secolo xix
La parola del pizzo "Qualcosa agli amici"
il racket a genova
Il commerciante di Sestri ponente che ha avuto il negozio bruciato: «Di me sanno tutto, ho stipulato una polizza vita»
04/01/2008
Genova. "C'è qualcosa per gli amici?".
Così si sono presentati la prima volta, otto mesi fa, quelli della banda del racket ad Andrea, un commerciante di abbigliamento a Sestri ponente:
«Ho pensato volessero qualche vestito per i poveri. Invece no. Volevano soldi». Per un po' ha pagato, poi ha detto basta. Qualche sera fa, gli hanno bruciato il negozio.
Andrea adesso è un uomo spaventato: «Sapevano tutto di me, il nome di mia moglie, quello dei miei figli, dove abito. Non hanno avuto bisogno di minacciarmi».
Descrive i suoi oppressori: uno con gli occhiali scuri e un giubbotto, accento meridionale, forse siciliano.
La volta dopo uno con accento straniero, ma sempre con la solita richiesta: «Qualcosa per gli amici».
Fino a mille euro ogni mese, pagamento in un luogo deciso da loro, un luogo ogni volta diverso, con i soldi avvolti in un giornale.
Una volta ha provato a seguirli, ma si sono allontanati su una grossa auto.
Un incubo al quale alla fine Andrea ha deciso di ribellarsi: «Per voi non ci sono più soldi».
La risposta è arrivata con il fuoco.
Su questo caso di Sestri ponente stanno indagando sia i carabinieri che la squadra mobile. La sensazione è che Andrea non sia il solo ad aver subito la pressione di questa specie di mafia, e che anche in altri quartieri di Genova il fenomeno della richiesta del pizzo sia sempre più frequente.
Tuttavia il questore Salvatore Presenti minimizza: «Genova non conosce il pizzo organizzato, ma non abbassiamo la guardia. E se qualche episodio dovesse essere denunciato, sarà nostro compito evitare che il fenomeno si diffonda a macchia d'olio e metta radici». Andrea continua ad aver paura: «Ho stipulato un'assicurazione sulla vita, nel frattempo. Così, dovesse succedermi qualcosa...».
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