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From: Lista Campo
To: Undisclosed-Recipient:;
Sent: Sunday, November 25, 2007 11:03 AM
Subject: Vermi, eroi, pavoni e pacifinti
Nella guerra a bassa intensità del fronte afghano ogni tanto muore un italiano.
Immediata scatta la promozione ad <<eroe>>, parola un tempo dedicata a pochi, oggi rilasciata d'ufficio con procedura semplificata.
Unico requisito richiesto: la morte in divisa.
Sui giornali di stamani insiste sul <<comportamento eroico>> il verme nazionale, alias Walter Veltroni, il quale - con la profondità di sempre - ha aggiunto che <<la pace non è ancora a portata di mano>>. Modo vermesco per dire che lo sarà a breve.
Passando dai vermi ai <<pacifisti>>, ci imbattiamo nella senatrice Menapace, reduce dal recente sbugiardamento di Alex Zanotelli sui provvedimenti di guerra votati la scorsa settimana in parlamento (vedi articolo postato su listacampo da Maria Grazia).
La pacifinta in questione ribadisce naturalmente la necessità di ritirarsi dall'Afghanistan, ma <<secondo un calendario che spetta ai tecnici. Non pretendo il domani tutti a casa>>.
Così come esiste un gergo vermesco, ne esiste anche uno pacifinto. In questo gergo rinunciare all'immediatezza significa dire <<cominciamone a parlare>>, il che ad oltre sei anni dall'attacco (7 ottobre 2001) è davvero uno sforzo encomiabile.
E così sappiamo cosa faranno costoro quando - all'inizio dell'anno - dovranno votare di nuovo il rifinanziamento alla <<missione>>. Chiederanno, per l'ennesima volta, che si cominci a discutere di "exit strategy". Complimenti!
A meno che, nel frattempo, siano stati collocati (provvisoriamente) all'opposizione da un governo di larghe intese. In quel caso: bandiere pacifiste al vento, ritiro immediato, non un soldo né un soldato, si fermi la pattuglia acrobatica e si disarmino i vigili urbani!
<<Viva la coerenza!>> è il loro motto, quello che unisce i pacifinti da aula parlamentare al pavone che una di queste aule presiede.
E' un pavone un pò meno pavoneggiante, un pallone gonfiato ormai floscio, un parolaio con parole sempre più vuote.
Vediamo come se l'è cavata in questa circostanza. <<Bisogna evitare di mescolare la tragedia con la riflessione politica. E' morto un giovane in un atto di generosità, il che ci dice come vivono nei momenti più difficili gli operatori di pace>>.
Ecco qua trasformati i soldati occupanti in "operatori di pace". Ma se di "operatori di pace" si tratta, perché ritirarli?
Bella comunque la descrizione di un parlamento e di un governo che riflettono, e che lo fanno così attentamente da dover evitare ogni discussione a "caldo". Loro discutono a freddo. E' vero, con il decreto anti-romeni hanno fatto un'eccezione con una riunione d'emergenza (l'attacco da Bucarest era imminente) di sabato sera. Ma, si sa, l'eccezione conferma la regola, e possiamo essere certi che a breve si aprirà una "riflessione alta" sulla politica estera e militare dell'Italia....
Mai che ci facessero il favore di tacere.
Ed a proposito delle intense riflessioni istituzionali, voglio chiudere raccontandovi un episodio.
Qualche giorno fa ho scambiato qualche opinione con un senatore circa il rapporto tra situazione internazionale (soprattutto in prospettiva Iran) e quadro politico italiano. In un momento di imperdonabile ma controllata ingenuità gli ho chiesto se di questo legame si discuta, non dico in aula, ma nei corridoi, al ristorante o dal barbiere di Palazzo Madama. La risposta è stata una sonora risata: al Senato non solo non si discute di questo, in alcun recesso del pur ampio palazzo, ma non si discute proprio di niente che non sia immediatamente giocabile in quella torbida lotta per il puro potere di gestione dell'esistente che ci ostiniamo a chiamare "democrazia".
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