Mi forzo, e da ateo convinto prego con lui. Finito il momento di
raccoglimento Don Giacomo, con la stessa delicatezza, mi invita a
continuare il mio racconto. "La tua relazione con Luca - mi dice - è
stata passiva o solo attiva?".
Don Giacomo vuol sapere se ho "subito" oppure no una penetrazione.
Deve essere solo quello il discrimine fondamentale per capire se
davanti a sé c'è un vero omosessuale. "Attivo e passivo", dico di
botto. "E mi è anche piaciuto", rispondo quasi in senso di sfida, di
fronte a quella domanda così volgare. Volgare non per la cosa in sé,
quanto, piuttosto perché per la prima volta inizio a intravedere, o
almeno così mi sembra, i veri pensieri di quel prete così giovane e
cordiale. Uno squarcio che smaschera il giudizio che ha di me, anzi,
di "quelli come me".
Don Giacomo annuisce in modo austero e poi mi chiede di parlargli
degli altri rapporti. A quel punto tiro fuori una relazione fugace con
un altro ragazzo "consumata" dopo il matrimonio. Don Giacomo mi invita
a raccontare le sensazioni che avevo provato. Io mi invento un "senso
di sporcizia morale" che vivo e mi porto dentro tuttora. Il giovane
prete è silenzioso. Mi benedice e mi tranquillizza. "La tua
omosessualità - dice - è molto superficiale. Io credo che tu sia
pronto per iniziare il percorso di guarigione".
[...]
Il racconto completo del bravissimo giornalista di Liberazione che è
riuscito ad infiltrarsi per mesi in un corso organizzato da un gruppo
cattolico di "Don Giacomo" si trova in
http://www.arcigay.it/sei-gay%3F-vieni-noi%2C-ti-curiamo
Cordilmente,
Edoardo Magnone