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Firenze. Pesanti condanne ai manifestanti contro la guerra nei balcani
del 1999.
Solidarietà delle RdB CUB
Firenze – martedì, 29 gennaio
2008
Le tredici condanne a sette anni inflitte dal Tribunale di
Firenze ad altrettanti militanti del movimento contro la guerra per i
fatti avvenuti al Consolato Americano il 13 maggio 1999, in occasione
dello sciopero generale promosso dal sindacalismo di base contro la
partecipazione dell’Italia alla guerra dei Balcani, sono un enormità,
una cosa che va ben oltre le già gravi richieste avanzate al P.M..
Si cerca in questo modo di criminalizzare in nome del pensiero unico
ogni forma di dissenso e di organizzazione che si muove e lotta contro
il neo liberismo, la guerra e la globalizzazione .
Occorre
ricordare che quel giorno i manifestanti furono vittime e non
protagonisti della violenza, infatti a Firenze ci furono delle cariche
immotivate e violente miranti ad impedire la vasta, legittima e
pacifica protesta contro la guerra e i bombardamenti NATO su Belgrado.
E allora ci domandiamo se questa sentenza non sia il preludio di
altre già scritte, che mirano a distruggere ogni forma di lotta e di
opposizione sociale in questo paese, in un momento in cui la classe
politica dominante ha perso ogni contatto con il paese reale, dove i
lavoratori durano fatica ad arrivare a fine mese e dove anche gli spazi
di democrazia sui luoghi di lavoro si riducono ogni giorno, dove
altresì ogni giorno muoiono 3 persone sul lavoro in nome del profitto e
dell’impresa.
La RdB/CUB nell’esprimere la più totale
solidarietà ai manifestanti condannati, si renderà partecipe di tutti
quei percorsi e mobilitazione che avranno al centro la difesa del
diritto di tutti a manifestare e lottare liberamente in ogni luogo.
Sette anni di reclusione per tredici
antagonisti che manifestavano contro la guerra nei Balcani
Scontri al
consolato Usa, maxi pene
Il pm Pietro Suchan aveva richiesto condanne
più lievi. I fatti risalgono al 1999
Firenze - Tredici condanne a
sette anni di reclusione sono state inflitte ieri pomeriggio dal
tribunale di Firenze al processo di primo grado per gli incidenti
verificatisi il 13 maggio 1999 davanti al consolato Usa, nel capoluogo
toscano, in occasione di uno sciopero indetto dai sindacati di base
contro l'intervento della Nato nei Balcani. Il pm Pietro Suchan aveva
chiesto condanne tra i 4 e i 5 anni di reclusione. Tra i 13 condannati
- per resistenza aggravata, reato nel quale il tribunale ha ritenuta
assorbita l’accusa di violenza e minaccia a pubblico ufficiale -,
figura Bruno Paladini, del Movimento antagonista toscano. È stato
invece assolto Massimo Cervelli, rappresentante dei Cobas, come aveva
richiesto il pm. IL Tribunale ha inoltre dichiarato prescritte le
accuse di lesioni e quella relativa ad un blocco stradale in viale
Strozzi, successivo agli scontri. Gli imputati condannati sono stati
anche interdetti, in perpetuo, dai pubblici uffici. «La giustizia è
come la tela del ragno, cattura i moscerini ed è sfondata dai mosconi»,
il commento dell’avvocato Danilo Ammannato, uno dei legali della
difesa. In occasione dello sciopero contro l’intervento della Nato nei
Balcani era stato organizzato un sit-in davanti al consolato Usa dove
poi ci furono scontri tra alcuni partecipanti alla manifestazione e
appartenenti alle forze dell’ordine. Per quegli incidenti alcuni
manifestanti, fra cui l’ex consigliere regionale del gruppo della
Confederazione dei Comunisti Orietta Lunghi, rimasta ferita quel
giorno, presentarono un esposto contro la polizia. L’inchiesta fu poi
archiviata. Dopo le parole del giudice, davanti alla Prefettura si è
tenuto un presidio antagonista. Per il Movimento lotta per la casa è
una «punizione simbolica e collettiva contro un movimento che ha
continuato a lottare e produrre conflitto contro la guerra, la
precarietà, per il diritto all'abitare e per tutti i diritti sociali»;
per Donzelli e Alessandri (An) è una sentenza che «sembra dimostrare
che l’"antagonismo politico", che sfocia sempre in un’ondata di
violenza estremista che, come tale, è sempre al di fuori della
legalità».