Caro Giuliano Ferrara, mercoledì scorso ti ho visto, da Floris, e ho sentito
quello che hai detto degli anni '70. Ti è stato chiesto: ma c'era solo il
terrorismo, in quegli anni? E tu hai risposto, in sostanza, che sì, c'era solo
il terrorismo, nel senso che c'era contrapposizione ideologica, odio
ideologico, e il terrorismo ne era la risultante. Non c'è male, come
ricostruzione storica. Le stragi, per esempio, erano frutto di odio ideologico?
La straordinaria esperienza dei Consigli di fabbrica, della democrazia
sindacale, le conquiste dei lavoratori in tema di diritti, salute, ambiente,
dignità sociale, l'incontro tra esperienza operaia e «sapere alto» (come
l'esperienza delle 150 ore), tutto ciò aveva a che fare con l'odio ideologico?
E quelle che si chiamavano lotte per la casa, per i servizi sociali, contro i
doppi turni nelle scuole, per il tempo pieno, che cos'erano? «Lotta»
significava mobilitazione, impegno, presenza nel territorio. E poi l'impegno
negli organi collegiali della scuola, per una gestione più democratica, per
l'apertura della scuola al territorio, anche per il rinnovamento dei contenuti,
ha costituito, nella sua prima fase, un'esperienza straordinaria di presa di
coscienza, di partecipazione diretta, per moltissime persone. Di che si
trattava? Certo, c'erano forti contrapposizioni, ma la prospettiva non era né
la rivoluzione né altro; c'era una prospettiva di democrazia più aperta, più
partecipativa, e di una società un po' più giusta, più egualitaria, prospettiva
che poi non si è realizzata. Insomma, volevi dire che tutto questo faceva parte
della contrapposizione ideologica e dell'odio ideologico, cioè di quello stesso
clima che ha prodotto il terrorismo? Forse no, ma il tuo metodo è sempre
quello: buttare lì quello che può funzionare sul piano della comunicazione, e
giocare sulla confusione. Del resto, cosa facevi a scuola? Eravamo al liceo
«Lucrezio Caro» a Roma, nell'anno scolastico 1969/70. Tu facevi la terza liceo,
io ero ai primi anni di insegnamento. Quando entrai in classe il primo giorno
mi trovai di fronte 10 studenti con il distintivo di Mao. Erano del gruppo
«Servire il popolo». Pensavo che da loro avrei potuto avere contestazioni,
perciò concordai un programma di storia che li potesse interessare. Ma mi
sbagliavo, durante l'anno questi «maoisti» si rivelarono studenti modello,
mentre le difficoltà vennero da te, che eri della Fgci, se non sbaglio. Tutto
per te era occasione di disturbo, ti piaceva creare confusione, paralizzare
l'attività didattica. Avevi un amico del Fronte della gioventù e vi divertivate
a lanciare richiami da un capo all'altro della classe: tu gridavi qualche
slogan, e lui rispondeva «eia eia alalà». Ogni occasione era buona, per te, per
dichiarare «corteo interno» e far uscire gli studenti dalla aule. Non hai mai
studiato, per tutto l'anno, fidando su quel «capitale culturale» trasmessoti
dalla famiglia. Caro Giuliano, eri così, e anche se hai cambiato campo, idee,
collocazione politica, in realtà non sei cambiato. La differenza è che allora
tutto era ancora possibile.
Maurizio Lichtner
s.
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Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal
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