Autore: antonio bruno Data: To: intersinistracomunegenova CC: fori-sociali, forumgenova, forumSEGE, tavolisinistraeuropea, forumsociale-ponge, debate Oggetto: [NuovoLab] Sicurezza il decreto discrimina
liberazione 29.12.07
Giuliano Pisapia
Nelle fabbriche, nei cantieri, nei luoghi di lavoro continua la strage di
vite spezzate dalla mancanza di quella sicurezza che lo Stato ha il dovere
di garantire a tutti
Giuliano Pisapia
Nelle fabbriche, nei cantieri, nei luoghi di lavoro continua la strage di
vite spezzate dalla mancanza di quella sicurezza che lo Stato ha il dovere
di garantire a tutti. Napoli brucia sommersa dall'immondizia, l'intero
Paese è sconfitto da una Giustizia sempre più sull'orlo di un collasso che
rischia di diventare irreversibile. Sono più di due milioni e mezzo le
famiglie che vivono sotto la soglia di povertà: il 10% delle famiglie
italiane non ha i soldi per mangiare e il 14,7% non ha la possibilità di
curarsi. Il potere d'acquisto dei salari è in continua diminuzione, il
costo della vita in inesorabile aumento. La precarietà è in vortiginoso,
progressivo aumento. In Palestina si continua a morire; le guerre e le
violenze aumentano in tutto il mondo e, in Italia, aumentano le basi e le
spese militari. In questra situazione, sempre più insostenibile, il
Governo, nell'ultimo Consiglio dei Ministri dell'anno, invece di prendere
gli indispensabili provvedimenti per porre freno ad una deriva senza
approdo, approva nuovi incentivi per le imprese e approva un decreto legge
sulla sicurezza (sic!), con norme che neppure il governo Berlusconi aveva
osato proporre. Un provvedimento ingiustificato, discriminatorio e
incostituzionale, non solo per l'insussistenza di quei presupposti di
"straordinaria necessità e urgenza" che possono giustificare la
decretazione d'urgenza (art. 77 Cost.), ma anche perché in contrasto con le
sentenze della Corte Costituzionale che hanno ritenuto illegittima la
reiterazione di decreti legge non concertiti. Se a ciò si aggiunge che, nel
2007 ( in particolare negli ultimi 6 mesi), vi è stata una sensibile
diminuzione dei reati (meno rapine, meno omicidi, meno incendi, meno scippi
ecc.), con un bilancio positivo che non ha precedenti, vi sono tutti i
motivi per dire che la misura è colma.
Malgrado l'incontestabile fallimento del cd. pacchetto sicurezza del 2001;
malgrado l'ingloriosa fine del cd. decreto "antirumeni" , si è perseverato
nell'errore, di merito e di metodo, approvando un decreto che servirà
affatto per contrastare la criminalità ma che avrà l'effetto, cercato e
voluto da una parte del centrosinistra, di creare nuove difficoltà alla
sinistra, proprio mentre sta faticosamente avanzando un importante,
improcrastinabile e prezioso percorso unitario. La sicurezza (nei luoghi di
lavori, nelle città, nelle proprie abitazioni) è un bene non negoziabile e
lo stato ha il dovere di proteggere i cittadini, ma un Governo di cui fa
parte anche la sinistra non può fare proprie, approprindosele dal
centrodestra, norme inutili, ingiuste, pericolose e, in parte, criminogene.
Tanto più che - in un momento in cui, al nord, sta dilagando la politica
xenofoba della Lega - sarebbe stato invece urgente intervenire, con poche,
incisive e condivise, modifiche legislative in grado di dare una risposta
alle esigenze, e alle richieste, di una giustizia equa, celere ed efficiente.
Come può, la sinistra, e chiunque crede nei valori della democrazia,
accettare che sia punito con tre anni di reclusione, chi, pur non avendo
commesso alcun reato, rientra, per lavorare e non per delinquere, nel
nostro Paese, dopo esserne stato allontanato a seguito di un provvedimento
amministrativo? Come è possibile dimenticare la dura, e vincente,
battaglia, in Parlamento e nel Paese, contro una analoga proposta dal
Governo Berlusconi?
Come può, la sinistra, accettare l'espulsione di chi lavora regolarmente, e
vive onestamente, ma non è in grado di dimostrare di "avere risorse
economiche sufficienti", perché gli è impedita, dalla legge o dal datore di
lavoro, la regolarizazzione della propria posizione? Come è possibile far
propria una norma, a dir poco incivile, che prevede non solo l'espulsione
di una persona "sospetta", ma anche dei suoi familiari, con una sorta di
responsabilità oggettiva che neppure il fascismo aveva previsto in caso di
espulsione, di confino o di altre limitazioni della libertà personale?
Il tutto sarebbe giustificato, si legge nei comunicati stampa, dalla novità
dell'espulsione immediata di cittadini comunitari "sospettati" di
terrorismo, e sarebbe stato accettato anche a seguito dell'impegno del
governo di una corsia preferenziale per la modifica dela Bossi-Fini.
Ebbene, l'espulsione preventiva dei "sospetti di terrorismo" altro non è
che la proroga di una norma, approvata dal centrodestra nella scorsa
legislatura, che, oggi come allora, è ben difficile non considerare
criminogena. In presenza di una persona sulla quale gravano sospetti di
terrorismo, lo Stato ha il dovere di fare tutti i controlli e gli
accertamenti necessari: se è un terrorista non si può certo lasciarlo
libero di andare all'estero a seminare odio e sangue. Se, invece,
terrorista non è, allora l'espulsione sarebbe ingiusta, in quanto
colpirebbe un innocente (e i suoi familiari), e pericolosa perche rischia
di creare le condizioni per il suo ingresso in un circuito illegale,
rendendolo facile preda della criminalità organizzata. Per quanto concerne
la garanzia di una corsia preferenziale per la modifica della legge
sull'immigrazione, si può solo dire, pur comprendendo le difficoltà di chi
ha un ruolo istituzionale, che nulla può giustificare storture
costituzionali, politiche e giuridiche quali quelle contenute nel decreto
legge approvato dal Governo. Il decreto, oltre a tutto, è già operativo,
mentre, è inutile nasconderselo, il disegno di legge avrà un percorso non
agevole e non vi è certezza alcuna che sarà approvato senza modifiche
peggiorative.
Ora la parola passa al Parlamento, dove la sinistra dovrà liberarsi dalla
morsa in cui non pochi, anche all'interno del centrosinistra, cercano di
stringerla, con la speranza di stritolarla. Solo una sinistra, unita e
plurale, potrà contrastare tale disegno e determinare quella svolta,
politica e sociale, necessaria per il Paese e indispensabile, non solo per
riconquistare il consenso perduto, ma anche per interloquire con i tanti
che ancora intendono affrontare, e risolvere, le vere emergenze.