[Forumumbri] operazione brushwood controinchiesta 3

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dal comitato 23 ottobre


LA MADRE DI TUTTE LE ACCUSE

IL POTERE POLITICO, NELLA PERSONA DELLA PRESIDENTE DELLA REGIONE LORENZETTI , HA INQUINATO PROFONDAMENTE L’OPERAZIONE COSIDDETTA BRUSHWOOD.

Le pubbliche dichiarazioni di ringraziamento della Presidente della Regione Lorenzetti, al capo dei ROS che ha eseguito gli arresti del 23 ottobre su indicazione della magistratura, non sono le dichiarazioni di un soggetto neutro garante dell’ordine democratico, sono le dichiarazioni di persona direttamente interessata alla vicenda essendo stata la Lorenzetti destinataria della busta di minacce contenente due proiettili.
Questo fatto ha condizionato oggettivamente l’operato della magistratura e degli organi inquirenti. Questo pesante intervento, di persona allo stesso tempo rappresentante al massimo livello delle Istituzioni Politiche Regionali e coinvolta nei fatti sottoposti ad indagine ha oggettivamente inquinato tutto il procedimento giudiziario. La detenzione senza prove, di Michele e Andrea ne è la dimostrazione più eloquente.
L’atteggiamento della magistratura che mai spiega nello specifico e nel merito le sue decisioni, ma si ferma a riconfermare le considerazioni dell’accusa, nell’ordinanza di arresto, nel riesame, e nel respingimento dell’istanza di scarcerazione ( dove addirittura Michele viene indicato sistematicamente come Fabiani Massimo, a dimostrazione del pressappochismo o per dir peggio del disinteresse per una valutazione attenta dei fatti ) sono cose che parlano di una solidarietà ad occhi chiusi tra i vari livelli di potere politico e giudiziario interessati alla vicenda.
In questo ultimo mese e mezzo, molti si sono domandati perché Michele e Andrea sono stati tenuti in carcere e gli altri ragazzi imputati sono ai domiciliari o a piede libero.
Per rispondere basta analizzare i fatti. Tutti i ragazzi arrestati il 23 ottobre sono accusati di aver costituito una associazione terroristica ( lo abbiamo già scritto più volte, una invenzione assoluta ), però solo due di essi restano in carcere. Non è quindi questa accusa gravissima, la più grave tra tutte, a determinare la continuazione della pena preventiva della carcerazione nella casa di reclusione. Chi è accusato solamente di aver fatto delle scritte sui muri o di aver provocato danni non è più in carcere.
Restano in carcere solo coloro che sono accusati di aver inviato la lettera di minacce alla Lorenzetti, Michele e Andrea. Il forte condizionamento esercitato dalle prese di posizione del Potere Politico sulla vicenda, che va sottolineato si svolge in una regione di dimensioni provinciali, non può essere più evidente di così.
Peraltro i due amici, rappresentano due identità opposte, militante politico a tempo pieno Michele, il solo dei 5 del tutto estraneo ad ogni forma di partecipazione politica Andrea, il che esclude che sia stata la rilevanza politica dei ragazzi inquisiti la ragione prima in senso causale, del protrarsi della loro carcerazione.
Altri politici di primissimo piano, con loro affermazioni sui fatti nei corridoi del “Palazzo Regionale”, confermano lo scambio di informazioni con il Palazzo del Tribunale.
Il pregiudizio è perciò assolutamente evidente, palpabile, al punto da configurare le accuse specifiche in una dimensione gonfiata ad uso di una percezione pubblica aggravante ( e in questo senso hanno contribuito alcuni giornalisti, cosa di cui parleremo in successivi comunicati ).
Le dichiarazioni della politica e le parallele iniziative della magistratura sono state molto impegnative, ma le prove non ci sono: vengono ritenuti indizi,affinità lessicali, alterazioni semantiche, sillogismi. Michele e Andrea quindi sono in carcere perché le accuse sono senza prove. La verità è che l’accusa si affanna a cercare di provare qualcosa attraverso una dura e illegittima carcerazione preventiva.
Gli indizi che vorrebbero Michele e Andrea colpevoli, sono una intercettazione telefonica in cui i due ragazzi parlano di soldi, concordemente emersi come tali nel corso degli interrogatori, individuati esattamente come assegni e comprovati da un precedente deposito di uno di essi presso la COOP di Spoleto e quelle che vengono giudicate affinità terminologiche tra i volantini siglati COOP – FAI.
In pratica nulla, neanche indizi, che sono notoriamente cosa diversa da affermazioni apodittiche ( ovvero affermazioni che per dimostrare la verità non ricorrono a dati empirici –fatti- ma usano solo il ragionamento ).
Questo il cuore dell’intercettazione Andrea: “t’ho portato un regalo” – Michele: “che regalo m’hai fatto” – Andrea “soldi” – Michele “Soldi?” – Andrea “si! Tre o quattromila euro – Michele “ no, no Andre’…Andre’… - Questa discussione avvenuta il 15 agosto 2007 nasconderebbe secondo la fantasia di ROS e magistrati la consegna delle pallottole. E’ evidente che con questi sistemi siamo tutti in pericolo. Basta avere delle idee secondo gli apparati repressivi dello stato, sbagliate o pericolose, e ogni nostra parola può essere cifrata dai servizi a loro piacimento.
Le sottolineate dal magistrato, “corrispondenze terminologiche” tra il volantino di rivendicazione del tentato incendio del 9 marzo e quello che rivendica le minacce alla Lorenzetti. Questa acrobazia peraltro inutile, è la conferma della mancanza di qualsiasi prova in mano agli inquirenti.
L’esercizio è questo, il nulla che hanno in mano gli inquirenti li costringe a rimandare l’attenzione ai sillogismi e ai ragionamenti apodittici applicati alla vicenda del 9 marzo.
Episodio Lorenzetti, le prove non ci sono, però c’è il volantino di rivendicazione, un volantino che “assomiglia” concettualmente e lessicalmente a quello del 9 marzo. Ma anche per il 9 marzo non ci sono prove. Ma per attizzare un piccolo incendio in atto alle 6,50 del mattino quando gli operai sono già sul posto si è usato come innesco ( guarda caso ) il giornale, il Vicenza, del 17 febbraio. A Vicenza il 17 febbraio c’è stata la manifestazione contro la base militare americana Dal Molin, Michele e Andrea ci sono stati ( in realtà dall’Umbria siamo andati in almeno 300 ), la rivendicazione dell’incendio è di una sigla anarchica, Michele e Andrea sono individuati come anarchici ( in realtà Andrea non lo è affatto ), Michele e Andrea sulla base di questo sillogismo apodittico, vengono accusati di essere i responsabili dell’episodio del 9 marzo e per “affinità terminologiche” la responsabilità viene estesa all’episodio Lorenzetti.
Che si possa essere prigionieri sulla base di queste chiacchiere di pensiero è degno di un paese in cui il giustizialismo politico cancella ogni parvenza di democrazia attraverso soluzioni autoritarie che prescindono dalla verità.

Nel merito va detto che le indagini precedenti e successive agli arresti non è emerso nulla. Nelle indagini vi sono evidenti contraddizioni.
La data di spedizione della lettera.
Nella richiesta del PM e nell’ordinanza di arresto si dice che la busta con i proiettili alla Lorenzetti porti il timbro postale del 17 agosto 2007. La Polizia Scientifica di Perugia scrive invece in un suo verbale del 22 agosto: “presumibilmente, la data dell’8 agosto”. Poiché dalla fotocopia allegata agli atti risulta assolutamente incomprensibile la data dell’annullo postale, non si capisce come si sia arrivati ad indicare la data del 17 agosto. Va detto per opportuna conoscenza di tutti che Michele l’8 agosto si trova in Puglia e che le buste portano il timbro di Firenze dove converge anche la posta dell’Umbria, non certo quella della Puglia.
Sta di fatto che il 17 è successivo al 15, data dell’intercettazione in cui i due ragazzi parlano di soldi e che cifrata dai ROS diventano proiettili. Per funzionare l’accusa che Andrea porta i proiettili a Michele il 15 la spedizione della lettera deve collocarsi dopo quella data, se la lettera risulta spedita prima del 15 l’operazione semantica dei ROS si va a far benedire.
Il 15 Michele e Andrea parlano di soldi.
Durante gli interrogatori poi, sia Andrea che Michele dichiarano che ciò di cui si parla in quella discussione intercettata è una somma di 3000 euro in assegni, questo, non solo nella condizione di non poter comunicare tra loro, ma prima di aver potuto avere alcun contatto con gli stessi avvocati difensori. Il tutto raccontato con particolari molto precisi e dichiarando, Michele, che un precedente assegno, identico a quelli avuti quel giorno era stato depositato presso la COOP di Spoleto prima del 15 agosto e poi respinto in data 20 dello stesso mese perché non pagabile, come ha confermato in un successivo interrogatorio la stessa direttrice della COOP, che ha prodotto copia dello stesso assegno.
Altro che proiettili, il 15 Michele e Andrea nella discussione intercettata parlano proprio di soldi, e ciò conferma che chi li ha arrestati non ha in mano niente e che la natura della loro detenzione è politica.