"tandala@???" <tandala@???> writes:
> ... nessuno riuscirà comunque mai a scrivere delle emozioni...
male, noi dovremmo saperlo fare
non tanto per
> far capire alla sua città il perchè e il per come
ma perche'
> quello che proviamo, vediamo, tocchiamo, annusiamo, è comunque
> nostro
e il nostro saper continuare a raccontarlo vuole dire poter continuare
quell'atto creativo che si inizia scendendo in strada e continua con
il raccontare/descrivere quelle nostre citta' ridisegnate dalle nostre
ruote e dai nostri desideri.
del resto, anche la tua idea del
> teatro improvvisato itinerante
va in questo senso
e smentisce la tua affermazione che dice
> la massa esiste di per sè e non può essere raccontata...
magari raccontata no, ma trasmessa nei suoi apsetti profondi si
> O sei illuminato o non lo sei :)
neanche questo e' pienamente vero
nel senso che anche ammesso tu lo sia, non e' cosi per tutti
e se tu lo sei, a mio parere diventa fondamentale anche il lavoro di
creazione artistica di rappresetazione di tutto quel mondo scoperto,
gioito, desiderato, sognato.
e questo cambia ulteriormente cio' che hai provato,
gli da ulteriore spessore e, magari, diffusione, contaminazione.
oh! evidentemente non sto attribuendo valore agli articoletti
giornaloidi, bensi alla capacita' delle entita' che compongono questa
massa critica di saper raccontare il proprio territorio e la propria
esperienza.
tornando al tuo
> teatro improvvisato itinerante...
tempo addietro avevo invece avuto l'intuizione che avesse un gran
senso proporre un gruppo rumorista ciclonico,
'na robbba tipo
<
http://www.detritus.net/steev/bikeaudioproject/>
che facesse concerti in bicicletta,
durante gli ammassamenti o in appuntamenti specifici (concerti)
da programmare anche in forma di derive urbane...
poi... il tempo passa,
le mode cambiano
e l'acqua scorre e dilava :)
> Il punto è: GIOVANNI, MA CHE CAZZ DAI IL MIO NUMERO IN GIRO??
il punto e'... che e' un suo punto debole :)