Szerző: Silverio Tomeo Dátum: Címzett: social forum Tárgy: [Lecce-sf] auguri riflessivi di buon 2008
Auguri di buon anno a Lecce, città angusta e infossata, ma poi amata e trafficata!
Quindi, per tornare al dato delle ultime amministrative a Lecce, il PdCI prende 964 voti, Rifondazione 620 voti, i Verdi 462 voti. In totale 2.046 voti (sprecati!). Vale a dire che dopo molti anni tutta un'area politico-culturale non ha neppure una rappresentanza in Consiglio Comunale, neppure il diritto di Tribuna. Questa area della sinistra plurale è al di sotto, per ironizzare, della rappresentanza - per quanto simbolica - affidata al consigliere aggiunto per gli immigrati! Modestamente persino il Pdup ebbe il suo bravo consigliere comunale nei primi anni '80 a Lecce.
La reazione può essere allora o la unità almeno elettorale e programmatica di queste entità oppure un atteggiamento reattivo di ulteriore marginalità minoritaria autogiustificata con idiozie etico(pseudo)logiche o sproloqui sulla purezza ideologica identitaria.
Pensiamo d'altra parte che i residui della diaspora socialista in città prendono con 2.418 voti ben due consiglieri comunali.
Quanto possa rappresentare elettoralmente la Sinistra Democratica qui a Lecce è tutto da decifrare, ma molto poco, quel tanto - comunque - in un futuro ipotetico, da garantire con questi rapporti di forza due consiglieri comunali nell'ipotesi della sinistra arcobaleno.
Questo riflettere è cretinismo elettorale, politicismo? Non credo che siano improntate a ciò le mie piccole riflessioni di fine anno. Sono convinto da tempo che la crisi della politica e della democrazia è reale, nel paese, a Lecce, in Occidente, a livello globale. Che la possibile riforma della politica debba avvenire dal basso, con la partecipazione attiva, con la costruzione di uno spazio pubblico plurale, con la cittadinanza attiva, con l'agire il conflitto ma senza avvitameni minoritari, in una prospettiva che leghi bisogni e cambiamento, crescita autoorganizzata e prospettiva di un blocco alternativo sociale e culturale con assetti polici e amministrativi, insomma un nuovo municipalismo a partecipazione attiva da ritenere possibile e auspicabile. Senza corto circuiti, ovviamete, e sempre nell'autonomia dei movimenti reali, e della fine del collateralsimo delle associazioni.
Ma a Lecce cosa c'è di diverso di altre esperienze del municipalismo cittadino, anche nel Sud e in Puglia? C'è che evidentemente il blocco urbano di potere si è riclassificato ma ha tenuto, dal secondo dopoguerra in poi, mentre nella nostra provincia il blocco agrario e rurale tra modernizzazione vivacità esperienze municipali positive è venuto meno. Il blocco urbano tiene in città: un trenta per cento di elettorato non ha problemi a votare personale e formazioni postfascite o di destra sociale parafascista. E' questo è tipico solo di pochissimi capoluoghi di provincia: vedi Latina, Messina e forse null'altro, forse Catania e Reggio Calabria in passato. A Bari venne decostruito come anticipo della "primavera pugliese" il potente blocco urbano che attanagliava le energie migliori del capoluogo di regione, terza città meridionale.
La sinistra plurale unitaria non può nascere solo come reattiva al Partito democratico. Non può reggersi su una ideologia di "berlinguerismo di sinistra". Non può essere un affare di ceto politico.
La sinistra non deve essere avanguardia del Nulla o testimonianza del Niente, ma deve rapportarsi a movimenti e processi reali, alla società civile senza opporla ideologicamente alla mitica "classe", deve sapersi rapportare al resto della dinamica della coalizione, giacchè qui nessuno è autosufficiente, né il Partito democratico né la sinistra plurale, né altre formazioni minori. In questa sinistra plurale molto è solo metabolismo del passato, delle vecchie culture politiche, delle vecchie fissazioni essenzialistiche identitarie, dei vecchi simboli. Ma necessità di esserci, etica della responsabilità, ricaduta positiva delle reti associative, spazio sociale e pubblico costruito in questi anni faticosamente, affacciarsi di nuove teoresi, analisi, linguaggi, ne danno una possibilità di crescita e di radicamento, di reimpianto sociale, se così vogliamo dire. Vedremo la realtà e la sostantività di questi processi, e non in tempi biblici, credo.
Con tutto il rispetto per qualsiasi forma di dissenso, non si può incorrere nel perenne ipercriticismo, nel perenne minoritarismo autofrustrante, nell'ideologismo come surrogato di analisi e impegno sociale di lunga durata. C'è da decostruire un blocco urbano di potere, a Lecce, da costruire spazio sociale e ricostruire una sfera pubblica degna di questo nome, da pensare alla possibilità sia di una resistenza sociale sia alla possibilità di un'alternativa al microclima, ai costumi ingessati, al clientelismo, al populismo, all'affarismo, alle neoideologie della tecnocrazia e del liberismo. Liberare energie, comportamenti, riflessioni, autonomia culturale, coraggio di riposizionarsi: per questo vale la pena impegnarsi ancora, con un atteggiamento tra militanza e volontariato, come dice Marco Revelli alla fine del suo bel libro "Oltre il Novecento".
Buon anno cittadini mancati e cittadini attivi di questa città mortifera, soporifera, fissata, ma carina, con nuovi spazi e fermenti, gioventù attenta, belle signore, lettori meticolosi, poeti distratti.