[RSF] Animali clonati per uso alimentare

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Aihe: [RSF] Animali clonati per uso alimentare
COMUNICATO 14/01/08

COSA SI CELA DIETRO LA BISTECCA CLONATA
Aberrante la sola ipotesi che l¹EFSA, Agenzia Europea per la Sicurezza
Alimentare
si accinga ad autorizzare l ³bistecca clonata² in Europa
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A proposito della clonazione di animali d¹allevamento per uso alimentare, il
Comitato Scientifico EQUIVITA rammenta ai nostri legislatori, politici e
³tutori scientifici² che:

1) Mantenere intatte le caratteristiche genetiche attraverso la clonazione è
necessità primaria quando l¹animale è geneticamente modificato (la
riproduzione naturale tende infatti a disperdere le caratterisitche immesse
artificialmente)

2) Da ciò deriva la certezza che chi propone la clonazione di un animale
d¹allevamento per uso alimentare ha previsto di ³migliorarne² il rendimento
attraverso l¹introduzione, a monte, di qualche modifica genetica (tale da
aumentarne il volume, ridurne i costi ed i consumi Š)

3) Sappiamo già che con la clonazione vi è il rischio, più volte denunciato
e documentato dagli scienziati, di malformazioni e malattie. Lo stesso
creatore della pecora Dolly, Jan Wilmut, aveva dichiarato (³Tutti i cloni
hanno difetti genetici ­ L¹allarme del papà di Dolly, La Repubblica 29/4/02)
³abbiamo prove che la clonazione produce difetti. La clonazione è un
procedimento ancora imperfetto; dobbiamo procedere in modo cauto² (salvo
dimenticare subito il proprio ammonimento).
Ma a tale rischio va aggiunto il rischio dell¹uso alimentare di Ogm, ben
noto in agricoltura, dove non ha trovato ancora una soluzione effettiva per
tutelare la nostra salute

4) Gli animali clonati consentirebbero la privatizzazione (o furto) da parte
delle transnazionali biotech di un¹altra importante fetta del nostro
Patrimonio genetico, il Bene Comune più prezioso (gli animali, fino ad oggi,
appartengono a tutti). Come già avvenuto per i vegetali usati
nell¹alimentazione, la modifica genetica (o il procedimento di clonazione)
sarà infatti il pretesto per brevettare bovini e suini, pecore e conigli, e
tutto quanto produce reddito, in modo di riscuoterne diritti ad ogni
riproduzione clonata,.

5) La sostituzione degli attuali allevamenti con le ³industrie² che sfornano
animali clonati sarà dunque un danno difficilemente quantificabile per
l¹economia dei paesi poveri, per i lavoratori Š oltre che per la
biodiversità.

6) Un¹altra considerazione, la più importante: trasformare gli animali,
esseri senzienti, in grado di soffrire, che dividono con noi il pianeta (e
ai quali è stato riconosciuto quanto meno il ³soffio divino²) in prodotti
industriali è già stato tentato con la ³mucca pazza² e i ³polli alla
diossina².Š Se tanto ci dà tanto, cosa potrà succedere con le ³fabbriche di
animali²?

7) Va ancora detto che la clonazione animale è sempre stata e continua ad
essere, senza alcun dubbio, un pretesto per giungere alla clonazione umana
riproduttiva, di cui si discute da molti anni (in particolare in ambienti
tenuti molto segreti, come nel marzo 2000 a Long Island, in un convegno
sulla ³riprogenetica² cui parteciparono Watson, Wilmut, Silver e tanti
altri). Un business che apre uno scenario da ³Nuovo Mondo² di Huxley e che
vanificherebbe ogni nostro residuo tentativo di far capire il significato
della vita e il rispetto, l¹ammirazione, l¹amore che si deve ad ogni sua
manifestazione.



Comitato Scientifico EQUIVITA
Tel. +39.06.3220720, oppure: +39.335.8444949
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