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LA POLEMICA
E Costa divide la Sala Rossa
Il candidato per il porto della Vincenzi non piace a tutti
Fa discutere l´intenzione della sindaco di candidare alla guida del porto di Genova l´europarlamentare veneziano, ex ministro e rettore
DONATELLA ALFONSO
PAOLO Costa, possibile candidato alla presidenza dell´Autorità Portuale su indicazione della sindaco, divide destra e sinistra anche al loro interno, almeno in Sala rossa dove i "piccoli" della maggioranza lanciano critiche per la totale assenza di consultazioni e informazioni sul nome che Marta Vincenzi vorrebbe nella terna per San Giorgio. E, a parte la difesa a spada tratta del Pd, prevalgono le perplessità e anche i secchi "no", già preannunciati due giorni fa dalla presa di posizione congiunta dei segretari regionali di Prc e Pdci, Giacomo Conti ed Enrico Vesco, che avevano definito "imbarazzante" la candidatura di Costa, in quanto commissario straordinario per il contestatissimo ampliamento della base Usa "Dal Molin" di Vicenza. «Una posizione che condivido pienamente - dice Antonio Bruno, capogruppo di Rifondazione a Tursi - Non ci sembra opportuno inserire una questione così delicata come quella del Dal Molin in questo contesto. Senza considerare che chi mette a disposizione di eserciti stranieri parte del nostro territorio, che garanzie mi dà? Inoltre pur considerato che la sindaco è molto impegnata, perché non c´è stata nemmeno una consultazione? Un secondo elemento, per noi ancora più negativo: Paolo Costa è molto impegnato a sostenere l´alta velocità ferroviaria. Noi, notoriamente, siamo contro». «Di sicuro Paolo Costa non fa parte del mio pantheon - dice Bruno Delpino, capogruppo comunista - E visto che quello dell´Autorità è un ruolo politico, oltre che tecnico, vorrei che ci fosse una persona più legata al territorio, visto che le scelte che farà avranno ricadute su Genova e in particolare sul Ponente. Sotto il profilo politico, sto nell´ambito della prevenzione: la Vincenzi ha diritto di fare le scelte che vuole, ma noi abbiamo il diritto di criticare. Sarebbe stato meglio se ci avesse sentito».
«Certo, noi apprendiamo le cose leggendole sui giornali - incalza Manuela Cappello, Idv - Dov´è finita la partecipazione dei gruppi?». Al verde Luca Dallorto, invece, non piace l´arrivo di un "foresto". «Non entro nel merito della persona, ammesso che sia lui, ma al porto di Genova serve un genovese che conosca il mondo portuale e l´economia cittadina; magari uno che abita vicino al porto, così da poter lavorare 12-16 ore al giorno ricucendo il rapporto tra categorie, porto e città. Una cosa del genere, chi non è genovese non la può fare». Spada tratta a difendere Vincenzi e Costa, invece, da parte di Simone Farello, Pd. «Costa è una persona autorevole, seria e di grande valore, come peraltro molti altri nomi che si stanno facendo. E´ un sostenitore dell´alta velocità? Non solo non mi spaventa, anzi mi rassicura; una persona che è stata ministro dei lavori pubblici saprà ben gestire le grandi opere che la città deve fare».
A destra, An critica la posizione delle sinistre («Una scelta fatta in base alla competenza, non si può negarla o affermare motivazioni ideologiche più che politiche. Non è genovese? meglio, magari porta aria nuova»), mentre Alberto Gagliardi (Fi) sospira: «Se dobbiamo cercare fuori anche i dirigenti genovesi, siamo messi male. Ma capisco che Marta Vincenzi ha voluto sparigliare le carte, anche per reagire ad un sistema di potere che la circonda. Però si sbaglia nel confondere l´immagine con l´amministrazione». Più lapidaria Lilli Lauro (Lista Biasotti): «Non va bene, ci vuole un genovese che sappia mediare tra le tante categorie, una persona che si rimbocchi le maniche soprattutto per ridisegnare la burocrazia, le competenze che agiscono sul porto. Che non sia un vero politico ma più un tecnico: per me è la primula rossa. Dov´è un politico che non deve obbedire alla sua parte?».
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