo la drammatica liberazione che costò la vita a Niccolò Calipari, si è dilungata a illustrare la dura vita femminile nel mondo islamico evitando, però, di operare fondamentali distinzioni tra fattori strettamente religiosi e retaggi culturali, sociali e tribali, e tra le diverse consuetudini di ogni singolo Stato musulmano. Insomma, com'è abitudine in questi anni di «scontro di civiltà», ha fatto un polpettone saporito e attraente per lettori e telespettatori inclini a credere che islam e occidente siano in rotta di collisione (a causa del primo, ovviamente!).

Mentre la Sgrena snocciolava storie di ordinaria sottomissione e violenza, e condiva il tutto con la solita arringa sul velo-imposto-alle povere donne-dai loro cattivi mariti (senza, anche qui, prendersi la briga di citare, ad esempio, le tante intellettuali islamiche che per scelta religiosa/ politica/ identitaria decidono di coprirsi il capo), affioravano alla mente ricordi di confessioni di donne oppresse, picchiate. Erano le tristi confidenze che alcune mamme si facevano l'un l'altra, mentre noi bambini giocavamo ignari in cortile o nel giardino vicino casa. Storie di giovani spose del sud come del nord dell'Italia, maltrattate da mariti-padroni, loro compaesani, per il solo fatto di essere troppe belle, troppo timide, troppo cordiali, troppo grasse, troppo colte, troppo ignoranti o, semplicemente, donne. Non c'era cristianesimo, non c'era islam o ebraismo a scusare queste gratuite violenze di compagni spesso ubriachi e frustrati dalla vita e dal lavoro. Non c'erano, allora, le Giuliane Sgrena, le Daniele Santanché di turno a pontificare sulla violenza connaturata all'islam, perché di donne italianissime si trattava.

Tuttavia, questa violenza, in Italia e nel resto dell'Occidente "civile e progredito" ed esportatore di democrazia alle bombe termobariche (quelle lanciate sugli arretrati e incivili Afghanistan e Iraq), non ha mai avuto fine. Non passa giorno, infatti, in cui un uomo - marito, padre, fratello, amante, fidanzato - non violenti, non uccida una donna. Si tratta di femmine occidentali uccise da maschi occidentali. Una percentuale altissima, in costante crescita. Sociologi, psichiatri, antropologi cercano continuamente motivazioni alla base di tanta efferata follia: l'uomo è in crisi, l'uomo si sente inferiorizzato, l'uomo ha perso la propria identità, l'uomo è frustrato dal lavoro o dal successo della compagna.Ciò che non si dice è che la violenza contro le donne ha radici antiche, millenarie. Come la guerra, anche essa, retaggio maschile.

















__________ Informazione NOD32 2683 (20071124) __________

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