[NuovoLab] MODELLO MITTERRAND

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Szerző: Sergio Casanova
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Tárgy: [NuovoLab] MODELLO MITTERRAND

...ma Bertinotti non è stato il grande timoniere della decisiva svolta politica del PRC che si proponeva di "far cambiare rotta al centrosinistra"?
...ma il suo PRC cosa ha fatto, a parte le ciance, per la distribuzione dell'extragettito ai salari e quando, dalla postazione governativa che sosteneva foriera di grandi risultati, ha avuto come "bussola ... chi guadagna 1.100 euro".

Ora è arrivato ad assumere come modello Mitterrand. Nulla di particolarmente scioccante, rispetto al percorso degli ultimi 4-5 anni, ma perchè ha continuato a raccontare la fola del cambiamento di società e ha mandato al macello politico quelli che hanno pervicacemente creduto (e qualcuno lo fa ancora) alle sue parole?

Almeno il quadro di Sironi si salva!



Intervista a Bertinotti: "Questo Pd può vincere"
«Discutibile la scelta di Veltroni. Ma ci consente di fare di necessità virtù e spazza via le ambiguità»
ROMA — Alle 11.30, seduto sul divano del suo studio alla Camera sotto una magnifica tela di Sironi, Fausto Bertinotti sfoglia le agenzie di stampa e si vede che è contento per com'è andato l'incontro tra Veltroni e i segretari della sinistra. «Bene, molto bene. Vede cosa dice Mussi? "Parte la sfida". E le stesse parole usa Diliberto. Perfetto. Ci abbiamo messo un po', ma finalmente siamo arrivati».
La Cosa rossa da una parte e il Pd dall'altra. Confessi che anche lei voleva questo, presidente.«Ovviamente è la conseguenza di una scelta del Pd che noi riteniamo discutibile, ma la decisione di Veltroni ci consente di fare di necessità virtù. L'esito dell'incontro è una presa d'atto, però spazza via equivoci e ambiguità, presenta in maniera netta il campo delle alternative alla destra e consente di progettare il futuro».
Quindi niente accordi, desistenze o altri patti elettorali?«Constato che ognuno corre per suo conto. Tra noi e il Pd si apre la sfida su chi ha la risposta PIU' RIFORMATRICE alla crisi del Paese. Era indispensabile che l'unità della sinistra non fosse solo un cartello elettorale, ma un nuovo soggetto. Che la seconda Repubblica sia finita oppure mai iniziata, ora comincia il processo costituente della sinistra».
Si riparte dal centrosinistra col trattino?«Per la verità si riparte dalla sostituzione del trattino con una "e", centro e sinistra».
Tornerete a governare insieme?«Chissà. Dobbiamo capire le ragioni della sconfitta, saltare una fase sarebbe un'operazione acrobatica. Il lutto va elaborato, altrimenti non si capirebbero le scelte che stiamo facendo, a partire da quella del Pd. Se il problema fosse il tornare al governo come eravamo, non avrebbe senso la corsa solitaria di Veltroni. La campagna elettorale è solo l'inizio e mi piace confrontarlo con L'EPINEY DI MITTERRAND, che dopo la sconfitta pose le basi per la riconquista. Spero solo che non ci metteremo tre legislature come Mitterrand».
Lei quanto tempo si prende, per ricostruire?«Non mettiamo il carro davanti ai buoi. La mia bussola fondamentale, per le elezioni e per dopo, è costruire un grande soggetto della sinistra per poi definire un nuovo campo delle alleanze. Il tema del governo non deve essere espulso dall'orizzonte, sebbene si debba passare per una fase di opposizione creativa e influente».
Sta teorizzando la necessità della sconfitta...«No, questo è un argomento che non può essere usato. La scelta è del Pd. Nessuno tenti di addossare alla sinistra la causa della sconfitta».
Non teme l'accusa di aver favorito il ritorno di Berlusconi?«Né la sinistra né il Pd devono mettere in campo l'argomento inquinante che qualcuno vuole la sconfitta. La formula di Bruno Storti, marciare divisi per colpire uniti, può essere la risposta più efficace. Nel 2006 la domanda fondamentale era cacciare Berlusconi, oggi è come cambiamo il Paese. Per proporre l'orizzonte del governo bisogna prima indagare le ragioni della sconfitta».
Si riconosce in coloro che addossano le maggiori responsabilità a Prodi?«La colpa della sconfitta è anche di Prodi, certo. Ma la corda si è spezzata a destra. Se Dini e Mastella non avessero tolto la fiducia, con la correzione di rotta da noi indicata il governo sarebbe ancora in carica. Ora Veltroni chiede di aumentare i salari usando l'extragettito? Sempre meglio oggi che domani, ma PERCHE' NON E' STATO FATTO IN FINANZIARIA? Abbiamo perso un'occasione e adesso è tardi, Berlusconi dirà di no».
Tra lei e Veltroni c'è un patto o solo un'intesa?«Siamo concorrenti, però c'è rispetto reciproco, credo si ritenga il progetto dell'altro non condivisibile ma proponibile. La storia della sinistra è sempre stata la demonizzazione dell'altro, fratelli coltelli. Ecco, dobbiamo dismettere la tentazione di costruire la propria fortuna sulle disgrazie dell'altro. Credo che il Pd non risolverà i problemi, ma può anche avere successo».
E se Veltroni dovesse miracolosamente vincere?«Fare opposizione da sinistra a un governo del Pd è una buona condizione, meglio che farla alle destre vincenti. Mi pare però difficilmente prevedibile una vittoria del Pd. Ora è astro nascente, ma in quel partito c'è un conflitto devastante, dall'aborto ai matrimoni gay. Ecco, la sinistra è strategicamente decisiva per influenzare il corso del Pd, come è successo in Germania con Die Linke ».
L'8,7 ottenuto dalla sinistra unita in Germania sarebbe per voi una vittoria o una sconfitta?«Siamo uomini di grande ambizione, mai porre limiti alla provvidenza rossa».
E se dopo il voto Veltroni e Berlusconi dessero vita a una grande coalizione, come auspica Chiamparino?«Segnerebbe la sconfitta del disegno di Veltroni, la contraddizione della sua vocazione. La grossa coalizione mortifica la dialettica politica e sospinge pericolosamente al centro, contrastarla è compito della sinistra».
È disposto a confrontarsi in tv con Veltroni e Berlusconi?«Ne sarei contento, anche con il candidato della Rosa bianca».
Conferma che farà il leader per 40 giorni?«Il candidato premier, ci tengo alla differenza. Dopodiché la mia determinazione è assoluta, non ci sono uomini per tutte le stagioni».
Lascerà a Nichi Vendola?«Vedremo, nelle organizzazioni democratiche non ci sono eredi di sangue. Ma il problema è di facile soluzione».
Come imposterà la campagna elettorale?«LA MIA BUSSOLA E' CHI GUADAGNA 1.100 EURO. Io immagino la Sinistra e l'arcobaleno come un grande arcipelago che sta insieme, ma in cui le isole vivono riccamente e autonomamente in una relazione di scambio e osmosi».
Se non vi alleate per le Politiche, come potrete continuare a governare sul territorio, a cominciare da Roma?«A Roma sono assolutamente per configurare un'alleanza per Rutelli. Sarebbe un errore gravissimo far discendere dalla scelta nazionale cambiamenti delle alleanze sul territorio».
Cederà a Diliberto, che vuole falce e martello nel simbolo?«Il simbolo è quello della sinistra e l'arcobaleno, la falce e martello non è mai stata oggetto di discussione. Il discorso è se inserire i richiami alle quattro forze, ma essendo il candidato, per me qualsiasi decisione va bene».
Monica Guerzoni09 febbraio 2008

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