Independentzia eta Sozialismorantz
EUSKAL HERRIA PASO A PASO
Servicio informativo de ASKAPENA Nº208
_ECCEZIONE NELLO STATO DI DIRITTO O STATO DI ECCEZIONE?_
Da 10 anni, lo Stato spagnolo ha dichiarato guerra alla coscienza
soberanista che si consolida in Euskal Herria. Inutile dire che i
destinatari quasi esclusivi di questi attacchi sono i settori
indipendentisti. La giustizia illegalizzó partiti, chiuse mezzi di
comunicazione, dettò ordini di incarceramento contro un gran numero
di persone, confiscò i beni di quelle organizzazioni e, in base a
quelle attuazioni istruì processi che hanno cominciato ad essere
svolti e sentenziati. L'enorme condanna del 18/98, 9 anni dopo che fu
istruita la causa, è l'espressione più sanguinante delfatto che lo
Stato spagnolo continua a scommettere sulla guerra.
In questi giorni, torna a ricominciare il processo per mettere
fuorilegge formazioni politiche. In questo caso, sono l'Azione
Nazionalista Basca quasi ottuagenaria, ANV, e la formazione
parlamentare Partito Comunista delle Terre Basce, PVTV / EHAK, quelle
che stanno in procinto di essere disciolte dopo aver promosso lo Stato
vari procedimenti giudiziali contro esse.
Fino alla data di oggi, l'analisi che si faceva di quello che stava
succedendo era la seguente: in Spagna si sta violentando la
separazione di poteri, la giustizia agisce per impulso politico ed è
questo potere quello che prende la decisione che poi il potere
giudiziario si incarica di rivestire con apparenze giuridiche... Dopo
la detenzione massiccia di tutta la dirigenza di Batasuna, la brutale
sentenza del 18/98, la ripresa dei processi censori... sta prendendo
corpo un'altra teoria abbastanza più scandalosa: non si tratta di un
esercizio artefatto della giustizia bensì di una giustizia
incorporata alla guerra come uno dei fronti della stessa: la
persecuzione giudiziaria. Cioè, non si tratta di una manipolazione
della giustizia bensì di uno stato di eccezione
_LA PERSECUZIONE GIUDIZIARIA_
Riproduciamo alcuni frammenti di un brillante articolo che con il
titolo di "Skok" espone questa ipotesi. L'autore, Mario Zubiaga, è
professore dell'Università dei Paesi Baschi e condannato nel sommario
18/98.
"...Non esistono garanzie processuali, non esiste il principio di
legalità penale, né la presunzione di innocenza, semplicemente,
neanche serve la verità dei fatti. E non serve perché, quando si
discute la sua essenza, quello che questo Stato affronta non è un
cittadino ma un nemico. È questa dialettica amico/nemico quella che
abita nel cuore gelato del sistema... . Questa dialettica prende
contenuti diversi - guerra totale, guerra sporca, persecuzione
giudiziaria o semplicemente posticipazione - secondo le
congiunture... La ragione di stato non ha limiti interni... il
sistema politico spagnolo non può sterminare fisicamente il
nazionalismo basco ma può perseguirlo giudizialmente senza legalità
formale che auto limiti la persecuzione. La persecuzione giudiziaria
della dissidenza basca non è un mero movimento tattico o elettorale,
risponde ad una strategia politica globale che può intendersi solo
del contesto di un processo profondo di riforma sistemica. Dai primi
novanta del passato secolo, il sistema politico spagnolo affronta
irremissibilmente un processo di ridefinizione territoriale con fine
incerto... Nel caso dei Paesi Baschi, lo scenario è complicato. La
maggioranza sociopolitica del paese ha assunto alcuni progetti
soberanisti non concretati ancora ma che chiaramente collocano il
sistema politico spagnolo davanti ai suoi propri limiti. Per quel
motivo, l'utilizzo della giustizia come strumento di azione politica
cerca nel nostro caso un obiettivo obbligato: debilitare le posizioni
che propongono un cambiamento politico in chiave soberanista...
annichilire l'indipendentismo politico e, d'altra parte, spaventare i
settori soberanisti più ampi... La persecuzione giudiziaria cerca di
dissuadere, chiudere il passo a qualunque tentativo di sbocchi
costituzionali..."
_LA SENTENZA DEL 18/98 HA ROTTO LIMITI E MINACCIA TUTTO _
Il 10 gennaio di 2008, la squadra di difensori nel maxiprocesso
18/98 comparve in pubblico per fare una valutazione della sentenza.
La loro analisi abbonda di quello che veniamo esponendo. La sentenza
è più che una sentenza: basa una nuova dottrina sulla quale ETA non è
oramai un'organizzazione armata bensì una "cornice organizzativa
superiore" nella quale si può fare incastrare qualunque attività
politica, culturale o sociale. Gli avvocati non vedono possibile
predire fino a dove possono estendersi gli effetti nell'applicazione
di questa nuova dottrina carica di perversioni giuridiche.
Prima perversione: Pone il principio che "tutto è ETA ed ETA è
tutto." Questa sentenza va molto oltre quella che si dettò a suo
tempo contro Haika, Jarrai e Segi. I tribunali spagnoli attribuirono
alle organizzazioni giovanili una relazione di complementarietà con
ETA, ma sempre come organizzazioni altre. Nella sentenza del 18/98,
il concetto di complementarietà è insufficiente e non necessario. Non
bisogna perdere tempo "cercando vincoli tra ETA e le differenti
organizzazioni condannate. Basta che il giudicante affermi che le
organizzazioni giudicate siano "il cuore e le viscere di ETA"
affinché la brutale condanna abbia, per la maggioranza degli
spagnoli, un supporto giuridico. La difesa intende che, con questo
cambiamento di dottrina, il tribunale ha dinamitato il concetto
classico di organizzazione terroristica; concetto che il proprio
Tribunale Costituzionale spagnolo determinò nel 1987 che si doveva
impadronire di un criterio molto restrittivo. La nuova sentenza fa
tutto il contrario, utilizza un concetto sociologico e politico di
terrorismo, non un concetto penale.
Seconda perversione: Dà per buona la tesi del pubblico ministero
che è sufficiente l'intenzionalità per incorrere in delitto di
terrorismo benché non ci sia azione violenta. A suo tempo, un giudice
della Corte suprema stimò che un'azione terroristica senza armi
sarebbe un'ipotesi di gabinetto. Ora, l'Udienza Nazionale ha elevato
quello sproposito a dottrina giuridica. In base a questo principio,
si condannano persone per quello che sono, non per quello che hanno
fatto.
Terza perversione: si è dato uno stampo giuridico ad una decisione
politica di Stato, la decisione che, finché esiste ETA, la sinistra
indipendentista nel suo insieme non avrà vita legale. A partire dal
2002 si è eseguita l'esclusione della sinistra basca dalle
istituzioni e dalla vita politica. Con questa nuova condanna si
consolida l'illegalizzazione e si estende ad ambiti come le attività
sociali e culturali. Si crea un secondo spazio di criminalizzazione
nel quale si vedranno avvolti anche organismi periferici della
sinistra basca. Qualunque organizzazione può essere considerata come
terrorista solo per il fatto che la sua attività sia vista da ETA con
simpatia ideologica.
Quarta perversione. Il tribunale ha fatto sua la lotta contro il
terrorismo e si trasforma in un combattente; non ha cercato la verità
nel fatto bensì il delitto nell'accusato utilizzando il conosciuto
come Diritto Penale di Autore. In sintesi, le migliaia di fogli di
una condanna strapiena di perversioni provocano una grave mutazione
nello Stato e segnano un prima ed un dopo nella caratterizzazione
dello stesso poiché perde la sua condizione di Stato di Diritto.
Euskal
Herria, 5 Febbraio di 2008.
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