Autore: Giovanna Caviglione Data: To: forumgenova@inventati.org Oggetto: [NuovoLab] Su aldrovandi
Aldro, primi lampi di verità
in aula spunta un teste-chiave
In aula per la seconda udienza i genitori del diciottenne. Il testimone è un
ispettore della Digos che ha raccontato il 'dopo' di quel 25 settembre.
Mamma Patrizia: «Sa molte cose»
Quello che è accaduto all'alba del 25 settembre 2005 è rimasto ai margini,
ieri, della seconda udienza del processo Aldrovandi. L'audizione dei primi
testimoni dell'accusa (i genitori del diciottenne morto durante un
intervento di polizia e gli amici che trascorsero con Federico la sua ultima
notte) ha portato infatti a esplorare soprattutto il ³prima² e il ³dopo² di
quella tragica mattina.
I quattro imputati, Paolo Forlani, Enzo Pollastri, Luca Pontani e Monica
Segatto (tutti presenti) solo a tratti sono stati citati dai teste o nelle
domande del pubblico ministero Nicola Proto, degli avvocati di parte civile
Fabio Anselmo, Riccardo Venturi, Alessandro Gamberini e Beniamino Del
Mercato, o della difesa Michela Vecchi (affiancata da Davide Bertasi),
Gabriele Bordoni, Alessandro Pellegrini e Giovanni Trombini. Perché il
protagonista dell'udienza di ieri è stato un ispettore di polizia che finora
era sempre rimasto al ³riparo² dell'attenzione mediatica. Si tratta di
Nicola Solito, uno dei dirigenti della Digos, e che secondo la testimonianza
di Patrizia Moretti, la mamma di Federico, rappresenta una figura chiave per
ricostruire - appunto - il ³dopo².
Perché ieri il processo si è concentrato - oltre che sulla ultima serata di
Federico - sulle fasi successive alla sua morte, e sulle quali i familiari e
gli avvocati di parte civile a più riprese in passato hanno puntato il dito.
Fu proprio Solito, la mattina del 25 settembre, a dare ai genitori la
notizia della morte del ragazzo, dopo ore frenetiche passate a cercarlo al
cellulare, a chiedere informazioni in Questura o all'ospedale. Fino alle 11
del 25 settembre, le uniche informazioni che i genitori erano riusciti a
ottenere - da una voce maschile che si era qualificata come agente di
polizia rispondendo a una chiamata del papà - era che Federico aveva perso
il cellulare in via Ippodromo.
«Nicola Solito è un amico di famiglia - ha raccontato la mamma - i nostri
figli sono cresciuti insieme. Quella mattina è venuto a casa nostra
accompagnato da due agenti in divisa». E' a quel punto che i genitori sanno
che Federico è morto. «Ma ancora non capivamo bene in che circostanze.
Solito ci ha riferito che non sembrava più lui. Che i suoi colleghi gli
avevano raccontato che si era fatto male da solo sbattendo la testa contro
il muro, che gli agenti erano intervenuti per fermarlo ma che non avevano
fatto nemmeno in tempo a toccarlo, perché gli era morto davanti. Mi ha anche
consigliato di non andare a vederlo». Il riconoscimento del cadavere
spetterà allo zio paterno, che torna dall'obitorio «sconvolto».
Ma, ha proseguito la mamma, fino a quel momento «non avevamo sospetti».
Nemmeno quando lo stesso Solito, il giorno dopo, consiglia: «Fossi in te mi
procurerei un avvocato e un medico legale». Le perplessità hanno cominciato
a maturare «due giorni dopo, il 27 settembre, quando siamo stati convocati
in Questura con una telefonata dello stesso Solito. Pensavamo di ricevere
parole di solidarietà dal questore, invece siamo stati aggrediti».
Il motivo della convocazione, ha detto ancora la mamma, è un articolo del
³Carlino² in cui la famiglia, attraverso i suoi legali, affermava che il
ragazzo era ³sfigurato². «Il questore Elio Graziano voleva sapere perché
avessimo detto quelle cose ai giornali, ma io e mio marito non avevamo mai
parlato con nessun giornalista, forse l'aveva fatto il nostro legale (Fabio
Anselmo, ndr). Il Questore ha anche aggiunto che fino a quel momento avevamo
ricevuto un trattamento di favore, perché alla stampa era stata fornita la
versione del malore. Al colloquio era presente anche il capo della Mobile
Pietro Scroccarello, che ci ha detto che le indagini sulla morte di Federico
sarebbero state indirizzate al centro sociale ³Link² di Bologna, dove nostro
figlio aveva trascorso la serata. Secondo loro Federico aveva assunto
sostanze e ha aggiunto che poteva succedere anche nelle migliori famiglie».
Ma a incrinare la fiducia dei famigliari nelle indagini, ha detto ancora
Moretti, sono state soprattutto tre affermazioni. La prima, sempre del
questore Graziano, «che ci ha riferito che i quattro agenti dopo l'incontro
con Federico si erano fatti refertare, ma non avevano intenzione di
chiederci i danni». La seconda, del procuratore capo Severino Messina «che
prima ancora dell'autopsia ha dichiarato alla stampa che Federico non era
morto per le percosse. Era la prima volta che sentivamo parlare di percosse,
fino a quel momento ci avevano detto di un malore». La terza è
dell'ispettore Solito. «Dopo il colloquio in Questura è venuto a casa nostra
per dirci di liberarci del nostro avvocato e di aver fiducia nelle indagini.
Ma dopo una lunga pausa ha aggiunto: ³Sono padre anch'io e al vostro posto
seguirei il mio cuore²».
La tappa successiva, prima dell'apertura del blog che ha dato al caso
rilevanza nazionale, è stata l'autopsia: «Il nostro medico legale, il dottor
Zanzi, ci ha detto che Federico era stato pestato violentemente, anche se
nessuno dei colpi ricevuto risultava mortale». Ma è Solito a entrare ancora
in scena la primavera scorsa, alla vigilia dell'apertura della cosiddetta
³inchiesta bis² (i verbali della Questura sull'intervento delle due Volanti
in via Ippodromo la mattina del 25 settembre, i cui orari sarebbero stati
manomessi). Moretti ha raccontato di aver incontrato Solito nel marzo
scorso, per caso, alla pista di pattinaggio dove entrambi avevano
accompagnato i figli: «In quell'occasione mi ha detto di essere a conoscenza
di fatti specifici che riguardavano la vicenda di mio figlio e che fino a
quel momento non aveva riferito per timore di ripercussioni sul suo lavoro.
Ha detto che però non avrebbe dato a me quelle informazioni, ma che avrebbe
parlato solo in una sede tutelata. E a questo proposito ha aggiunto che
temeva un processo abbreviato che non gli avrebbe dato la possibilità di
parlare».
La difesa ha chiesto e ottenuto di acquisire questo verbale rilasciato da
Moretti al pm Proto. Verbale finora ³inedito² perché legato appunto
all'inchiesta bis, e non al procedimento contro i quattro agenti. E
l'attenzione, ora, è puntata sulla testimonianza dell'ispettore Solito.
(30 novembre 2007)