[NuovoLab] I: Furio Colombo, oggi: articolo da www.unita.it

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Angelo Cifatte
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Per seguire meglio, con più accortezza critica, la campagna elettorale in televisione segnalo questo articolo splendido Editoriale dell'Unità di oggi 17 febbraio, di cui lunedì 18 festeggiamo l'Unità day, pubblicato sul sito http://www.unita.it
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I nipotini del Cavaliere
di Furio Colombo

Sì, è vero, finiamola con l'antiberlusconismo e usiamo toni pacati come è accaduto l'altra sera a Porta a Porta, nell'incontro del "leader necessario" (come Berlusconi ha definito se stesso) fronteggiato da quattro direttori di giornali. C'è un problema. Le voci basse, i toni cauti che hanno impedito a Berlusconi di accusare come avrebbe voluto, e che lo hanno fatto apparire un po'impiegatizio nello studio di Vespa, hanno permesso agli spettatori di rendersi conto che i direttori dei giornali non parlavano. È bastato un cronometro per verificare il rapporto fra il 10-12 per cento del tempo dedicato a brevi domande, e il quasi 90 per cento del tempo in cui hanno potuto espandersi le risposte. Ci sarebbero delle osservazioni che valgono per il giornalismo di tutte le democrazie del mondo in tempo di elezioni e che, nella saga di Porta a Porta, non sono mai state osservate o, forse, conosciute. Una è che le stesse persone devono confrontarsi con i leader diversi. Se cambio il team degli interroganti che si confronteranno con i due leader dei maggiori partiti mancherà agli spettatori-elettori la prova di imparzialità e di equivalenza nella difficoltà della prova. Ma, fra i più malevoli, circolerà anche il sospetto che l'uno o l'altro sia stato favorito da persone più vicine o più amiche o che essi stessi hanno indicato. Tutto ciò serve solo per dire che le interviste politiche sono utili per far luce, non per conversare. Ed è questo il punto che vorrei sollevare. E non importa se non c'è - e non c'è stata in questo caso - ingiustizia nei confronti del secondo candidato (come si ricorderà la prima sera è toccata a Berlusconi, la seconda a Veltroni). Importa il rischio di ingiustizia nei confronti degli spettatori-elettori rispetto ai quali c'è il problema di amputare parti di realtà, di fatti avvenuti, di cose che dovrebbero essere precisate o ricordate, di omissioni, che sono il peggior peccato della politica.
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Ma per tentare di dimostrare ciò che vorrei dimostrare - e cioè che stiamo fuori dal giornalismo occidentale - vorrei brevemente seguire e ricostruire gli eventi della sera Vespa-Berlusconi. Prendete l'inizio. Il conduttore è frizzante e ha ragione. Ancora una volta ha dimostrato che lui, e solo lui, controlla i cancelli del cielo. Vuoi esistere? Qui devi essere. Non è poco, non accade altrove. Ma come dice l'imperatore nella Turandot, «La legge è questa!». Dunque all'inizio Vespa, garrulo, propone: «Parliamo di Casini e della Udc» E viene subito interrotto dal leader del Popolo della Libertà con un pacato: «No, parlo io». Questo è un diritto che non spetta all'intervistato, a meno che non sia Putin, Ahamadinejad o (forse) un primo segretario del Partito comunista cinese. Però parla lui ed esordisce con la frase: «Tutto quello che volevo fare l'ho fatto. E l'ho fatto bene». Ed elenca indisturbato eventi che narrano di una serie di trionfi grandiosi. Afferma che sono otto milioni (otto milioni) gli italiani che hanno affollato i suoi gazebo, che l'Università di Siena (non ci viene detto il Dipartimento) ha certificato la realizzazione dell'85 per cento del suo "patto con gli italiani". Arriva ad affermare, con un po’ di imprudenza che «con Mastella era tutto preparato, la caduta di Prodi non è stato un caso, non è stata una sorpresa». Fior di notizia. Ma sul fondo campeggia, grande e luminosa la scritta «Basta giochetti». Manca la spiegazione: giochetti di chi? contro chi? Entra, funereo, lo slogan della campagna berlusconiana. «Alzati Italia» perché, spiega l'autore, la sinistra l'ha messa in ginocchio. Ma l'affinità di linguaggio che il pubblico coglie è piuttosto con la serata Vespa dedicata a Lourdes in un'altra puntata. Qui c'è una spiegazione interessante. Le nostre disgrazie sono dovute al fatto che noi italiani siamo soggetti (cito) «ad una oppressione fiscale, burocratica, giudiziaria». Qualcuno ha chiesto notizie di queste tre oppressioni? Purtroppo no. Sulla terza oppressione sappiamo tutto, dal punto di vista di Berlusconi. Sulle altre, forse, avrebbe dovuto spiegare il protagonista, incalzato dalle domande. Ma - come ho detto - non è accaduto. Non ci sono state domande. I direttori di quotidiani incaricati di investigare per noi spettatori la mente, i progetti, i propositi, le intenzioni psicologiche, i programmi politici del centrodestra (ma non c'è più il centro) sono Ferruccio De Bortoli (Il sole 24 ore), Pierluigi Battista (Il Corriere della Sera), Mario Orfeo (Il Mattino di Napoli) e Piero Sansonetti (Liberazione). Ascoltano. «Dobbiamo tagliare l'Ici. Per tagliare l'Ici occorre tagliare la spesa pubblica. E riaprire tutti e 106 i cantieri delle grandi opere, a cominciare dal Ponte di Messina». È possibile fare tutto questo e in questa sequenza? Non ci sono domande. Orfei vorrebbe ritornare a Casini. Risposta: «Abbiamo avuto due milioni in piazza, otto ai gazebo, e tutti hanno votato il mio nome. Non lo vede Casini che sono io il leader?». Tocca a Sansonetti. Il direttore di Liberazione stabilisce subito ce non c'è differenza fra Polo della Libertà e Partito democratico «Sia lei che il Pd non vedete il problema dei salari» afferma, certo senza imbarazzo per Berlusconi. Il leader del Popolo delle libertà viene incoraggiato a non sentirsi solo. Questa è una domanda corredata da scheda, ovvero film su come è duro sbarcare il lunario per tanta gente in questa Italia di Prodi. E nessuno precisa (o chiede) se era meglio o peggio l'Italia dei cinque anni di Berlusconi. E nessuno si domanda: ma se c'è un filmato sulla domanda di un giornalista, vuol dire che quella domanda era concordata. Dunque lo sapeva anche il candidato sottoposto alla griglia della intervista come in certi esami di notai, che però, quando qualcuno se ne accorge, vengono annullati. Infatti Berlusconi, prontissimo, può annunciare che Prodi ha tolto 40 miliardi dalle tasche degli italiani. Tutto ciò senza obiezione di quattro giornalisti di punta. 40 miliardi. Come? In che modo? Quando? Ma Berlusconi ha anche da annunciare un vasto piano di case popolari di cui «ho già studiato la cubatura» (testuale). Dice di se stesso: «I miei nipotini mi considerano Superman». Il silenzio benevolo lo incoraggia a pensare che i suoi nipotini non sono soli. Poi afferma che la caduta della nostra immagine del mondo ha abbattuto le nostre esportazioni. L'Istat ha appena fatto sapere che, mentre era ministro Emma Bonino, le esportazioni (che erano in negativo ai bei tempi) sono salite del 12 per cento, con positiva bilancia commerciale. Ma chi siamo noi per farlo notare a Berlusconi? È qui che Ferruccio De Bortoli parla della indecente scena che si è vista in Senato (e nelle televisioni del mondo) a celebrazione della caduta di Prodi. Mortadella e champagne. Gli altri direttori non raccolgono. Si sente sussurrare dal Capo del Popolo della Libertà che non saranno rieletti i "colpevoli". Chi era in Senato ricorda una scenata indecente da parte di tutta l'opposizione. Ricorda molti altri protagonisti, oltre all'ormai celebre senatore Strano (il primo a inondare di champagne i commessi, ma non il solo). E l'altra star del "Saloon Senato", il senatore Barbato, noto per lo sputo e il gesto della pistola. Sarebbe stato bello chiedere a chi ha potere di vita e di morte su tutto il Popolo della Libertà: «Chi esattamente non rieleggerete a causa di quel terribile evento?». Non è stato chiesto. E mi sento di dire che non accadrà perché ogni presunto colpevole potrebbe indicarne un altro con tanto di immagini. Ma nella serata di Vespa è già partito un filmato sull'immondizia di Napoli, generata dal solo Bassolino negli ultimi sette anni, con musica tipo «Germania anno zero». Battista interviene con una idea che potrebbe cambiare la storia italiana: «Presidente, perché non fa lei, magari ad interim, il ministro delle opere pubbliche e dei rifiuti?». Finalmente, fa intendere Battista, sarà risolto il problema. Quel problema, come ogni altro problema. Perché Berlusconi i problemi li risolve tutti. Cadono qui due affermazioni incontrastate. Berlusconi promette che riaprirà tutti i cantieri, realizzerà l'alta velocità in Piemonte anche con la forza, costruirà, eccome se costruirà, il ponte di Messina. Dice che l'85 per cento del suo programma è stato realizzato. E poiché quel programma era - pensa Berlusconi - perfetto, l'Italia dovrebbe essere oggi l'85 per cento del Paradiso. Possibile che Prodi-Attila abbia distrutto tutto in così poco tempo? Sansonetti resta sull'argomento Tav. Elenca subito le colpe del Partito democratico e reclama attenzione per la sinistra che lui rappresenta. La domanda è legittima, ma il nemico è molto più il Pd che il Popolo della Libertà. E a questo punto, dopo la pubblicità, Vespa confida agli spettatori: «Sapete? Durante l'interruzione i direttori mi hanno detto: "Ma hai visto come è moderato Berlusconi? Avremo una campagna davvero soft"». Questa non è che una piccola parte di cronaca di una trasmissione di quasi tre ore. Resta indispensabile citare solo una affermazione di Berlusconi caduta nel silenzio ma che dovrebbe essere destinata a fare il giro del mondo. Trascrivo: «Stiamo pensando con Don Verzè a una nuova struttura che è già in costruzione a Verona per portare la durata della vita umana a 120 anni». Invece di fermare la trasmissione per riflettere insieme col pubblico su un simile annuncio e saperne di più, Vespa ha fatto una domanda sulla signora Rosa, la madre di Berlusconi, appena scomparsa. Berlusconi ha risposto con comprensibile commozione. E l'argomento della vita quasi eterna è rimasta in sospeso.
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Perché ho ricostruito questa serata elettorale, segnata da alcune anomalie, ma non le peggiori nella storia di Porta a Porta o del personaggio politico Berlusconi, nella sua quinta incarnazione da candidato? Perché lo spettacolo quotidiano delle primarie presidenziali americane ci contagia con una rovente nostalgia di un mondo normale, in cui i politici fanno i politici e i giornalisti fanno i giornalisti. Non mi sento di dare torto a Berlusconi per lo spazio libero che gli è stato donato. Lui è un uomo fortunato. Ma mi sembra indispensabile, per l'equilibrio della campagna elettorale che verrà, elencare, con la maggior cautela possibile, alcune domande a Berlusconi che non sono state fatte dai quattro direttori. Quelle che seguono sono solo una piccola parte. 1 - Lei ha definito la Lega l'alleato più fedele. Ma Bossi aveva invocato la rivoluzione e parlato di armi «che si possono sempre trovare». Ha cambiato parere? Ha ritrattato? Quando?
2 - Dopo gli impegni presi su integrità e trasparenza delle liste, candiderà il senatore Dell'Utri la cui condanna è passata in giudicato? E gli altri condannati e pregiudicati? 3 - Come pensa di finanziare 106 cantieri e costruire il Ponte di Messina e allo stesso tempo togliere l'Ici e tagliare le tasse, mentre crollano le Borse del mondo e vacillano grandi banche?
4 - Lei ha appena detto: «La lotta all'evasione fa paura. Calano i consumi , si ferma la produzione». Vuol dire fine della lotta all'evasione e ritorno alla politica dei condoni?
5 - Ha detto che, durante il periodo Prodi, la criminalità è aumentata. Quando? Come mai le indicazioni dell'Istat dicono che, invece, è alquanto diminuita?
6 - Lei dice che l'Italia è in ginocchio. Dice il contrario di ciò che affermano le fonti europee e internazionali, che mostrano di apprezzare la risalita dell'Italia. Può dare alcune ragioni tecniche e statistiche per la sua affermazione?
7 - Può indicarci dove, in quali eventi, opere o leggi, si è realizzato l'85 per cento del suo programma? Possibile che Prodi abbia distrutto tutto in così poco tempo, fino ad andare, in venti mesi, dal trionfo alla caduta in ginocchio? 8 - Parlando di calo della disoccupazione per merito suo, lei ha citato gli anni 2006 e 2007. Ma in quel periodo l'Italia veniva devastata da Prodi, come lei dice. Può spiegare la contraddizione?
9 - Come pensa di agire con i cittadini che continuano a non volere la Tav? Userà la forza?
10 - Perché abbiamo dovuto correre alle elezioni, rinunciando a cambiare una legge elettorale sbagliata? Qual è la ragione o le ragioni della concitazione e accelerazione cui è stata costretta l'Italia?
11 - Può condividere con noi il progetto geniale suo e di Don Verzè che consentirà il prolungamento della vita umana a 120 anni, o resterà un segreto riservato al Capo del Popolo della Libertà, che lei ha definito, modestamente, indispensabile e insostituibile?
12 - Infine, se fortunatamente vivrà così a lungo, è possibile che prima di quella remotissima data sia permessa l'approvazione di una vera legge sul conflitto di interessi?
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