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“Operazione Brushwood”
una “farsa” con effetti devastanti (di Romano Nobile)

Il clima di sospetto

L’hanno chiamata “Operazione Brushwood” (boscaglia). Forse nell’illusione di impressionare l’immaginario collettivo o comunque di creare un clima di sospetto. Si sa che nella boscaglia umbra si possono annidare serpenti, vipere, cinghiali, e perché no anche covi di presunti terroristi. Per cui è sempre bene ogni tanto bonificare il terreno.
Ed in questa opera di “bonifica” della campagne spoletine per tutelare la sicurezza dei cittadini e delle istituzioni, si sono impegnate nei mesi scorsi le forze dei carabinieri dei Ros ( con annessi passamontagna, mitra ed elicotteri) nonché un pool di magistrati perugini desiderosi di visibilità e di benemerenze nella lotta al neo-terrorismo strisciante, concentrato negli ultimi tempi su “sindacalisti irriducibili” o , sempre tra virgolette, su “ anarchici insurrezionalisti”.
Si è partiti da alcuni fatti di cronaca un po’ misteriosi ed ambigui che ultimamente hanno interessato il territorio di Spoleto e di Perugia:un tentativo di incendio ad una centralina, una busta con dentro alcuni proiettili dimostrativi recapitati alla Presidente della Regione Lorenzetti, qualche scritta sui muri . Ma lo scopo dichiarato dell’operazione non è tanto quella di identificare e punire gli autori di tali reati ( o bravate), bensì quello di prevenire l’”innalzamento dello scontro”( frase obsoleta già usata ai tempi delle BR).

A tal riguardo sembrano molto indicative , sulla scia dell’eccitazione seguita al blitz che ha tratto in arresto 5 giovani incensurati in quel di Spoleto ( ridente cittadina dell’Umbria), le parole pronunciate dal Comandante dei Ros Giampaolo Ganzer, intervistato dalle televisioni locali.
“Pur non essendoci ipotesi concrete sugli obiettivi del gruppo, non era certo difficile prevedere l’innalzamento del livello di scontro. La cellula umbra, già strutturata, era in fase di crescita e l’apparente spontaneismo rientrava all’interno di una progettualità più ampia”.
Sempre da Ganzer, (che, per inciso, risulta attualmente plurincriminato per vicende legate alla droga), i cinque arrestati sono stati definiti “giovani in fase di crescita ( hanno solo venti anni!) di formazione ideologica operativa che costituiscono una componente di una certa pericolosità”.
E Nicola Miriano procuratore della Repubblica di Perugia ha aggiunto : “ penso che i programmi degli appartenenti alla cellula, siano stati interrotti dal nostro intervento; è stato bene, nell’opera di prevenzione che svolgono le forze di Polizia, mettere in condizione di non nuocere questa cellula che si collegava col più importante movimento nazionale.”.
Ai cinque arrestati non sono state trovate armi - scrive l’agenzia AGI – soltanto cinque grossi coltelli tenuti in casa ( probabilmente in cucina come normalmente accade in tutte le abitazioni).
Il reato contestato è la violazione dell’art. 270 bis del codice penale contro “ le associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale e di eversione dell’ordine democratico”.
I cinque avrebbero costituito, organizzato, partecipato a un gruppo di ispirazione anarchico-insurrezionalista denominato Coop-Fai , in Spoleto, dal marzo 2007 all’arresto.
Cioè non sono accusati di nulla di specifico, ma soltanto indagati per associazione sovversiva prendendo a pretesto fatti non provati od a loro provocatoriamente attribuiti.

Sugli aspetti “farseschi” dell’inchiesta basterà elencare alcuni punti.

1) Nella boscaglia non sono stati trovati covi di terroristi: forse però nel bosco si riunivano degli amici ( ma risulterebbe che alcuni neanche si conoscessero) che a quanto pare operavano politicamente, cioè decidevano sul da farsi per tutelare il territorio contro il degrado causato da speculazioni di industrie e istituzioni.
Si precisa che alcuni degli arrestati collaboravano con Lega Ambiente, col Gruppo Difesa Ambiente di Spoleto ed altre associazioni nelle loro attività in ambito ecologico.

2) In una lettera di rivendicazione di un attentato incendiario ad una centralina di un cantiere edile della zona, viene apertamente indicato l’indirizzo del mittente: Coop. FAI via Cacciatori delle Alpi 43 Spoleto.
Ebbene, in via Cacciatori delle Alpi 43 si trova la sede storica del WWF, frequentata anche da altre associazioni, per lo più ecologiste come ad esempio una sezione di Lega Ambiente.

3) Come recita un’interrogazione presentata alla Camera dal deputato Katia Bellillo, “organi di stampa riportano che il principale elemento di criticità dell’indagine deriva dalla discrasia tra le contestazioni mosse agli indagati ( che si professano innocenti ed estranei alle accuse elevate nei loro confronti) e le risultanze probatorie”

4) Pur trattandosi di reato di opinione, nonché di “pericolo presunto”, nel testo dell’Ordinanza del Tribunale del Riesame di Perugia (che ha respinto l’istanza di scarcerazione), non solo sono spesso attaccati e censurati il pensiero, la filosofia e l’ideologia anarchica, ma anche quelli delle varie associazioni ambientaliste che si battono per la salvaguardia e la difesa della natura e dell’ambiente.

5) Chiaramente si tratta di una provocazione, dando evidentemente fastidio l’attività in difesa del territorio ivi svolta contro gli interessi di qualche azienda e qualche assessore(attività alla quale sono dedicate ben 27 pagine dell’ordinanza di carcerazione).
E che gli anarchici si aggreghino in cooperativa sarebbe una bella novità. A questo punto, perché non usare una Onlus per poter ottenere dalle istituzioni il 5 per mille?......

6) E che nelle lettere di rivendicazione di alcuni attentati dimostrativi siano stati trovati riferimenti e frasi (quasi “un copia ed incolla”) utilizzate da alcuni indagati in manifestini diffusi durante le battaglie ecologiste praticate alla luce del sole, non insospettisce minimamente i magistrati su di una possibile montatura ai loro danni?

7) Quanto infine alle cosiddette intercettazioni ambientali, appare per lo meno azzardato, come risulterebbe dagli atti, interpretare la parola “assegni” come sinonimo(“cifrato”) di “pallottole”(quelle inviate alla Lorenzetti dalla presunta Coop. Fai).

L’isolamento diurno e notturno

Sta di fatto che , malgrado le ripetute istanze di scarcerazione formulate dagli avvocati, due ragazzi ( su cinque) dopo tre mesi, restano detenuti(preventivamente perché considerati pericolosi) nel carcere di Capanne a Perugia in regime di elevato indice di vigilanza(EIV), consistente nell’ isolamento diurno e notturno, compresa l’ora d’aria, e sottoposti a visto di censura per ogni tipo di corrispondenza.
Si tratta di Michele Fabiani (detto Mec) e del suo amico Andrea Di Nucci. Capanne è il famigerato istituto dove il 14 ottobre scorso è avvenuta la morte sospetta di Aldo Branzino. Aldo e Roberta , sua moglie, erano stati arrestati due giorni prima. Nella notte tra il 13 e il 14 ottobre, in cella d’isolamento Aldo sarebbe stato ucciso ed è in corso un’inchiesta.

In una lettera pubblicata su “Il Manifesto” del 27 dicembre scorso, un medico, il dott. Carlo Romagnoli ha denunciato come Michele Fabiani che si professa anarchico ed ha partecipato attivamente alle lotte sociali contro l’”ecomostro” di Spoleto, sia stato costretto a più di 55 giorni di duro isolamento, finchè la giudice Restivo, preso atto dei rischi di tale regime carcerario per l’integrità psicofisica del giovane, lo ha fatto trasferire in un’altra cella con un altro detenuto.
L’altro ragazzo, Andrea, che non professa specifiche appartenenze politiche, è invece tuttora in isolamento totale, da più di 60 giorni, forse per essere costretto ad accusare Michele e coimputati. Tale comportamento, secondo il medico, configurerebbe la pratica di tortura psicologica, vietata dalle norme internazionali.
Su quanto denunciato dal dott. Romagnoli, vi è da aggiungere che sul testo del progetto di legge sulla tortura che giace in Commissione alla Camera ( e che si spera non venga definitivamente insabbiato) è prevista come specifico reato anche la “tortura mentale o psicologica” usata per estorcere confessioni da parte delle autorità giudiziarie e di Polizia.

La solidarietà

In solidarietà agli indagati, in particolare a Fabiani e Di Nucci detenuti in E.I.V., è sorto e si è sviluppato in questi mesi un vasto movimento di cittadini comuni, di ogni età ed appartenenza politica, che ha dato vita anche a fiaccolate, concerti, raccolta di sottoscrizioni.
Inoltre un ordine del giorno è stato approvato dal Consiglio Comunale di Spoleto il 29 ottobre 2007, in cui si auspicava che la magistratura accertasse in tempi brevi la verità, restituendo certezza, serenità e fiducia all’intera comunità cittadina.
Per ottenere la libertà dei due giovani arrestati sta lottando il Comitato 23 ottobre. Al suo fianco si sono schierati alcuni parlamentari, tra i quali l’onorevole Katia Belillo, i senatori Giovanni Russo Spena, Stefano Zuccherini, Francesco Ferrante e Maria Luisa Boccia, oltre a vari consiglieri comunali dell’Umbria. Finora tutto inutile.

Si può ritenere che, almeno per quanto riguarda Michele, l’accanimento persecutorio con cui lo si tiene in carcere duro, sia da porre in relazione anche con l’attivismo del giovane nel sostenere alcune battaglie contro la violazione dei diritti umani .
In particolare Michele, che aderisce ad un’associazione in difesa delle vittime di tortura elettronica e mentale, aveva scritto un dossier, reso pubblico attraverso internet, nel quale si ipotizzava la responsabilità degli apparati dello Stato e in particolare dei Ros nell’azione repressiva con nuove tecniche, importate dagli Stati Uniti, basate sull’uso delle cosiddette armi non letali.
La tortura con forme di carcere duro potrebbe allora essere interpretata come una risposta degli apparati adeguata alle circostanze.
Il caso di Michele e Andrea va comunque segnalato al Cpt, il “Comitato europeo per la tortura” di Strasburgo. Il Comitato, presieduto dall’italiano Mauro Palma, nel 2008 tornerà a visitare il nostro Paese.
L’Italia risulta infatti “vigilata speciale” in tema di prevenzione di trattamenti inumani e degradanti.

Romano Nobile

v. anche:http://aresricerche.it/index.php









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