[NuovoLab] L'assordante silenzio - Quando il valore della pa…

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Autore: Edoardo Magnone
Data:  
To: Mailing list del Forum sociale di Genova
Oggetto: [NuovoLab] L'assordante silenzio - Quando il valore della pace diventa soltanto un segno grafico
L'assordante silenzio

Quando il valore della pace diventa soltanto un segno grafico

di Francesco Marangoni

La "cosa", sia essa rossa o arcobaleno, evoca di per sé più un film
horror o un fumetto della Marvel che la nascita di un nuovo soggetto
politico. A segnare la distanza tra i fantastici quattro e i quattro
soggetti che la compongono dovrebbe bastare un semplice colpo
d'occhio. Gli sfavillanti colori dei fumetti d'oltreoceano poco hanno
a che vedere con l'austerità e il grigiore della sala congressuale che
ne ha ospitato la nascita. Un grigiore percepibile in primo luogo
sotto il profilo delle idee: poche le proposte, scarsi i contenuti e
gli slanci ideali. A partire dalla sommessa presentazione del simbolo,
non un simbolo ma un "segno grafico", dagli sterili dibattiti
sull'abbandono o meno della falce e martello dai vessilli di partito,
sulla forma federativa o sulla nascita di un nuovo soggetto politico.

Per capire come la nascita della Sinistra l'Arcobaleno non abbia
suscitato particolari entusiasmi era sufficiente guardare i volti dei
militanti presenti in sala. Per comprenderne la lontananza dalle
dirigenze di partito bastava prestare orecchio ai tiepidi applausi.
Per rendersi conto dello scarso rilievo avuto dal congresso era
sufficiente scorrere le pagine dei quotidiani dei giorni precedenti e
successivi alla convention: il vuoto.

A portare scompiglio, a sconvolgere la routine dei riti congressuali e
a rinnovarne i linguaggi la calata di circa quattrocento vicentini.
Uno stancante viaggio in pullman, le bandiere srotolate, le pentole
dissotterrate per della cosiddetta-sinistra-cosiddetta-radicale
scortate dalla Cgil e dall'Arci avevano lanciato l'appello per una
raccolta di firme che chiedesse la moratoria dei lavori al Dal Molin.
Come se nell'ultimo anno nulla fosse accaduto. Come se quattro
ministri fossero davvero impotenti rispetto alle scelte governative.
Come se il parlamento fosse un antico retaggio del passato.

La replica del ministro degli esteri, in quei giorni in visita proprio
negli Stati Uniti, non si era fatta attendere: "Il Dal Molin? Un caso
chiuso". Dando adito a facili battute tra coloro che un tempo lo
imploravano di dire cose di sinistra, o semplicemente di dire
qualcosa, ed oggi auspicherebbero semplicemente un decoroso silenzio.

Ancor più grave la risposta del Presidente Napolitano che, anch'egli
all'estero come spesso capita quando si tratta di esprimere un parere
importante su Vicenza, aveva sentenziato: «il diritto di scrivere
lettere è riconosciuto dalla Costituzione». Come se la questione
riguardasse una cartolina inviata da un luogo di villeggiatura ad un
lontano parente.

Il Presidente del Consiglio, a cui era indirizzata la missiva, non ha
sentito il dovere di scomodarsi e rispondere. Dopodiché il silenzio.
Mussi, Ferrero, Bianchi e Pecoraio Scanio a testa bassa hanno lasciato
cadere nel vuoto le loro stesse parole.

Il Ministro dell'ambiente, del resto, era stato l'unico a raccogliere
l'invito sollevato dalla scomoda presenza vicentina fra la platea
congressuale ad esprimersi rispetto al Dal Molin. E dovrebbe far
riflettere non poco come l'unica obiezione espressa fosse di carattere
ambientale ed urbanistico, segno di un'arretratezza e di distacco tra
la rappresentanza politica e i bisogni della cittadinanza. I partiti
della sinistra con leggiadria e sfrontata leggerezza, quindi, da un
lato propongono l'arcobaleno come "segno grafico" della coalizione,
dall'altro cedono arrendevolmente all'idea di poter influenzare la
politica estera voluta dal governo di cui essi stessi sono parte. Ed è
proprio questo senso di amaro rifiuto ad incidere la realtà che li
spinge ad essere la controfigura di loro stessi: impacciati nei panni
di una sinistra di governo e spesso pronti a chinare il capo. I loro
seppur mogi sbotti hanno saputo tradursi, in questi mesi, in semplici
rinvii e in bocconi amari da mandar giù.

Proprio in questi giorni è attesa una fantomatica verifica di Governo.
Sul piatto della trattativa anche la costruzione della base militare
di Vicenza. C'è da augurarsi che la stessa solerzia con cui in queste
settimane si sono spesi ad ostentare la raccolta firme in favore della
moratoria venga usata nello sbattere i pugni sul tavolo. Sempre che ci
sia qualcuno disposto a farlo e qualcuno ad ascoltarne il tonfo.


Giornale Dal Molin - Gennaio 2008 - Pagina 4


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"Non vedo nessun Dio quassù"
(Yuri Gagarin)
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"L'intelligenza militare è una contraddizione in termini"
(Groucho Marx)
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"Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia perche' saranno giustiziati"
(Piergiorgio Bellocchio)
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