[RSF] I: intervento su dichiarazione fiducia governo Prodi

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Szerző: pilar
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Tárgy: [RSF] I: intervento su dichiarazione fiducia governo Prodi
Vi invio, per conoscenza, l'ultimo intervento fatto al Senato nel
dibattito sulla fiducia al Governo Prodi. Ritengo che l'obiettivo di
rafforzare la sinistra- l'arcobaleno sia oggi più che mai urgente e
ineludibile.
Buon lavoro a tutte e a tutti.

SENATO DELLA REPUBBLICA - XV LEGISLATURA
280a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO SOMMARIO E STENOGRAFICO
GIOVEDÌ 24 GENNAIO 2008
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Presidenza del presidente MARINI,indi del vice presidente CAPRILI e del
vice presidente CALDEROLI

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Pisa. Ne ha facoltà.
PISA (SDSE). Signor Presidente, presidente Prodi, Sinistra Democratica
voterà la fiducia al Governo, come ha sempre fatto.
Come diceva il senatore Tibaldi, è ora di riconoscere, una volta per
tutte, la falsità della leggenda metropolitana secondo cui le
fibrillazioni dell'Unione provengono dalla sinistra della coalizione. È
chiaro, invece (e oggi tutti gli italiani se ne rendono conto), che
l'instabilità è sempre venuta dal centro moderato. Da questo stesso
settore sono venute le istanze per modificare quel programma dell'Unione
che rappresentava la sintesi - l'unica possibile - in cui tutti ci
riconoscevamo e su cui avevamo raccolto, in campagna elettorale, il
consenso dei cittadini.
Avevamo promesso che avremmo tenuto insieme risanamento, sviluppo
ridistribuzione ma, mentre, grazie al recupero dell'evasione fiscale, sul
terreno del risanamento ci sono stati buoni risultati (riconosciuti
persino dall'Europa) e si è operato efficacemente anche sul terreno dello
sviluppo, riducendo il costo del lavoro con l'abbassamento di cinque punti
del cuneo fiscale riuscendo a tornare competitivi (infatti, sono aumentate
le esportazioni), la ridistribuzione ha stentato e ha prodotto effetti
troppo parziali: l'hanno percepita solo le famiglie con più di quattro
figli che in Italia rappresentano solo il 7 per cento delle famiglie!
Già dalla campagna elettorale denunciavamo salari inadeguati, le
difficoltà della quarta settimana, le insicurezze della precarietà e le
avevamo individuate come priorità su cui intervenire d'urgenza: nel
programma comune c'era l'impegno di reperire risorse anche attraverso
l'aumento della tassazione delle rendite finanziarie più alte (non i BOT
di qualche pensionato, ma le rendite alte!); questo però non si è fatto
proprio per l'ostilità del centro cosiddetto moderato.
Non solo. Questo Governo ha aumentato in modo ingiustificato le spese per
gli armamenti (più del 20 per cento in due anni rispetto al Governo
precedente), nonostante nel programma di tutta l'Unione e nella
risoluzione sul DPEF approvata a luglio in Senato fosse previsto il
contrario. Al riguardo non c'è stato nessun ascolto delle ragioni della
sinistra e del mondo della pace.
Anche sul terreno della laicità e dei diritti c'è stato un arretramento
rispetto al lavoro di sintesi comune del programma; per esempio, sulle
unioni civili: si è passati dai PACS ai DICO e poi ai CUS, per poi
arenarsi grazie a condizionamenti extraparlamentari che oggi attaccano
anche la legge n. 194 del 1978.
Le gerarchie ecclesiastiche hanno deciso di fare politica in modo diretto
(e sul dato dell'Eurispes la CEI dovrebbe riflettere invece di
contraddirlo), ma deve essere chiaro che non hanno il monopolio
dell'etica, né l'esclusiva sui valori.
Esiste un'etica laica, fortunatamente e nonostante tutto ancora diffusa
fra tanti, la stessa che spinge molti di noi a fare politica: credere e
battersi per la giustizia sociale, contro lo sfruttamento delle persone e
della natura, per la libertà fatta di diritti e doveri, per
l'autodeterminazione dei soggetti; per una politica pulita, sobria,
ridotta nei costi che risponda delle proprie responsabilità (la vicenda di
Napoli è sotto gli occhi di tutti) e che non equivalga alla «prosecuzione
degli affari» con altri mezzi. La questione morale avremmo voluto
affrontarla insieme, anche perché è noto che la destra non lo farà.
Per noi questo Governo ha significato luci ed ombre. Le luci vogliamo
sottolinearle. Abbiamo compiuto il ritiro dall'Iraq e abbiamo condiviso la
responsabilità della missione in Libano, anche se resta - ed è grave - la
ferita dell'Afghanistan. Abbiamo condiviso l'avere restituito
l'indipendenza e l'autonomia alla magistratura, l'avere abrogato alcune
delle leggi vergogna che difendevano gli interessi personali del capo
dell'opposizione; l'aver avviato - ancora timidamente - la
ridistribuzione; l'aver contribuito al recente contratto dei
metalmeccanici. E se il Governo, come ci auguriamo, otterrà la fiducia,
condivideremo l'impegno per risolvere la questione sociale, per un
maggiore impegno rispetto alla scuola, all'università e alla ricerca, per
regolamentare il conflitto d'interessi e per il riordino del sistema
televisivo.
È vero: ci aspettavamo di più e meglio, noi e tanti elettori di sinistra.
Ma si fa il vino con l'uva che c'è e, pur impegnandoci in mediazioni per
noi più avanzate, siamo stati leali e affidabili verso questo Governo e
siamo disposti ad esserlo ancora perché questo è stato l'impegno che
abbiamo preso con gli elettori.
Per questo crediamo che sia un azzardo, se non un vero e proprio autogol,
certamente una rottura dell'equilibrio di questo Governo, l'annuncio che
il Partito democratico andrà da solo alle prossime elezioni. È una
dichiarazione di autosufficienza che sfiora l'arroganza, una formula
comunque dannosa in politica. La politica è fatta di valori (figuriamoci),
ma anche di alleanze, di mediazioni, soprattutto quando non si hanno i
numeri sufficienti. Mediazioni non pur di governare, ma per governare
meglio e rappresentare di più (mi creda, signor Presidente del Consiglio,
nessuno di noi è attaccato alle poltrone). Il Partito democratico, fin dal
suo progetto iniziale, ha giocato nei fatti un ruolo destabilizzante per
questo Governo, per il Paese, oggi anche per una possibile legge
elettorale condivisa.
Crediamo che molte delle ragioni dell'Unione restino valide e per quelle
occorra ancora battersi per renderle più forti. Crediamo che la Sinistra
Democratica debba lavorare insieme ai partiti della Sinistra Arcobaleno
per accelerare e dare corpo ad un processo unitario. Nel popolo della
sinistra c'è attesa e non possiamo certamente deludere queste aspettative.
(Applausi dai Gruppi SDSE e RC-SE).