[Cm-milano] sabato 22 dicembre: John Jordan e Isa Fremen del…

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著者: Alex Foti
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To: critical mass milano - crew ::: http://www.inventati.org/criticalmass/ ::: la rivoluzione non sara' motorizzata !!!, precog, radical-europe, rekombinant
題目: [Cm-milano] sabato 22 dicembre: John Jordan e Isa Fremen del Climate Camp a Milano!
UN'ALTRA FINE DEL MONDO E' POSSIBILE...

!!John Jordan e Isa Fremen del Climate Camp a Milano!!

SABATO 22 DICEMBRE

dalle 18
Aperitivo Ecoattivo
con discussione sul Camp for Climate Action di Heathrow
Cascina TORKIERA Senzacqua
Cimitero Municipale in fondo a viale Certosa
tram 14 (che passa da metro duomo e lanza)
http://torchiera.noblogs.org


dalle 20:30
Cena & Dopocena
con dibattito a cura di RobX e Alex del Sun System e di Agenzia X
cs CANTIERE, viale monterosa
metro lotto, 90/91
http://www.cantiere.org


John Jordan è uno dei prime movers del movimento noglobal. Da Reclaim
the Streets al carnevale anticapitalista di Londra, dal Clandestine
Insurgent Rebel Clown Army fino ai campeggi illegali, ecoautonomi e
autogestiti per agire dal basso contro il cambiamento climatico del
2006 e 2007 in UK (e presto anche in Germania e Francia), il genio
attivista di John sta dietro molte delle più importanti innovazioni
politiche, comunicative e sociali del movimento di
Seattle-Genova-Rostock. Con la co-cospiratrice Isa Fremen sarà per 3
giorni a Milano, che hanno scelto come tappa italica della loro
ecodissea alla ricerca dei luoghi dell'utopia sul continente europeo.
Il loro intento infatti quello di esplorare le forme dell'eresia
politica nei diversi spazi sociali in Europa più che di diffondere il
loro rivoluzionario paradigma di ecoattivismo, che diversamente da
veganesimo e animalismo con cui pure è in rapporto, si avvale della
peer-reviewed science per denunciare le forze e gli interessi che
stanno dietro la catastrofe biosferica in corso, così come l'ipocrisia
dei grandi inquinatori e tecnocrati riverniciati di verde (il c.d.
greenwashing).

SITOGRAFIA
http://www.indymedia.org.uk/en/actions/2007/climatecamp/
http://www.climatecamp.org.uk
http://utopias.eu
http://www.myspace.com/sun_system_italy
http://www.agenziax.it


Dal MANIFESTO del 21 agosto 2007:
Heathrow, buon clima
Londra, un successo la protesta per la terza pista d'atterraggio. Il
«campeggio sul clima» buca i media e crea un movimento
Paolo Gerbaudo
Londra

Buone notizie, sui giornali, per gli attivisti che ieri si sono
svegliati di prima mattina sotto le tende del blocco contro gli uffici
della Baa, la compagnia che controlla lo scalo di Heathrow a Londra.
Le prime pagine dei giornali inglesi e di diversi quotidiani
internazionali sono dedicate alla protesta del Climate change camp
contro la terza pista dello aeroporto londinese di Heathrow. Le
violenze della polizia sono condannate anche dal destrorso Times.
L'azione non-violenta e decentralizzata che ha caratterizzato la
protesta ha colpito nel segno ed il blocco continua. Le facce dei
dimostranti sono segnate dalla stanchezza ma allargate da sorrisi. Il
messaggio è passato.
La polizia guarda timidamente il piccolo campeggio abusivo che è stato
innalzato dai manifestanti all'entrata del quartier generale e osserva
con curiosità l'assemblea pubblica che viene organizzata per decidere
sulla continuazione del blocco. Come previsto negli obiettivi
dell'azione, domenica gli uffici di Ba sono stati bloccati per oltre
24 ore. I pochi manager che erano riusciti ad evitare i blocchi sono
stati coperti dai fischi dei manifestanti e si sono rifugiati
disorientati all'interno di un edificio vuoto. Intanto arrivavano le
notizie di una serie di altre azioni che stavano allargando la
protesta contro compagnie accusate di complicità nel cambiamento
climatico. Da un sound system alimentato a pedali usciva musica
elettronica, la gente cominciava a ballare. Alcuni attivisti sfilavano
in bicicletta nel parcheggio davanti al quartier generale, come a
ricordare che le alternative sostenibili di trasporto sono già qua.
L'azione era cominciata domenica attorno alle due quando un corteo di
circa trecento persone ha sfidato la pioggia e la minaccia delle leggi
antiterrorismo per raggiungere il quartier generale di Baa. Gli
attivisti sono entrati in un campo coltivato che separa il campeggio
dalla zona dell'obiettivo dell'azione e si sono divisi in diverse
colonne, adottando una strategia simile a quella utilizzata a Rostock
contro il G8. La polizia è intervenuta con agenti antisommossa a
cavallo rintuzzando i tentativi di superare una staccionata che
difende gli edifici della Baa. In cinque sono stati feriti alla testa,
a decine sono stati manganellati. Un poliziotto è stato disarcionato
dal cavallo imbizzarrito e i manifestanti che lo soccorrevano sono
stati picchiati dalla polizia.
Quando ormai tutte le vie di passaggio sembravano essere chiuse,
alcuni attivisti hanno sfondato una rete inoltrandosi in un labirinto
di villette. La polizia ha provato a formare un cordone ma un
centinaio di attivisti è riuscito a passare attraverso gli agenti e
raggiungere il parcheggio di fronte al quartier generale di Baa:
verranno fermati per cinque ore prima di essere rilasciati. Ma nel
frattempo altri attivisti erano riusciti riusciti a formare un blocco
all'entrata del parcheggio, resistendo con successo ai tentativi di
rimozione degli agenti. Col passare del tempo il bloco è stato
rinforzato da gruppi sparsi di attivisti che erano riusciti ad
arrivare nella zona attraverso stradine laterali. La polizia ha
tentato per l'ultima volta di rimuovere il blocco con le maniere
forti, ma vista l'intensa presenza degli organi di informazione è
stata costretta a rinunciare. Gli attivisti hanno montato tendoni per
ripararsi dalla pioggia, sono saliti sugli alberi per appendere
striscioni che recitavano «no a un cambiamento di stile di vita, ma un
cambiamento sociale», mentre la folla intonava in coro «No alla terza
pista!». E la banda hippie che ha tenuto sveglia la gente fino a tardi
offriva un messaggio di speranza: «Non è solo un cambiamento del
clima, ma anche un clima di cambiamento».
Dopo gli scontri dell'azione di domenica, che hanno portato a 71 il
numero degli arrestati durante la settimana di protesta, ieri sono
partite una serie di azioni decentralizzate che hanno allargato il
fronte dell'ondata di protesta. Otto attivisti hanno bloccato per ore
la strada di accesso alla centrale nucleare di Sizewell, incollandosi
a blocchi di cemento per ricordare che l'energia atomica non è la
soluzione contro il cambiamento climatico. Dodici persone si sono
incatenate di fronte alla sede della compagnia petrolifera inglese Bp
per denunciare il coinvolgimento della multinazionale nel business del
traffico aereo. Stanley Owen, uno degli attivisti che ha partecipato
al blocco ha dichiarato: «Non possiamo sostenere la crescita infinita
in un mondo con risorse limitate». Un altro obiettivo dei manifestanti
sono state le compagnie che offrono programmi di carbon offset, che
permettono alle aziende di neutralizzare le proprie emissioni di
anidride carbonica attraverso progetti che riducono la presenza di CO2
nell'atmosfera, tra i quali programmi di forestazione. Gli attivisti
contestano la validità scientifica di tali operazioni sostenendo è
come svuotare una barca con un cucchiaino mentre viene inondata da
secchiate d'acqua. Blocchi stradali hanno colpito Climate Care Oxford
e Carbon Neutral Company a Londra. Infine, altre azioni hanno
interessato compagnie di trasporto aereo di merci come la
Carmel-Agrexco, bloccata, e la Baa Cargo.
Dopo il successo di questa serie di azioni, ora gli attivisti guardano
con fiducia al futuro della campagna contro il cambiamento climatico.
John Jordan, coautore del libro «Siamo dappertutto» (recentemente
pubblicato in Italia) non ha dubbi: «Queste proteste segnano la
nascita di un movimento di massa. Le compagnie e il governo ci
chiedono di cambiare il nostro stile di vita ma intanto costruiscono
nuove piste di aeroporti e vanno alla ricerca di nuovi giacimenti
petroliferi. Non è sufficiente un cambio nell'etica di consumo,
abbiamo bisogno di una ridiscussione strutturale. Da questo punto di
vista il cambiamento climatico non è solo un'emergenza ma anche
un'opportunità. Un'opportunità per cambiare il modo in cui produciamo,
viviamo, creiamo società».