2008ko otsailaren 15a
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Mobilitazione davanti all'offensiva contro la sinistra indipendentista
basca
Decine di migliaia di persone partecipano alla giornata di sciopero e
mobilitazione in piena offensiva contro l'indipendentismo
Circa 40.000 cittadini baschi scesero in strada per partecipare alle
mobilitazioni convocate, il che fece sì che quella di ieri si
trasformasse in una delle giornate di sciopero generale di maggiore
portata degli ultimi anni. Migliaia di negozi, imprese e centri di
insegnamento chiusero le porte per denunciare "lo stato eccezione." Una
situazione che si vide rispecchiata negli arresti, più di una ventina, e
contusi, circa trenta, prodotti.
Oihana Llorente |
Con oggetto di mettere freno alla scommessa repressiva contro
l'indipendentismo basco sbandierato dall'Esecutivo di Zapatero, circa
40.000 cittadini presero parte ieri alle mobilitazioni convocate nel
quadro dello sciopero generale della sinistra indipendentista basca.
Un'infinità di negozi di paesi e città della geografia basca
albeggiarono con le persiane chiuse e furono centinaia le imprese che
fermarono la produzione. Facoltà ed istituti ebbero una bassa assistenza
di studenti e professori; ed esemplari di mezzi di comunicazione come
GARA o "Berria" non ebbero la abituale presenza nei chioschi.
Furono migliaia e migliaia i lavoratori che cessarono il loro lavoro
giornaliero, apportando così il loro granello di sabbia nella denuncia
dello "stato di eccezione" che subisce Euskal Herria. Un'eccezionalità
che si tradusse nella giornata di ieri in più di una ventina di
arrestati e più di 25 persone ferite dalle forze poliziesche.
In un'epoca nella quale l'indipendentismo basco soffre un particolare
calvario repressivo, la sinistra indipendentista basca dimostrò la sua
capacità di fare fronte ad ogni tipo di impedimenti, convertendo quella
di ieri in una delòle convocazioni più partecipate degli ultimi anni.
Così fu dimostrato nelle mobilitazioni registrate di pomeriggio, dove
ricordarono a Lakua, con grande ironia, che tutto un Governo non portò
recentemente più di 14.000 persone in strada - facendo riferimento alla
marcia realizzata in Bilbo in denuncia del "caso Atutxa" -. Aggregarono
perfino che quella cifra l'ottiene la sinistra indipendentista basca "in
un fine settimana."
Nella manifestazione celebrata a mezzogiorno nella capitale guipuzcoana,
il segretario generale di LAB, Rafa Díez Usabiaga, prese la parola con
oggetto di mostrare il suo rifiuto alla impennata repressiva degli
ultimi tempi. E benché questa strategia pretenda di essere "una
dimostrazione di forza", il leader sindacale intende che quello che il
PSOE sta mettendo in evidenza è che "è malato."
Rafa Díez sottolineò che lo Stato spagnolo ha "una malattia con Euskal
Herria" ed assicurò che con attuazioni repressive come quelle degli
ultimi tempi dimostrano la "debolezza democratica per abbordare il
conflitto politico in termini strettamente democratici."
Dettagliò che le illegalizzazioni, le torture e le detenzioni massicce
sono gli ingredienti della "terapia" utilizzata dalla formazione di
Zapatero. Una strategia che, a giudizio del segretario generale di LAB,
"non lascia futuro alcuno per questo paese."
Díez Usabiaga che comparve momenti prima dell'inizio della
manifestazione di San Sebastian nella quale si riunirono più di 4.000
persone, si congratulò per la "importante" risposta ottenuta e reiterò
che la società basca sta dicendo con chiarezza ` no' a questo stato di
eccezione coperto."
Segnalò che il desiderio della cittadinanza di Euskal Herria si basa sul
"superamento di tutte le violenze", cosa che patrocinò, con forza, per
la costituzione di una cornice democratica che rispetti Euskal Herria
come nazione, come la volontà dei suoi cittadini in tutti i loro
territori. "Quella è la terapia politica per costruire un futuro
democratico e di superamento di conflitto", annotò.
Ore più tardi ed in Bilbo, lo storico militante indipendentista Tasio
Erkizia alzava la voce per affermare che la sinistra indipendentista
basca non chiede "l'indipendenza ed il socialismo per domani", bensì
un'uscita democratica dal conflitto che soffre Euskal Herria. "Chiediamo
il diritto a vivere e pensare come nazione", manifestò.
Erkizia dettagliò che la risposta della giornata di ieri fu "positiva,
ampia e disuguale, ma importante", e segnalò che servì per dire "stop"
alla repressione. Una strategia, quella degli stati che, secondo
Erkizia, "benché generi sofferenza non ferma questo paese."
Dopo le dichiarazioni dello storico militante, circa 3.000 persone
andarono dirette a Sabin Etxea, dove i manifestanti si rivolsero a
quelli che hanno cercato di "ridicolizzare" la convocazione di sciopero
durante questa settimana, in chiaro riferimento a PNV, EA, Aralar e
Nafarroa Bai, indicando loro che "al di sopra di sigle ed interessi
parziali", la convocazione fu riflesso della "dignità" di un paese.
In quel senso, si domandarono perché non aderirono queste formazioni
alla convocazione di ieri, e mostrarono i loro dubbi sul fatto se il
rifiuto risponda al "disaccordo con la convocazione o a che la strategia
repressiva beneficia i loro interessi parziali."
Per terminare la mobilitazione, ricordarono a tutti i partecipanti che
la lotta in favore dell'indipendenza non è stata "mai facile in Euskal
Herria" ed emersero che, benché si percepisca un futuro incerto, la
sinistra indipendentista basca "non cesserà nel suo lavoro politico."
Dettagliarono inoltre che avranno "la mano tesa in favore di una cornice
democratica ed il pugno chiuso per denunciare tutti gli attacchi."
Askatasuna, da parte sua, sottolineò che "al di sopra di" tutti gli
ostacoli migliaia di persone alzarono la loro voce per dire "ora
basta!." Notò che la scommessa repressiva ha avuto la sua risposta nelle
strade, imprese e facoltà, ed affermò che quello di ieri fu "un passo
importante nella costruzione del muro contro la repressione."
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