[NuovoLab] Evento fuoriporta per la Semillita del sol

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Autor: yabasta genova
Datum:  
To: Mailing list del Forum sociale di Genova
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Betreff: [NuovoLab] Evento fuoriporta per la Semillita del sol

Semillita del sol!
BandaBardò, Carmen Consoli, marina Rei, Cisco, Luca Morini, Peppe Voltarelli, Aprés la classe...
in concerto insieme per il diritto ad un'educazione degna in Chiapas

A 12 anni dalla firma degli Accordi di san Andrés per il riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni, due giorni di festa, sport, musica e dibattiti per sostenere il progetto Semillita del sol e il cammino delle comunità zapatiste in resistenza.
A Taneto di Gattatico (RE) il 15 e 16 febbraio 2008.

Programma:

Venerdì 15 febbraio: ore 22.00
Inaugurazione mostra fotografica

a seguire concerto con:
Cisco
Aprés la classe
Luca Morini (Mau Mau)
Bandabardò

Sabato 16 febbraio:
ore 17,30 dibattito: un mondo che contenga molti mondi: percorsi-immagini-parole

ore 22.00 concerto con:
Marina Rei
Carmen Consoli
Peppe Voltarelli (Parto delle nuvole pesanti)
Bandabardò

tutte le iniziative si svolgeranno presso:
circolo Arci Fuori Orario, Via Don Minzoni 96/b - Taneto di Gattatico (RE)

www.inventati.org/yabasta.genova
www.arcifuori.it
www.bandabardo.it

Per sostenere il cammino delle comunità zapatiste in resistenza.
Per contribuire al Progetto Semillita del sol – Educazione Autonoma Caracol Roberto Barrios

Gli Accordi di San Andres: la storia di come il Governo Messicano si è rifiutato di riconoscere realmente l’autonomia indigena.
Oggi come ieri ricorre l’anniversario della presentazione del documento: Il Dialogo di San Andres e i diritti e la cultura indigeni, documento presentato il 15 Febbraio del 1996 dalla Comandancia dell’EZLN. Tale documento che tutti ricordiamo come gli Accordi di San Andres annunciava la fine della prima fase dei negoziati con il governo Messicano ed esprimeva l’indignazione per le insodisfatte richieste di riconoscimento per i popoli indigeni e che a conseguenza di ciò la lotta sarebbe continuata.
Il documento evidenziava come il governo federale fosse per l’ennesima volta venuto a meno agli impegni che si era riproposto di soddisfare per riconoscere la legittimità culturale e politica dei popoli indigeni. A dimostrazione di questo, infatti, il governo messicano ometteva il riconoscimento delle autonomie municipali e regionali e, tra le varie inadempienze, restava il nodo sostanziale: la trasformazione del sistema giuridico, fondamentale per garantire non solo i diritti individuali ma anche quelli collettivi dei popoli indigeni. Gli Accordi di San Andres parlano di tutto questo, dell’esercizio di un governo autonomo, dell’incremento della rappresentanza politica e culturale delle comunità indigene.
Il 16 Febbraio 1996 dopo quasi un anno di lavoro, dopo una serie di incontri e scontri, di tensioni, persecuzioni ed ostilità l’Ezln e il governo federale firmano i primi accordi di pace. In questa occasione il governo si impegnava a riconoscere costituzionalmente l’autonomia dei popoli indigeni e garantiva il riconoscimento dei diritti politici, giurisdizionali e culturali di questi.
Purtroppo, in pieno stile messicano gli accordi rimangono carta straccia e il potere federale sceglie la strada della guerra sporca, giá conosciuta in questo continente.
Appaiono i gruppi paramilitari come “Paz y justicia” che minacciano, sequestrano, intimidiscono ed uccidono: il 22 dicembre 1997, ad Acteal, 47 persone sono uccise a sangue freddo mentre pregano nella chiesa locale; nel giungo 1998, a El Bosque, 15 persone perdono la vita in uno scontro a fuoco. L’Esercito federale interviene e concentra le sue truppe in Chiapas, facendo di questo stato il piú militarizzato di tutto il paese. Ma gli zapatisti resistono ancora una volta come lo hanno fatto, dicono, “da oltre 500 anni”. Non solo resistono ma progettano, organizzano e costruiscono i territori ribelli sui quali i popoli indigeni si affermano autoriconoscendosi quei famosi accordi che tutelano i propri diritti e la propria cultura.

Cosa sta succedendo adesso?
Oggi la situazione in Chiapas è tornata ad essere molto delicata, l’EZLN denuncia la creazione di nuovi gruppi paramilitari ora sotto il nome di “organizzazioni indigene” come lo é l’Opddic (Organización por la Defensa de los Derechos Indígenas y Campesinos), nata nel 1997, quale braccio piú politico di altri gruppi paramilitari quali il MIRA e Los Chinchulines. Scomparsi questi, l’Opddic ha agglutinato tutti i vecchi appartenenti ai gruppi giá menzionati, oltre a quelli della famigerata formazione di Paz y Justicia. Ora l’Opddic realizza le stesse azioni di abuso e minaccia nei confronti delle comunitá indigene zapatiste e non solo. Sono quasi quotidiane le denunce che provengono dalle Juntas de Buen Gobierno: accuse, anche penali, minacce, agressioni fisiche, sequestri di persona, furti, provocazioni, espropri di terra. In alcuni casi tale organizzazione é giunta ad assasinare. In altre occasioni inviano lettere alle Juntas nelle quali affermano di essere in possesso delle armi sufficienti a sgomberarli. Se non sono lettere, sono le scorribande nelle comunitá, con pickup scoperti, brandendo armi di grosso calibro. Tutto pur di continuare a trafficare illegalmente legna, svendere la terra, porre il territorio e le risorse al servizio delle grandi multinazionali, americane ed europee presenti in Chiapas. Le denunce e le prove della collusione tra questo gruppo e la polizia statale (che dá loro armi), l’Esercito federale (che fornisce addestramento), il Governo statale (che da soldi) e il Governo federale (che, attraverso il Ministero dell’Agricoltura, legalizza le terre espropriate agli zapatisti) sono molte e parlano chiaro rispetto alla strategia del governo. Ma forse terra e legna sono solo pretesti. É infatti chiara l’intenzione di sabotare lo sforzo politico promosso dall’EZLN, la Otra Campaña. Da parte sua, l’EZLN avvisa che resisterá e difenderá quel che é stato conquistato: “Con il nostro sangue abbiamo recuperato la vita per la nostra madre terra, con il nostro sangue la difenderemo. Non importa quanti soldati, poliziotti o paramilitari verranno, proteggeremo la terra che conserva i nostri morti anche al prezzo della nostra libertá o della nostra vita”.
Oggi come ieri continuamo a sostenere e a difendere la lotta delle comunità zapatiste insieme ai tanti colletivi, organizzazioni e soggetività che camminano nei loro territori per costruire nel presente un mondo fatto di tanti mondi. Sostenere e difendere le rivendicazioni dei popoli indigeni non è solo garantire a loro il riconoscimento delle proprie forme di vita ma in questo affermare la dignità e la legittimità delle resistenze globali che dal basso sfidano l’alto senza paura.
Associazione Ya Basta!

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