Una questione centrale
Giuliano Santoro
Quel tizio che l’altro giorno ha lanciato migliaia di
palline giù per la scalinata romana di Trinità dei Monti
è stato sfortunato. Ha scelto un giorno in cui è accaduto
di tutto di più, e la sua azione è passata come
un rumore di fondo. Insieme alle palline andava a
rotoli anche qualcos’altro. Il papa ha abbandonato la
Sapienza, la signora Mastella è stata arrestata e suo
marito [il ministro della giustizia] si è dimesso, la
Corte costituzionale ha accolto i referendum sulla
legge elettorale innescando il conto alla rovescia per la
cosiddetta Seconda repubblica.
Ma questa enorme commedia dell’arte sta trasformando
in «rumore di fondo» anche una cosa ben più seria:
il contratto nazionale dei metalmeccanici. Si discute di
soldi, e nonostante anche Confindustria quando non
sia al tavolo delle trattative riconosca l’esistenza di
una «questione salariale» in questo paese, i padroni
non vogliono allargare i cordoni della borsa. Ma si
discute anche di precarietà e diritti. Un tempo si
sarebbe parlato di «centralità operaia». Non ha senso
riesumare certi schemi, ma non è necessario essere
esperti di relazioni sindacali per capire che tutto ciò
riguarda lo stato dei diritti del lavoro nel complesso.
In questo paese c’è uno zoccolo duro che tiene botta a
qualsiasi provocazione, che non arretra di fronte ai
«governi amici» e partiti «democratici», come è emerso
nel caso del Pacchetto sul welfare, sonoramente bocciato
dai metalmeccanici. Sono loro che vorrebbero
piegare, per avere campo libero. Tanto più che il presidente
uscente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo,
sta scaldandosi a bordo campo e osserva la
Casta annaspare: è in attesa di gettarsi nella mischia.
Da salvatore della patria.
fonte:
http://www.carta.org/
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Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal
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Ugo Beiso