Caro Giuliano,
grazie per linformazione, la cosa fa onore allUnità: chi non sapeva ora è
(era) in condizione di riprendere e di offrire uninterpretazione ad un
testo tuttaltro che univoco. Anche perché mi pare che i clericali si
arrampichino sugli specchi per darne una lettura edulcorata, se non
edificante.
Giacomo Casarino
Da: forumgenova-bounces@???
[
mailto:forumgenova-bounces@inventati.org] Per conto di Giuliano Giuliani
Inviato: mercoledì 16 gennaio 2008 12.28
A: Mailing list del Forum sociale di Genova;
forumsociale-ponge@???
Oggetto: Re: [NuovoLab] G. Casarino: documentazione Benedetto-Galileo
Caro Giacomo e cara Luisa, soltanto una precisazione riguardo alla stampa.
L'Unità di martedì 15 gennaio, in seconda pagina, ha pubblicato quasi
integralmente lo stesso testo tratto dal sito. Lo considero un buon segno,
se, nonostante la inquietante nuova proprietà, il giornale fondato da
Antonio Gramsci ha reso un servizio informativo alla collettività (poca,
stanti tiratura e vendite).
Giuliano Giuliani
----- Original Message -----
From: Luisa <
mailto:dwbsco@tin.it>
To: forumgenova@??? ; forumsociale-ponge@???
Sent: Wednesday, January 16, 2008 9:21 AM
Subject: [NuovoLab] G. Casarino: documentazione Benedetto-Galileo
Carissimi,
si è discusso a vanvera, citando Feyerabend, per avvalorare la tesi che J.
Ratzinger lo avrebbe citato strumentalmente al solo fine di prendere le
distanze dalle affermazioni del filosofo-epistemologo su Galileo. Dal testo
ufficiale che segue si evince esattamente il contrario.
Cè un giornale che si sia preso la briga di fornire una qualche
documentazione? Non la progressista Repubblica, ma , ahimé, neanche il mio
caro Manifesto: di altri non so.
Laicamente
vostro Giacomo Casarino
Tratto da:
www.storialibera.it (sito cattolico-tradizionalista-integrista)
Joseph RATZINGER
La crisi della fede nella scienza
tratto da: Svolta per l'Europa? Chiesa e modernità nell'Europa dei
rivolgimenti, Paoline, Roma 1992, p. 76-79.
"Nell'ultimo decennio, la resistenza della creazione a farsi manipolare
dall'uomo si è manifestata come elemento di novità nella situazione
culturale complessiva. La domanda circa i limiti della scienza e i criteri
cui essa deve attenersi si è fatta inevitabile. Particolarmente
significativo di tale cambiamento del clima intellettuale mi sembra il
diverso modo con cui si giudica il caso Galileo.
Questo fatto, ancora poco considerato nel XVII secolo, venne -già nel secolo
successivo- elevato a mito dell'illuminismo. Galileo appare come vittima di
quell'oscurantismo medievale che permane nella Chiesa. Bene e male sono
separati con un taglio netto. Da una parte troviamo l'Inquisizione: il
potere che incarna la superstizione, l'avversario della libertà e della
conoscenza. Dall'altra la scienza della natura, rappresentata da Galileo;
ecco la forza del progresso e della liberazione dell'uomo dalle catene
dell'ignoranza che lo mantengono impotente di fronte alla natura. La stella
della Modernità brilla nella notte buia dell'oscuro Medioevo (1).
Secondo Bloch, il sistema eliocentrico -così come quello geocentrico- si
fonda su presupposti indimostrabili. Tra questi, rivestirebbe un ruolo di
primo piano l'affermazione dell'esistenza di uno spazio assoluto; opzione
che tuttavia è stata poi cancellata dalla teoria della relatività. Egli
scrive testualmente: «Dal momento che, con l'abolizione del presupposto di
uno spazio vuoto e immobile, non si produce più alcun movimento verso di
esso, ma soltanto un movimento relativo dei corpi tra loro, e poiché la
misurazione di tale moto dipende dalla scelta del corpo assunto come punto
di riferimento, così ?qualora la complessità dei calcoli risultanti non
rendesse impraticabile l'ipotesi? adesso come allora si potrebbe supporre la
terra fissa e il sole mobile» (2).
Curiosamente fu proprio Ernst Bloch, con il suo marxismo romantico, uno dei
primi ad opporsi apertamente a tale mito, offrendo una nuova interpretazione
dell'accaduto.
Il vantaggio del sistema eliocentrico rispetto a quello geocentrico non
consiste perciò in una maggior corrispondenza alla verità oggettiva, ma
soltanto nel fatto che ci offre una maggiore facilità di calcolo. Fin qui,
Bloch espone solo una concezione moderna della scienza naturale.
Sorprendente è invece la valutazione che egli ne trae: «Una volta data per
certa la relatività del movimento, un antico sistema di riferimento umano e
cristiano non ha alcun diritto di interferire nei calcoli astronomici e
nella loro semplificazione eliocentrica; tuttavia, esso ha il diritto di
restar fedele al proprio metodo di preservare la terra in relazione alla
dignità umana e di ordinare il mondo intorno a quanto accadrà e a quanto è
accaduto nel mondo» (3).
Se qui entrambe le sfere di conoscenza vengono ancora chiaramente
differenziate fra loro sotto il profilo metodologico, riconoscendone sia i
limiti che i rispettivi diritti, molto più drastico appare invece un
giudizio sintetico del filosofo agnostico-scettico P. Feyerabend. Egli
scrive: «La Chiesa dell'epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo
stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e
sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu
razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può
legittimare la revisione» (4). Dal punto di vista delle conseguenze concrete
della svolta galileiana, infine, C. F. Von Weizsacker fa ancora un passo
avanti, quando vede una «via direttissima» che conduce da Galileo alla bomba
atomica.
Con mia grande sorpresa, in una recente intervista sul caso Galileo non mi è
stata posta una domanda del tipo: «Perché la Chiesa ha preteso di ostacolare
lo sviluppo delle scienze naturali?», ma esattamente quella opposta, cioè:
«Perché la Chiesa non ha preso una posizione più chiara contro i disastri
che dovevano necessariamente accadere, una volta che Galileo aprì il vaso di
Pandora?».
Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa
apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto
della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua
inscrizione in una ragionevolezza più grande. [...] Qui ho voluto ricordare
un caso sintomatico che evidenzia fino a che punto il dubbio della modernità
su se stessa abbia attinto oggi la scienza e la tecnica".
(1) Cfr. W. Brandmüller, Galilei und die Kirche oder das Recht auf Irrtum,
Regensburg 1982.
(2) E. Bloch, Das Prinzip Hoffnung, Frankfurt/Main 1959, p. 920; Cfr F.
Hartl, Der Begriff des Schopferischen. Deutungsversuche der Dialektik durch
E. Bloch und F. v. Baader, Frankfurt/Main 1979, p. 110.
(3) E. Bloch, Das Prinzip Hoffnung, Frankfurt/Main 1959, p. 920s.; F. Hartl,
Der Begriff des Schopferischen. Deutungsversuche der Dialektik durch E.
Bloch und F. v. Baader, Frankfurt/Main 1979, p. 111.
(4) P. Feyerabend, Wider den Methodenzwang, FrankfurtM/Main 1976, 1983, p.
206.
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