IL MOVIMENTO PER LACQUA HA FATTO MOLTA STRADA,
IL MOVIMENTO PER LACQUA VA MOLTO LONTANO
Con la manifestazione nazionale per ripubblicizzare lacqua, difendere i
beni comuni del 1 dicembre 2007 a Roma, possiamo dire che sia giunto a
conclusione un primo ciclo di mobilitazione sociale per lacqua nel nostro
Paese.
Al fine di affrontare la nuova fase, che sarà non meno impegnativa e
importante di quella trascorsa, vale sicuramente la pena provare a
rivisitare quale sia stato il percorso sin qui compiuto, quali passaggi
abbia dovuto affrontare, quali caratteristiche del movimento abbia messo in
luce.
Un lavoro di restituzione per meglio comprenderci e che consenta a tutte/i
noi di far tesoro dellesperienza intrapresa, come miglior viatico per le
future battaglie.
Ecco di seguito alcune considerazioni, certo non esaustive, che provano a
segnare gli elementi più importanti del percorso effettuato.
Se cinque anni vi sembran pochi
Il percorso per costruire una vera e propria vertenza nazionale sullacqua
arriva da lontano e trova il suo humus nelle decine di conflitti
territoriali aperti in tutto il paese contro la privatizzazione dellacqua.
I passi iniziali vengono mossi in Toscana, dove la realizzazione nel
novembre 2002 del Forum sociale europeo e nel marzo 2003 del Forum mondiale
alternativo dellacqua consentono di sedimentare nuove consapevolezze e di
dare ulteriore impulso alle capacità di radicamento territoriale delle
realtà di lotta nella regione. La Toscana è stata la prima regione italiana
ad applicare la legge Galli e a scegliere il partenariato pubblico-privato
come modello di gestione dei servizi idrici. I risultati di queste gestioni,
analizzate dai social forum territoriali, mettevano in radicale discussione
la bontà, da molti accettata a prescindere, del cosiddetto modello
toscano.
Durante due appuntamenti regionali costruiti dal coordinamento dei social
forum toscani, tenutisi nellestate 2004 a Stia e a Piombino, i movimenti
decisero di ingaggiare una lotta regionale contro la privatizzazione
dellacqua e stabilirono come strumento di questa mobilitazione la
predisposizione di una legge regionale diniziativa popolare.
La campagna di raccolta firme fu un successo: nonostante ne fossero
sufficienti per legge solo tremila, e nonostante il comitato promotore si
fosse dato lobiettivo di 30mila, nei sei mesi da febbraio ad agosto 2005,
furono raccolte ben 43mila firme.
La proposta di legge venne poi respinta dal Consiglio Regionale nellautunno
2006.
Ma intanto un nuovo movimento era partito, e dal Lazio alla Sicilia,
dallAbruzzo alla Toscana, dalla Campania alla Lombardia si stavano
moltiplicando le lotte territoriali. Tanto che, quando diversi esponenti di
associazioni nazionali e di comitati territoriali (tra gli altri: Attac
Italia, Comitato italiano per il contratto mondiale dellacqua, Fp Cgil,
Arci, Sincobas, Confederazione Cobas, Abruzzo social forum, Rete toscana per
lacqua) hanno promosso, nel luglio 2005 un primo appello per realizzare il
Forum italiano dei movimenti per lacqua, le adesioni si sono in brevissimo
tempo moltiplicate.
Cinque assemblee nazionali itineranti (Cecina, Firenze, Roma, Pescara e
Napoli) hanno scandito i tempi della costruzione partecipata del Forum che,
nel marzo 2006, si è infine realizzato a Roma, con più di seicento
partecipanti, una pluralità di esperienze a confronto, la percezione di una
possibile diffusione sullintero territorio nazionale.
Lassemblea conclusiva del Forum italiano dei movimenti per lacqua,
giudicando matura lapertura di una vertenza nazionale sullacqua, ha scelto
la costruzione di una legge nazionale diniziativa popolare come strumento
di rafforzamento delle vertenze territoriali e come elemento di
riunificazione delle stesse, verso un obiettivo di esplicita rottura della
gabbia normativa attuale, che permetteva gestioni dei servizi solo
attraverso la forma societaria della SpA.
Anche la scrittura del testo si è svolta con la massima partecipazione
possibile, affiancando nei tavoli di lavoro tecnici ed attivisti per mettere
in comune i differenti saperi e le diverse esperienze. Il testo della legge
è stato approvato dallassemblea nazionale dei movimenti per lacqua
tenutasi a Firenze il 7 ottobre 2006. La stessa assemblea ha ribadito la
scelta politica dello strumento diniziativa popolare, proprio per attivare
una campagna di raccolta firme, di iniziative e di mobilitazioni che
coinvolgesse lintero paese.
Il comitato promotore, a cui hanno aderito 70 reti e organizzazioni
nazionali e quasi mille comitati territoriali ha lanciato, a metà gennaio
2007, la campagna di raccolta firme. Dopo sei mesi intensi di banchetti,
dibattiti, assemblee e mobilitazioni (10.000 a Palermo nella manifestazione
del 10 marzo) che hanno attraversato ogni angolo del Paese, il 10 luglio
2007, il Comitato promotore ha consegnato al Presidente della Camera 406.626
firme in calce alla legge diniziativa popolare, chiedendone limmediata
calendarizzazione nelle sedi parlamentari.
Contemporaneamente, la necessità di tenere alto il carattere della vertenza
nazionale e di evitare che, con la consegna delle firme, lintera vertenza
fosse solo consegnata al livello politico-istituzionale, il Forum Italiano
dei Movimenti per lAcqua ha deciso di promuovere la prima manifestazione
nazionale per lacqua.
Sabato 1 dicembre a Roma, quarantamila persone hanno partecipato alla
manifestazione nazionale per ripubblicizzare lacqua e difendere i beni
comuni, in una sorta di atto di nascita di un movimento per lacqua di
dimensione nazionale.
Qualcosa di importante è successo
Non è solo il fatto che venga da lontano a sancire limportanza del percorso
effettuato dal movimento per lacqua nel nostro Paese. Dentro le diverse
vertenze territoriali, dentro il loro intreccio e scambio di saperi ed
esperienze, è cresciuta in quantità e qualità una consapevolezza diffusa e
un percorso di vera autoeducazione popolare orientata allazione, che ha
fatto del movimento per lacqua qualcosa di inedito e di fecondo.
Ed ogni passaggio ha sancito il raggiungimento di un importante obiettivo.
Lappello con cui nel luglio 2005 si è proposto lavvio di un percorso per
la costruzione del Forum Italiano dei Movimenti per lAcqua aveva come
obiettivo primario la messa in rete delle vertenze territoriali che, a
decine, si erano diffuse nel Paese : leffettiva effettuazione del Forum nel
marzo 2006 ha sancito la prima tappa di questo obiettivo, oggi in larga
parte realizzato.
Il Forum Italiano dei Movimenti per lAcqua è oggi una straordinaria rete,
capace di rafforzare le singole vertenze e anche di connetterle per
obiettivi di dimensione nazionale : una rete pulsante a cui aderiscono
quotidianamente nuove esperienze territoriali.
La scelta dellassemblea finale del Forum Italiano dei Movimenti per lAcqua
a Roma di lanciare, a partire dalle vertenze territoriali, una legge
diniziativa popolare per la ripubblicizzazione dellacqua, aveva come
obiettivo primario la costruzione di una vertenza nazionale, attraverso una
campagna di raccolta firme e di iniziativa che attraversasse ogni angolo del
paese e uno strumento che incidesse direttamente sullagenda politica.
Lo straordinario successo della raccolta firme dimostra che anche questo
obiettivo è stato raggiunto, lacqua è entrata nellagenda politica del
Paese, costringendo le istituzioni a doversi confrontare con le proposte
prodotte e ottenendo anche alcuni primi risultati parziali, come la
moratoria su tutti gli affidamenti in corso e futuri a qualsiasi tipo di
SpA.
La costruzione di una grande manifestazione nazionale per lacqua, la cui
discussione è iniziata nellaprile 2007, ovvero a campagna di raccolta firme
in corso, aveva lobiettivo primario di sancire, assieme alla costruzione
della vertenza nazionale, latto di nascita di un movimento per lacqua di
dimensione nazionale.
I quarantamila partecipanti alla manifestazione nazionale del 1 dicembre,
con la fortissima presenza delle vertenze territoriali, dei comitati di
cittadini, di importanti pezzi del mondo del lavoro, di numerosi enti
locali, hanno dimostrato anche il raggiungimento di questo obiettivo : oggi
il movimento per lacqua è una realtà politica di dimensione nazionale e
londa dellacqua pubblica diventa ogni giorno più inarrestabile.
Ma cè un risultato politico culturale che sottende ai pur importantissimi
passaggi sopra descritti.
E la rottura di un paradigma, i cui effetti, potenzialmente straordinari,
dovranno essere misurati nel tempo.
Il paradigma che il movimento per lacqua ha rotto è la gestione dei servizi
attraverso SpA, ovvero la rimessa in discussione radicale di una gestione
che negli ultimi 15 anni aveva trovato consensi bipartisan ed era stata
interiorizzata da tutte le culture politico-amministrative.
Oggi il dibattito sulle forme di gestione è molto più aperto e libero, la
fuoriuscita delle gestioni dalle SpA raccoglie costantemente nuovi consensi.
Basti pensare che perfino un provvedimento iperliberista, come il DDL
Lanzillotta che si prefigge la messa sul mercato di tutti i servizi
pubblici locali, ad eccezione del servizio idrico- è in qualche modo
costretto a rimettere in campo la possibilità di gestione dei servizi
attraverso enti di diritto pubblico (aziende speciali etc.), rinominando
qualcosa che nella normativa italiana non compariva dal 1990.
Cosa ha reso tutto questo possibile
Tutto questo non era né facile, né scontato. Tutto questo non è avvenuto
per caso.
Lesperienza del movimento per lacqua ha potuto produrre il percorso sin
qui delineato perché ha saputo mettere a fuoco alcune caratteristiche che ne
hanno permesso la crescita politica e culturale e ne hanno rafforzato la
capacità di mobilitazione.
Vediamole assieme.
Il primo dato è relativo allintreccio tra locale e globale.
E un binomio che a parole viene dato per scontato ed enunciato
astrattamente ad ogni piè sospinto.
In realtà si tratta di una dialettica molto delicata, la cui costruzione è
tuttaltro che semplice e scontata. Perché non è scontato che una realtà
territoriale, per quanto forte e radicata nel locale, pensi alla necessità
di un intreccio più ampio e pratichi gli strumenti per costruirlo. E non è
altrettanto scontato che una rete nazionale o, ancor più, organizzazioni
nazionali strutturate pensino e pratichino un altro modo di costruire i
percorsi e le decisioni, a partire dal rispetto della crescita di tutte le
realtà.
Uno dei punti di forza del movimento per lacqua è stato quello di non dare
mai per scontata lacquisizione di questo intreccio, mettendolo a tema ogni
volta, e ripercorrendone i passi di fronte ad ogni scelta comune.
Esempio ne è stata la manifestazione nazionale, che ha visto lapertura di
una importante consultazione fra tutte le realtà territoriali sulla scelta
del luogo dove tenerla e che ha avuto come risultato una manifestazione
effettuata a Roma ma straordinariamente partecipata dalle realtà
territoriali.
Il secondo dato è relativo ai soggetti in campo.
Anche qui diventa esemplificativa la manifestazione nazionale del 1
dicembre.
In piazza cerano cittadini organizzati nei comitati territoriali,
importanti esperienze del mondo dei lavoratori del servizio idrico, numerosi
enti locali con delibere di adesione approvate e con gonfalone in corteo.
Cittadini, lavoratori e amministratori locali sono i tre soggetti più
colpiti dai processi di privatizzazione dellacqua e dei beni comuni e sono
di conseguenza i tre soggetti la cui capacità di incontro può davvero
determinare una svolta per la battaglia della ripubblcizzazione.
Anche su questo punto, il possibile intreccio tra cittadini, lavoratori ed
enti locali non va dato per scontato, né per compiutamente acquisito. Ma la
capacità del movimento per lacqua di saper tessere la trama tra questi
diversi punti di resistenza alle privatizzazioni e di aver costruito uno
spazio politico per il loro incontro ancora embrionale naturalmente- è
stato un punto di forza determinante sino ad ora e sicuramente fertile per
il futuro percorso.
Il terzo dato è relativo al binomio radicalità-inclusione
La radicalità del movimento per lacqua sta nella scelta di campo praticata
fin dallinizio : laffermazione dellacqua come bene comune e diritto umano
universale, la totale fuoriuscita del servizio idrico dalle gestioni di
mercato, la riappropriazione sociale della sua gestione attraverso la
partecipazione dei lavoratori e delle comunità locali.
E la costruzione di un nuovo paradigma che impatta e contrasta direttamente
con leconomia liberista della messa sul mercato dellintera vita delle
persone; che impatta e contrasta con una democrazia formale al servizio dei
capitali finanziari e contrappone la ricostruzione di una democrazia dal
basso e partecipativa.
Uno dei punti di forza del movimento per lacqua è stato quello di saper
coniugare il massimo di radicalità possibile con il massimo di inclusione
delle culture, delle esperienze e perfino delle storie individuali,
producendo ad ogni nuovo incrocio una nuova faccia di un caleidoscopio
collettivo, il cui disegno diventa possibile solo con il concorso di tutte
le forme.
E innegabile come, tra tutte le esperienze di movimento attive in questi
ultimi anni, il movimento per lacqua sia quello che ha prodotto la più
ampia articolazione tra soggetti che vi concorrono, mettendo assieme culture
ed esperienze molto diverse, non ultima la straordinaria partecipazione di
tantissimi cittadini, spesso alla loro prima esperienza di attivisti
sociali.
Il quarto dato è relativo alla capacità di mettere insieme resistenza e
proposta
Di fronte allaggressività delle politiche liberiste, che si prefiggono la
messa sul mercato dellintera vita delle persone dentro lorizzonte della
solitudine competitiva ciascuno da solo proiettato sul mercato in diretta
competizione con laltro e senza più nessun legame sociale- il movimento per
lacqua ha costruito, innanzitutto con lapertura di decine di vertenze
territoriali, un forte movimento di resistenza contro le privatizzazioni.
Una capacità di resistenza che ha fatto ricorso a tutti gli strumenti
conosciuti, dalla sensibilizzazione attiva alla mobilitazione politica,
dallattivazione sociale alla disobbedienza civile.
Un coacervo di esperienze che hanno costruito una barriera culturale e
politica allavanzare delle politiche liberiste di privatizzazione,
ostacolando concretamente i processi di messa sul mercato dellacqua e dei
beni comuni.
Ma il movimento per lacqua è riuscito a coniugare questa formidabile
capacità di resistenza capillare con la costruzione di una proposta politica
e di una piattaforma di obiettivi che ne hanno permesso lampliamento della
capacità di aggregazione e ne hanno approfondito le possibilità di incidenza
politica.
Perché di fronte al binomio resistenza proposta nessuno ha potuto più
liquidare le lotte per lacqua come localistiche portavano con sé, infatti,
una proposta di cambiamento più generale- né come pratiche puramente
testimoniali portavano con sé, infatti, una proposta tanto radicale quanto
praticabile qui ed ora, dunque non liquidabile senza lapertura di un forte
confronto politico e sociale.
Il quinto dato è relativo allautonomia politica del movimento per lacqua.
Lautonomia politica delle esperienze di movimento è stata in questi ultimi
anni tanto enunciata quanto poco spesso praticata. Si tratta di una
dialettica fra movimenti e politica istituzionale- assolutamente
complicata nella sua comprensione e gestione concreta, al punto che molte
esperienze di movimento hanno finito per arenarsi di fronte alle sfide da
questa poste.
In un contesto comunque non scontato, né acquisibile una volta per tutte, il
movimento per lacqua ha tuttavia saputo fin qui dimostrare una pratica
dellautonomia che ne ha fatto uno dei punti di forza, nonché gli ha
permesso di ottenere alcuni primi risultati, per quanto parziali.
Perché il movimento ha saputo declinare lautonomia innanzitutto come
autonomia della propria politica e non come separatezza tra il sociale e il
politico. Ha saputo, cioè, affrontare il nodo non dichiarando lautonomia di
un sociale buono a prescindere- da un politico cattivo a prescindere-,
bensì praticando una politica autonoma, perché fondata su contenuti,
obiettivi e pratiche proprie, con la quale ha provato ad attraversare tanto
la sfera del sociale, quanto la sfera del politico-istituzionale.
Il movimento per lacqua, evitando di interiorizzare e di assumere su di sé
necessità e vincoli del quadro politico-istituzionale, ha saputo praticare i
propri obiettivi in maniera protagonista e non subalterna.
Ha così potuto determinare i tempi e i modi della propria pratica senza
farseli dettare dallagenda istituzionale; ha così potuto praticare la
radicalità dei propri contenuti, assumendo il conflitto come risorsa della
democrazia; ha così potuto allargare larea del proprio consenso, facendo
della diversità di esperienze occasione di nuove sintesi e non motivo di
intralcio della propria mobilitazione.
Non è quindi per caso che sia stato proprio il movimento per lacqua quello
che, tra tutte le vertenze di movimento e di fronte ad un quadro politico
sostanzialmente autistico, abbia maggiormente inciso sullagenda politica
istituzionale e abbia riportato alcuni primi risultati, per quanto parziali.
Il sesto dato, che tutti li sottende, è il metodo partecipativo.
Cè una spiegazione che sottende tutti gli elementi di positività che sono
stati sin qui espressi come punti di forza del movimento per lacqua: è la
scelta del metodo partecipativo come asse determinante per la costruzione di
qualunque movimento e per la definizione di qualunque scelta o passaggio
questo movimento debba affrontare.
Il metodo partecipativo è unaltra delle scommesse, per nulla scontata, che
i movimenti hanno scelto di praticare.
Ma è tanto condivisibile come affermazione astratta, quanto complicato da
gestire nella pratica concreta.
Comporta alcuni elementi non secondari: dalla scelta dei tempi, che deve
corrispondere alla crescita naturale di ogni esperienza che vi partecipa,
senza nessuna scorciatoia di crescita artificiosamente indotta; alladozione
del metodo del consenso, che ripudia qualunque rapporto di forza in favore
dellassunzione del punto di vista dellaltro come parte della verità, e di
questultima come mai definitiva o totalizzante, bensì come costruzione per
approssimazioni successive; fino alla pratica sperimentazione di una
consultazione permanente dagli esiti mai predefiniti e con la possibilità di
continua revisione delle scelte intraprese.
Il movimento per lacqua non ha certo risolto tutta lenorme complessità
della democrazia partecipativa, ma oggi, dopo alcuni anni di sperimentazione
pratica, può essere sicuramente definito un laboratorio vero di questa
esperienza, sempre in itinere e assolutamente perfettibile.
Il settimo dato è lassunzione dellacqua come paradigma e lapertura di
finestre orizzontali.
Lacqua è un bene essenziale per la sopravvivenza stessa della vita sul
pianeta, di conseguenza è un bene comune e un diritto umano universale.
Questo è lelemento essenziale che ha coagulato le diverse esperienze che,
nel tempo, hanno dato vita in questo Paese al movimento per lacqua.
Ma un ulteriore elemento di forza di questo movimento è stato quello di
affermare sì la specificità dellacqua come bene comune primario, ma nel
contempo di considerarlo un paradigma di tutti i beni comuni, come humus
fondativo del legame sociale fra le persone e di conseguenza della
democrazia.
Il movimento per lacqua è dunque riuscito ad essere nello stesso tempo un
movimento competente, capace cioè di conoscere a fondo il conflitto in corso
sullacqua e di produrre proposte alternative, e nello stesso tempo ad
evitare di divenire un movimento specialistico, che declina il tema acqua
come un universo a se stante e isolato dalle più ampie dinamiche sociali.
La scelta dellacqua come paradigma di un diverso orizzonte sociale ha
aperto la strada del movimento per lacqua a possibili sinergie con tutte le
altre vertenze in campo sui beni comuni naturali e sociali, sui servizi
pubblici e la democrazia.
E questo al momento solo un percorso embrionale, fatto per ora più di
contatti che di nuovi intrecci politico culturali, ma altrettanto foriero di
possibili sviluppi futuri di ampliamento dellorizzonte delle lotte e delle
proposte.
Marco Bersani
(dedicato a tutte/i quelli che ci hanno creduto)
dicembre 2007
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