PER FERMARE LA BASE DI VICENZA OCCORRE CONTRASTARE
ANCHE IL CRESCENTE MILITARISMO ITALIANO ED EUROPEO.
La lotta portata avanti a Vicenza contro la
costruzione di una nuova base militare americana,
costituisce un sorprendente esempio di mobilitazione
popolare. Colpisce che il suo carattere maggioritario
si coniughi con la spinta a non lasciarsi incantare
dai tavoli della mediazione istituzionale.
Scontrandosi con un palazzo sempre più sordo alle
istanze di massa, espressione estrema dellautonomia
del politico, i vicentini hanno sviluppato una sana
diffidenza verso chi fa il pontiere tra il movimento e
le amministrazioni. Per questo hanno esplicitamente
rifiutato di partecipare al corteo di lotta e di
governo del 20 ottobre. Una lucidità notevole, che
però ancora non basta a garantire la vittoria di una
lotta esemplare. Per capire il perché, occorre mettere
a fuoco la vera posta in palio. E certo evidente a
tutti che, per la prima potenza del pianeta, Vicenza
ha un valore strategico irrinunciabile. Ciò, in un
contesto in cui la proiezione bellica è soprattutto
rivolta verso oriente, dove si concentrano le
occupazioni coloniali (Iraq e Afghanistan) e dove sono
in preparazione nuove aggressioni (vedi lIran). Per
non dire della necessità di mostrare i muscoli nei
confronti di potenze emergenti o risorgenti, come Cina
e Russia.
Ma, attenzione, se il governo italiano avalla il
disegno statunitense su Vicenza, non è per mera
subordinazione al potente alleato. Anche lItalia è
coinvolta nelle dinamiche belliche e militariste in
atto e con un ruolo sempre più forte. La stessa
Vicenza, infatti, oltre ad essere sede altre basi
statunitensi ospita anche la base della gendarmeria
europea fortemente voluta dai governi italiani.
Non è certo un caso che lultima finanziaria abbia
portato con sé un ingente aumento delle spese
militari, senza che nessuno a sinistra si sia
veramente opposto (la minoranza critica di
Rifondazione si è limitata ad abbandonare laula). Ed
è di questi giorni la notizia che lItalia ha assunto
il comando della missione NATO in Afghanistan. Ora,
contrariamente alle affermazioni ridicole dei partiti
della sinistra radicale, il bellicismo è perfettamente
coerente con il programma elettorale dellUnione. Che
propugnava la centralità della NATO, nel quadro di una
alleanza con gli USA indissolubile, ma riequilibrata
dal rafforzamento, anche militare, dellEuropa.
E in questo senso che si muove la proposta di DAlema
di unificare i comandi militari in Afghanistan,
incorporando la missione USA in quella, più
collegiale, della NATO. Naturalmente, il Pentagono non
ne vuole sapere, non accettando limiti alla propria
egemonia militare, ma è unindicazione del tentativo
italiano di darsi una linea più indipendente in
politica estera. Il che vuol dire pesare di più nelle
aggressioni imperialiste in atto ed in quelle future.
Dunque il problema non è quello di invocare unItalia
sovrana, ma di contrastare in ogni sua forma
limperialismo e la sua logica bellica. Fin quando
questa logica prevarrà, continuerà la devastazione dei
territori, perché le esigenze belliche richiederanno
sempre nuove basi. A poco varranno argomenti del tipo
questa città darte non deve essere deturpata o la
biodiversità di questarea non può essere
compromessa. Alla militarizzazione dei territori si
affiancherà pure la militarizzazione delle coscienze.
Da un lato, saranno sempre più celebrati i soldati e
sempre più spazio avrà losceno spettacolo delle
parate militari. Dallaltro, un paese permanentemente
in guerra inviterà a concentrarsi sui suoi nemici, non
tollerando alcun dissenso interno.
Questa dunque è la posta in gioco a Vicenza. I suoi
abitanti ne sono coscienti: i 3 giorni di
mobilitazione europea cercano di allargare lo sguardo
oltre la città, creando alleanze a livello
internazionale con chi svolge lotte simili. Ma il
problema riguarda tutti. Vicenza ha lavorato per noi,
dando un nuovo impulso alla mobilitazione contro la
guerra. Ora siamo noi a dover lavorare per Vicenza,
per una sua vittoria, base per ulteriori successi
futuri. Questo vuol dire generalizzare la lotta. Cioè:
creare una Vicenza ovunque vi sia una base militare,
lottare conto laumento delle spese belliche ed il
rifinanziamento delle missioni di guerra italiane. Di
più, significa non lasciare sole le lotte degli
immigrati, cioè di coloro che sono fuggiti dai paesi
sfruttati dalle nostre imprese e/o aggrediti dai
nostri eserciti. Perché la lotta contro limperialismo
non può che essere complessiva, soprattutto quando la
sua bandiera è il tricolore.
Sosteniamo la lotta contro la costruzione della nuova
base, partecipiamo tutti alla manifestazione del 15
dicembre a Vicenza per dare ad essa una forte
connotazione antimilitarista ed antigovernativa.
COLLEGAMENTI INTERNAZIONALISTI
(Alternativa di Classe, Collettivo Internazionalista
di Napoli, Comitato di lotta internazionalista,
Corrispondenze Metropolitane, Gruppo Comunista
Rivoluzionario, Pagine Marxiste, Red Link)
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