[NuovoLab] «Pronti allo scontro, ma non siamoteppisti»

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Aihe: [NuovoLab] «Pronti allo scontro, ma non siamoteppisti»
Messaggio che passa dall`informazioni di regime: se non sono
dimostrazioni organizzate dalle associazioni e dai partiti di sinistra
governativa allora sono tutti della camorra!
Se criticano l`operato dei politici di sinistra allora sono fascisti!

Associazione sempliciotta ma e` un messaggio facile facile da far
passare...sempre ottimo manifesto!

Edoardo Magnone

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«Pronti allo scontro, ma non siamo teppisti»

Al presidio di Pianura si prendono le distanze dalla violenza
gratuita. Che non gradiscono nemmeno i capozona della camorra. Ma
nella periferia «rossa» ora hanno la meglio i gruppi fascistoidi
Francesca Pilla
Napoli

«Se c'è la necessità io butto anche le pietre, ho due figli che non
devono crescere in una discarica». Ha gli occhi gonfi dalla stanchezza
uno dei padri di Pianura che per la seconda settimana è sceso in
strada. Non sono loro, gli abitanti del quartiere che al calar del
sole si impadroniscono delle strade, tendono agguati, bruciano tutto
quello che trovano, spaccano e sradicano l'arredo urbano. «Vengono da
fuori, gli incidenti non sono avvenuti a Pianura - si affretta ad
aggiungere un uomo - la nostra protesta è civile. Io qui ci sono nato
ho visto scaricare di tutto ai Pisani. Dai quintali di banane che
dovevano alzare il prezzo di mercato ai rifiuti tossici. Ricordo che
una volta, mentre giocavo lì vicino, mi si è seccata la pelle e mia
madre mi ha portato al pronto soccorso». Prendono le distanze dalla
violenza i manifestanti che vivono tra le barriere di cemento a
contrada Pisani. Attendono buone notizie, sperano in un ripensamento e
combattono a modo loro. Ma la notte il quartiere si trasforma e il
giorno dopo l'agguato ai vigili del fuoco ci si interroga su chi
potrebbero essere i «teppisti» che Amato ha detto di voler combattere.
Il procuratore della Dda di Napoli Franco Roberti ha parlato di un
tessuto sociale complesso, le squadre notturne hanno il tipico profilo
del tifoso da stadio fuori controllo. E' ancora difficile capire se
siano bande organizzate dalla camorra. Proprio Roberti a metà dicembre
ha decapitato il clan egemone degli Ausilio. La malavita locale è
dedita allo spaccio e a una radicata rete di racket, complicato
mettere in luce gli interessi criminali, qualora vi fossero, nel
tenere chiusa la discarica. Anzi, basta vivere un po' nella protesta
per vedere i capozona richiamare all'ordine la manovalanza. Ragazzotti
che nel lanciare pietre e dare botte si svagano, ma che per i clan
dovrebbero adempiere a mansioni più «serie» e «produttive».
La tensione resta alta e le «teste calde» si mischiano nella folla.
Non ci sono leader, ma i «guappi» spadroneggiano. «Te ne devi andare,
sei un lecchino» urla un uomo sulla quarantina pronto a scattare. Lo
fermano, lo bloccano, nasce un mezzo parapiglia. Il suo bersaglio, un
abitante reo di essersi candidato alla circoscrizione per il
centrosinistra, peraltro senza essere eletto. I politici «rossi» hanno
infatti la strada sbarrata. Il presidente del Municipio Fabio Tirelli,
di Rifondazione, dopo essere stato aggredito non ha potuto più mettere
piede al presidio. «Mi hanno minacciato: "puoi tornare solo se ti
dimetti" - spiega - Qualcuno li pilota, non abbiamo capito se
imprenditori criminali o i politici dell'opposizione». Di sicuro sono
giorni che gli esponenti di An arringano la folla per accaparrarsi
consensi. Eppure in questa periferia occidentale c'è una lunga
tradizione rossa. Tanto che resta garantita e protetta la presenza dei
comitati e dei centri sociali.
D'altra parte tra i più esagitati si è perso il senso del limite: «Se
salta in aria un ponte con il tritolo state sicuri che sono stato io».
E' un ragazzo a dichiarare guerra allo stato sostenuto dai compagni
che sorridono mentre si danno pacche sulle spalle e che non hanno
difficoltà ad ammettere le loro simpatie fascistoidi. Nessuna tessera
di partito, solo tendenze. Anche loro alla domanda se non sia un gesto
vigliacco prendersela con pompieri e autoambulanze rispondono
convinti: «Non siamo noi, vengono da fuori. Forse sono, come si
chiamano quei ...black block». «Ma che dici - interviene un giovane
del quartiere vicino ai comitati - questi fanno il gioco della
questura. Se mercoledì sera le cose fossero andate peggio ai vigili
qui ci avrebbero sgomberato con l'esercito. Se continua così e ci
caricano tutti diranno che hanno fatto bene». Sempre mercoledì sera è
stato aggredito perfino un gruppo dell'associazione Ragazzi del Bronx
di Scampìa, mentre stava realizzando delle riprese per un
documentario. Così Pianura resta un quartiere isolato.

il manifesto - pag 7 - 11 Gennaio 2008
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/11-Gennaio-2008/art39.html