Martedì 11 marzo ore 21.30
Prime visioni
L'ETÀ BARBARICA
di Denys Arcand, Canada 2007 110'
con Diane Kruger, Donald Sutherland
Jean-Marc è un anonimo impiegato della Provincia del Quebec. La sua vita è grigia e alienante come l'autostrada che ogni giorno lo porta nel suo piccolo e glaciale ufficio. Lì lo aspettano le vessazioni del suo capo (rigorosamente donna e rigorosamente acida), le insopportabili lezioni di positività, i controlli quasi polizieschi della squadra "anti-fumo". A casa la situazione non è certo migliore. Con la sua "moglie in carriera" Jean-Marc non ha alcun tipo di rapporto, neanche verbale, mentre le sue figlie adolescenti lo ignorano con insofferenza. Per scappare dalla sua vita di "uomo insignificante", l'occhialuto impiegato di mezza età si rifugia costantemente nei suoi sogni di gloria e nelle sue fantasie, sempre popolate di donne bellissime che aspirano solo di essere sue.
Con questa pellicola il regista Denys Arcand torna a raccontare la decadenza dell'epoca contemporanea (chiudendo una sorta di trilogia iniziata con Il declino dell'impero americano e proseguita con Le invasioni barbariche), percorsa da uno schiacciante senso di vuoto e inutilità. Stavolta la metafora storica prescelta è il Medioevo. L'âge des ténèbres (l'età delle tenebre) è, infatti, il titolo originale del film. Di quei secoli bui, il presente sembra ricalcare alcuni tratti particolarmente inquietanti, come la superstizione, il catastrofismo e, soprattutto, la violenza pervasiva, pronta a scoppiare ovunque per i motivi più futili. Uno dei meriti più evidenti di questo film, in effetti, è proprio la sua capacità di rappresentare con ironia e senza troppo patetismo una tragicomica atmosfera da "fine del mondo". (Laura Croce,
www.nonsolocinema.com)
Mercoledì 12 marzo ore 21.30
Prime visioni Evento speciale
ROSSO MALPELO
di Pasquale Scimeca, Italia 2007 90'
con Antonio Ciurca, Omar Noto
I proventi del film sono destinati al progetto
Arbash Film in collaborazione con
Libera Formazione a favore dei bambini della
zona mineraria di Potosì in Bolivia
L'idea nasce da due motivazioni fondamentali: una artistica e l'altra collegata alla realtà sociale del nostro tempo. Una passione ardente per la letteratura verghiana, in particolare le novelle; da cui il film prende spunto, per poi dipanarsi sulla condizione umana d'oggi, fatta di sofferenza e di sfruttamento. Il film, quindi, si riappropria della tematica neorealista, che ha reso famoso e importante il nostro cinema nel mondo. [...]. Pertanto il film di Pasquale Scimeca diviene denuncia sociale e [...] anche un progetto vero e concreto per aiutare e dare speranza a dei bambini che vivono in una baraccopoli in Bolivia. Liberarli dal lavoro e garantirgli cibo e scuola è l'obiettivo che si prefigge il regista, attraverso il progetto "Cento scuole adottano 1000 bambini", elaborato dalla Ong MLAL. Progetto condiviso dagli attori, dai tecnici e da tutti i lavoratori che hanno reso possibile la realizzazione del film. Sarà, infatti, aperto un conto speciale presso la Banca Etica, dove si verserà l'intero incasso del film nelle sale cinematografiche, oltre ai proventi della vendita dei diritti televisivi. L'inizio del film Rosso Malpelo è elevato, ricco, intenso di atmosfere: l'erba al vento, la terra arida, il cielo stellato e il cammino notturno di un padre e del proprio figlio su un asino verso la miniera, luogo di lavoro e discesa infernale di morte. Dalle stelle verso la profondità della terra si immerge il cinema di Scimeca, dando concretezza, ieri come oggi, alle disumane condizioni dei bambini che in ogni parte del mondo sono costretti a privarsi della loro infanzia per lavorare (Rocco Roberto Cacciatore su "nonsolocinema
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