Autor: Alex Foti Data: Para: precog, critical mass milano - crew ::: http://www.inventati.org/criticalmass/ ::: la rivoluzione non sara' motorizzata !!! Assunto: [Cm-milano] l'expo di crudelia moratti e dell'immobiliarismo
milanoide (dal manfo)
Tutti i mercanti alla fiera di Letizia
Milano vestita a festa accoglie e coccola i commissari che a marzo
decideranno dove si terrà fra sette anni l'esposizione universale. Il
sindaco Moratti e tutto il paese rischiano di perdere, ma la città è
già un enorme cantiere a cielo aperto che macina decine di miliardi di
euro
Giorgio Salvetti
Milano
Per il sindaco Moratti è l'ultima occasione. Si vince o si perde. Il
31 marzo, a Parigi, si deciderà se l'Expo 2015 si terrà a Milano o a
Smirne (Turchia). In questi giorni il capoluogo lombardo si gioca
tutto. Sono arrivati a Milano i 140 commissari del Bie, l'intero
comitato giudicante. Passeranno gradevoli giornate di turismo e
shopping. Oggi gran galà con ballo in maschera e visita a San Siro per
vedere l'Inter. E domani, convegno al Museo della Scienza e della
Tecnica con i ministri D'Alema, Rutelli e Bonino. Ospite d'onore
Jacques Attali, l'uomo per le riforme di Sarkozy.
Vincere a tutti i costi
Mai come oggi la vittoria appare tutt'altro che scontata. Questioni
geopolitiche: molti paesi non intendono scontentare la Turchia, per
ora fuori dall'Europa e la Cina preme per favorire il porto di Smirne.
Sulla carta i voti per Milano ci sono, o almeno c'erano. Ma l'entrata
di 40 nuovi membri nel Bie non favorisce Milano: basta pochissimo
perché il verdetto sia ribaltato, e le diplomazie vociferano di
compravendita di voti. «E' un po' come il voto di fiducia al Senato»,
esagerano alcuni. A proposito, la caduta del governo certo non aiuta,
per non parlare della crisi di Malpensa. Vittorio Sgarbi, assessore
alla cultura di Palazzo Marino, è pessimista, e non è il solo. Ma
Letizia Moratti su Expo ha puntato tutto. Perdere sarebbe una
sconfitta quasi irrimediabile, un grosso problema anche e soprattutto
per tutti coloro che grazie alla spinta di Expo contano di fare affari
da miliardi di euro costruendo e facendo fruttare al massimo i terreni
di Milano e hinterland. E sì, perché se è difficile negare che Expo
sia un'occasione da non perdere, è anche evidente che intorno all'Expo
ruotano tutti i colossali progetti di trasformazione della città.
Affari enormi, ma per pochi privati. Costruire, ovunque e comunque, e
troppo spesso con poco rispetto per il verde, per la vivibilità, e
senza un euro per l'edilizia popolare (gli affitti a Milano, solo
negli ultimi sei mesi, sono saliti del 2,7% a fronte dell'inflazione
all'1,8%: in media, 932 euro al mese per una casa di 65 metri quadri).
Questo è il risulato della politica dell'ex sindaco, Gabriele
Albertini, il quale ha dato il benestare a grandi operazioni
immobiliari in totale assenza di un piano generale e in mancanza di
consultazioni democratica. Il sindaco Moratti, prima ancora di
cominciare, si è trovata così i cantieri già aperti e i cittadini
imbufaliti. Che fare? Ecco l'idea geniale: candidarsi per l'Expo.
Moratti ha mostrato tutta la sua abilità politica, mediatica e
imprenditoriale. Grazie alla sua «trovata», in un colpo solo ha
incassato l'appoggio incondizionato del governo Prodi, della Provincia
di centrosinistra e del competitor Formigoni, e si è lanciata sulla
piazza nazionale e internazionale. Ha azzittito la sua maggioranza
divisa sull'ecopass, e di fatto ha cancellato l'opposizione. Cosa non
meno importante, è riuscita a dare l'impressione di una gestione
unitaria dei progetti disaggregati, e contestati, approvati da
Albertini.
I numeri di Expò 2015
Ma cos'è Expo? Sei mesi di fiera, tra sette anni. Un tema appetitoso e
molto made in Italy: «Nutrire il mondo. Energia per la vita», grande
kermesse dell'alimentazione e dell'agricoltura contro la fame nel
mondo; con strizzatina d'occhio all'ambiente: tutto sarà a impatto
zero con un importante potenziamento dei trasporti pubblici (a fare da
garante Legambiente). Una promessa fa ancora più gola: «Il 90% delle
strutture rimarranno a servizio della città». Non basta? Allora: 65
mila posti di lavoro, 7 mila eventi, 160 mila visitatori al giorno,
per un totale di 29 milioni in sei mesi. Cifre forse troppo
ottimistiche, ma irresistibili per qualsiasi città del mondo. La
location di Expo è in progetto accanto alla nuova fiera di Rho-Pero:
1,7 milioni di metri quadri per i nuovi padiglioni, una torre e la
nuova fermata della Tav Torino-Milano, per un investimento di 1,4
miliardi di euro. Il tutto in project financing, con investimenti da
privati, Governo, Regione, Comune Provincia e soprattutto Ue. Di
contorno, è previsto un gigantesco piano di infrastrutture. Si parla
di 11 miliardi di euro per un giro d'affari che potrebbe arrivare a 34
miliardi di euro. Tra le opere strettamente connesse figurano una
nuova linea della metropolitana, la terza pista di Malpensa (per quali
voli, a questi punti non si sa...), e le strade (tanto per non
scontentare gli automobilisti): Pedemontona, BreBeMi
(Brescia-Bergamo-Milano), Broni-Mortara, e l'anello tangenziale
esterno. C'è dell'altro. Verranno recuperati 124 mila posti letto
(nuovi alberghi), per finire con l'improbabile opera faraonica di
ispirazione leonardesca: una via d'acqua che da Rho porta ai Navigli.
Su tutto, naturalmente, milioni di metri cubi di cemento.
E qui Expo ricorda molto i progetti di speculazione dell'era
Albertini. Il sito accanto alla nuova fiera di Rho, che a pochi anni
dall'inaugurazione è già in crisi, sorgerà su un'area di 1,7 milioni
di metri quadri di proprietà per 2/3 della Fondazione Fiera e per 1/3
della famiglia Cabassi. L'affare è semplice: l'area sarà gratuitamente
disponibile per Expo, e in cambio, al termine della fiera, i terreni
torneranno ai privati trasformati da agricoli in edificabili. Un
business miliardario.
Il cantiere Milano
Ma Rho-Pero è niente rispetto al «radicale processo di rigenerazione
urbana» già in atto. Secondo Legambiente, negli ultimi 15 anni, a
Milano, 30 progetti hanno trasformato 11,248 milioni di metri quadri
di territorio, in 40 anni Milano ha consumato il 37% delle aree
agricole: un record in Europa. Le aree dismesse sono ancora immense,
le altissime rendite del mattone attirano i privati e il pubblico si
limita a fare da sponda. Expo potrebbe fungere da propulsore per
progetti già approvati, gli stessi che hanno incontrato l'opposizione
dei cittadini. Piani edilizi da miliardi di euro per l'80% finanziati
dalle banche: il Sole 24Ore parla di debiti per 7 miliardi.
Alla vecchia Fiera, in piena città, è in stand by il progetto
Citylife. Su un'area di 225 mila quadrati, venduta per 583 milioni di
euro da Fondazione Fiera ai privati, è prevista la costruzione di tre
grattacieli firmati dagli architetti Isozaki, Hadid e Libeskind. Gli
indici di edificabilità sono stati appositamente raddoppiati.
L'operazione è gestita da Generali, Ras, Lar, Lamaro e Progestim
(ovvero Ligresti). Investimenti per 2 miliardi di euro finanziati da
una cordata di banche (Mediobanca, Popolare Milano, Capitalia, Banca
Intesa) coordinate dalla tedesca Eurohypo. Per ora è tutto fermo. Il
comitato di cittadini della zona, «Vivi e progetta un'altra Milano»,
chiede di spalmare le volumetrie su un'area maggiore. «Ho
l'impressione che fino a marzo, e cioè fino alla scadenza per la
candidatura di Expo - dice Ronaldo Mastrodonato - tutto resterà
fermo». Altro progetto strenuamente avversato dalla cittadinanza del
quartiere Isola è la cosiddetta «città della moda» in zona
Garibaldi-Repubblica, nelle mani della americana Hines: costo
complessivo 2,5 miliardi. A Santa Giulia (Rogoredo) costruisce invece
il gruppo Zunino. A Sesto San Giovanni, su progetto di Renzo Piano,
ancora Zunino investe 4 miliardi di euro su un'area di 1,3 miliardi di
metri quadri delle ex acciaieria Falck (anche qui, indici di
edificabilità raddoppiati). E' poi in progetto la costruzione
dell'istituto di ricerca di Veronesi, il Cerba, sui terreni agricoli
del Parco Sud. E ancora, la probabile riqualificazione dell'area
dell'Ortomercato (non a caso appena «visitato» dalla Finanza con una
retata) e delle aree dismesse delle ex stazioni delle Ferrovie (1,5
milioni di metri quadri, trasformati in aree edificabili senza alcun
vincolo purché Fs costruisca il secondo passante ferroviario, un altro
buon affare).
Chi dice sì, chi dice no, chi dice nì
Soldi e cemento contraddicono i buoni propositi ecologisti di Expo. Ma
come dire no a una simile occasione di sviluppo? Insomma, stiamo
parlando solo di un modo più elegante per continuare l'opera di
deregulation urbanistica, oppure del meritevole tentativo di darle
almeno una qualche forma di coordinamento pubblico? Sergio Brenna,
urbanistica del Politecnico, non ha dubbi. «Nell'inquadramento
urbanistico del 2000 - spiega - l'area di Rho era destinata a un
intreccio di parchi e servizi e invece diventa edificabile. Stanno
preparando il piano di governo del territorio ma la valutazione
ambientale strategica non si fa. Tutto si riduce a una somma di
operazioni contingenti». Nettamente contrario Luca Trada del comitato
NoExpo, che domani consegnerà un dossier ai delegati Bie. «Expo è un
grande affare, una fiera dei e per i privati che trasforma la città in
un grosso mercato a scapito del verde e della vivibilità». Più
possibilista, invece, il consigliere verde a Palazzo Marino Maurizio
Baruffi: «Non si tratta di dire no, si tratta di vedere come verrà
realizzato Expo. Per quelli che temono che sia la fiera delle
industrie agroalimentari pro Ogm, ricordo che nel comitato scientifico
c'è Carlo Petrini (Slow Food). Per quanto riguarda il nesso con gli
altri progetti edilizi, come Garibaldi-Repubblica, va detto che sono
già stati approvati prima di Expo. Bisogna che davvero sia l'occasione
per incentivare i mezzi pubblici, per garantire uno sviluppo diverso,
ma non si può dire no a priori. Se Milano dovesse perdere sarebbe una
sconfitta per tutti». Il mondo del lavoro, ovviamente, deve starci.
Non si oppone Antonio Lareno, segretario della Cgil di Milano. «La
Cgil non è contraria ma vigile - spiega - per quanto riguarda gli
indici di edificabilità e per quanto riguarda il lavoro. Abbiamo
firmato con la Moratti un memorandum che istituisce un tavolo con i
sindacati, contro il lavoro irregolare e per la sicurezza dei
lavoratori. Bisogna dire che la Moratti ha inaugurato un nuovo modello
di partecipazione neo-corporativa che esclude il consiglio comunale ma
che coinvolge gli altri enti, sindacato compreso». Più disarticolata
la posizione del Prc, più o meno contrario a seconda delle varie
anime. Luciano Muhlbauer, consigliere regionale, è contrario: «Non si
tratta di un no pregiudiziale, ma così com'è Expo non è un'occasione
di riqualificazione per chi vive in città ma solo un'opportunità per i
costruttori. E' evidente che sponsorizza una gestione urbanistica
negoziata e non programmata, con probabili leggi speciali che aprono
la pista a ulteriori libertà di manovra. Quanto alle promesse sulla
tutela dei lavoratori, di tavoli ne ho visti...ma poi c'è la realtà:
in Lombardia il 50% del lavoro è irregolare, e basta ricordare cosa è
successo nei cantieri della nuova Fiera tra infiniti subappalti».
Alle stelle, o alle stalle
Mancano due mesi al giudizio finale. Se Milano perderà sarà un
mazzata, soprattutto per Lady Letizia che rimarrà qui a bocca
asciutta: le elezioni sono alle porte e Formigoni è già ministro. Se
vincerà, invece, le sue quotazioni saliranno alle stelle e avrà gioco
facile a travestirsi da simbolo della Milano che cresce e trascina
l'immagine dell'Italia fuori dalla monnezza. E se sarà una valagna di
soldi e di cemento, sarà difficile fermarla.