[Lecce-sf] Appello per il 1 marzo a Roma

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Appello per una manifestazione nazionale il 1°marzo a Roma



Lanciamo un appello affinché sabato 1 marzo una nuova e grande
manifestazione popolare porti in piazza la richiesta del ritiro
immediato
delle truppe italiane da tutte le aree di guerra e affinché le
crescenti
spese destinate al settore militare vengano utilizzate per le assai più
urgenti esigenze sociali.

Il Consiglio dei Ministri del decaduto governo Prodi, ha reiterato –
tra i
suoi ultimi atti istituzionali – il decreto che rifinanzia e mantiene
le
missioni militari italiane in Afghanistan, Balcani, Libano, Africa.
Questo
decreto dovrà essere approvato in Parlamento. La sua bocciatura
metterebbe
in seria crisi la partecipazione e la complicità del nostro paese con
la
guerra permanente in corso dal 2001 in diverse regioni del mondo e che
rischia una nuova escalation in aree come i Balcani e l'Iran.

Chiamiamo a scendere in piazze tutte le reti, le associazioni, i
soggetti
che hanno animato in questi anni il movimento contro la guerra .
In questi anni abbiamo portato in piazza con coerenza il nostro
No alla guerra, senza fare sconti a nessuno, né al governo Berlusconi
né al governo Prodi, anche quando quest'ultimo ha potuto godere del
sostegno dei gruppi parlamentari dei partiti della sinistra
e delle associazioni aderenti alla Tavola della Pace.

La realtà dei fatti ha rivelato che le missioni militari approvate dai
governi negli anni scorsi, vedono le truppe italiane impegnate nei
combattimenti
in Afghanistan ("Operazione Sarissa"), nell'occupazione del territorio
libanese a puntello di un governo ostile a metà di quel paese, nella
copertura
militare alla secessione pilotata del Kosovo che prelude ad una nuova
guerra "umanitaria" gestita militarmente anche dall'Unione Europea,
nell'opera di gendarmeria contro gli immigrati in Africa (vedi
l'accordo
Italia-Libia).
Queste missioni operano nel quadro della NATO, dell'ONU o sulla base di
accordi multilaterali, ma rivelano sistematicamente il loro carattere
bellicista e neocoloniale. Il fatto che le truppe sui fronti di guerra
vengano affiancate talvolta da organizzazioni civili finanziate dai
governi occupanti e appoggiate ai governi-fantoccio locali, non ne
modifica
affatto la natura e gli obiettivi strategici. ma contribuisce alla
manipolazione
mediatica sulle guerre umanitarie coperte da "missioni di pace."

In questi due anni abbiamo visto le spese militari crescere del 24% e
l'ampliamento della presenza di basi militari USA e NATO nel nostro
paese.
E' il caso
di Vicenza, dove ben tre manifestazioni nazionali e l'opposizione
popolare
hanno fatto capire molto chiaramente che la nuova base al Dal Molin non
si
deve costruire, ma parliamo anche di Camp Darby, Sigonella, Taranto.
Abbiamo visto progettare nuovi luoghi di guerra come l'impianto per
l'assemblaggio degli F 35 a Novara e l'adesione – quasi segreta –
dell'Italia allo
Scudo missilistico statunitense o alla cooperazione militare con
Israele.
Abbiamo verificato che il governo ha mantenuto l'embargo contro la già
stremata
popolazione palestinese di Gaza o che circa 90 bombe nucleari USA sono
ancora stoccate nelle basi di Ghedi ed Aviano.

Noi vogliamo mettere in crisi questa politica militarista che espone il
paese a tutte le devastanti conseguenze della guerra e vogliamo
renderne
difficile l'attuazione in ogni luogo.

L'opposizione alla guerra resta una questione decisiva e dirimente nei
movimenti sociali a livello internazionale. Lo ha dimostrato la
giornata
mondiale del 26 gennaio scorso che ha visto centinaia di manifestazioni
No
War in tutto il mondo e manifestazioni in dodici città italiane.

Ci sentiamo parte di un vasto movimento internazionale che ripudia la
guerra nei paesi che conducono aggressioni e interventi militari contro

altri
paesie siamo solidali con le popolazioni che resistono alle occupazioni
militari e coloniali.
Ci sentiamo solidali con gli attivisti no war condannati assurdamente
e pesantemente dal tribunale di Firenze per una manifestazione del
maggio
'99
contro la guerra alla Jugoslavia. A nessuno può sfuggire la minaccia
alle libertà democratiche e le derive razziste che vengono prodotte
da un apparato statale impegnato nella guerra

Noi chiediamo l'immediato ritiro dei contingenti militari italiani dai
paesi
in cui sono stati inviati, la destinazione a uso sociale dei fondi
previsti per le spese militari e la riconversione a uso civile dei
luoghi di
guerra
(basi, caserme, impianti) disseminati nel nostro paese, a cominciare
dalle
numerose caserme in dismissione che altrimenti diventerebbero preda
della
speculazione immobiliare.

Vogliamo agire per una radicale inversione di tendenza rispetto alle
politiche militariste di tutti i governi degli ultimi anni di
centrodestra e centrosinistra e da qualsiasi eventuale futuro governo
che
voglia
proseguire su questa strada.

Chiamiamo alla mobilitazione per sabato 1 marzo con una manifestazione
nazionale a Roma che incida sia sulle decisioni del Parlamento che
nella
società, impedendo la conferma del decreto che rinnova e finanzia le
missioni militari italiane all'estero.

Il Patto permanente contro la guerra

(Action, Confederazione Cobas, Disarmiamoli, Global Meeting Network,
Mondo senza guerra, Partito Comunista dei Lavoratori, Rappresentanze
Sindacali di Base, Red Link, Rete dei comunisti, Semprecontrolaguerra,
Sinistra Critica)





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