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On Sat, 8 Mar 2008, nel deserto, sabbia nel vento wrote:
> Vi invitiamo a leggere questo "manifesto dalle retrovie" e a farci
> sapere che ne pensate.
Secondo me, il succo succoso del mini-manifesto e' in queste righe:
"Quanti si trovassero in questa condizione di dubbio, di incertezza,
devono sapere di poter contare sull'appoggio reale -- non pacche sulle
spalle -- di chi prima o dopo di loro si ? buttato nell'impresa di
costruirsi l'esistenza, badando alla propria pellaccia senza la
mitologia dell'eroe: a questo diamo il nome di solidariet?..."
"Se il movimento rivoluzionario sembra oggi relegato nella categoria
dell'astrazione ? perch? gli manca materialit?.
Vogliamo metterci nel campo della materialit? costituendo una
carovana di soggetti che portano con s? le loro capacit? e i loro
strumenti indispensabili...in grado di badare a se stessi in piena
autonomia..."
"La carovana diventa una realt? di collegamento tra i luoghi che
condividono mezzi e fini, rendendo questa condivisione una pratica
concreta."
Puo' essere l'idea giusta per tentare di superare il problema del
bootstrap -- attualmente le comunita' sono troppo piccole e distanti
tra loro perche' possano instaurarsi rapporti efficaci di solidarieta'
tra di esse; un gruppo itinerante potrebbe aiutare a valicare le
distanze, ripescando un approccio in realta' antico.
Un punto chiave sta pero' (sempre a mio avviso) nelle abilita'
materiali ("saper fare nel concreto delle cose utili") che il gruppo
itinerante potra' offrire a coloro che via via incontrera'.
Un altro punto importante forse e' nel non essere troppo "stretti"
nel valutare i "mezzi e fini" quando si sta saggiando il livello
di condivisione.
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