Autor: marku Data: Para: cerchio Asunto: [Cerchio] i miserabili!
ora i giornalai si stracciano le vesti sul nano nanomafioso padrone
assoluto ed incontrastato del mercato dell'opinione e della pubblicità da
cui derivail suo potere politiko nell'italietta delle mafie e quello
economiko da avidissima superstar monopolista di ferro
ma cosa volete farci se per i nostri "sinistri" alla baffetto radiattivo la
politica è l'arte del compromesso, ed infatti il sioamico e sodale
veltroname invece di battersi per un radicale cambiamento ha già fissato
un appuntamento per venerdì della prossima settimana perchè tra omunculi
trovino un compromesso su come mettere meglio il giogo al popolo bue
IL COMMENTO
La struttura Delta
di EZIO MAURO
UNA versione italiana e vergognosa del "Grande Fratello" è dunque calata
in questi anni sul sistema televisivo, trascinando Rai e Mediaset fuori da
ogni logica di concorrenza, per farne la centrale unificata di
un'informazione omologata e addomesticata, al servizio cieco e totale del
berlusconismo al potere. L'inchiesta di "Repubblica" ha svelato fin dove
può arrivare il conflitto d'interessi, che questo giornale denuncia da
anni come anomalia italiana, capace di corrompere la qualità della nostra
democrazia.
Nel pozzo senza fondo di quel conflitto, tutto viene travolto, non soltanto
codici aziendali e doveri professionali, ma lo stesso mercato, insieme con
l'indipendenza e l'autonomia del giornalismo. Con il risultato di una
servitù imposta alla Rai come un guinzaglio per un unico padrone, ben al
di là dell'umiliante lottizzazione tra i partiti, e i cittadini-spettatori
truffati e manipolati proprio in quella moderna agorà televisiva in cui si
forma il delicatissimo mercato del consenso.
Ci sono le prove documentali di questa operazione sotterranea, che ha agito
per anni alle spalle dei Consigli di amministrazione, della Commissione di
vigilanza, dei moniti del Quirinale sul pluralismo dell'informazione. Si
tratta - come ha documentato "Repubblica" - di un'indagine della
magistratura milanese sul fallimento dell'Hdc, la holding dell'ex
sondaggista di Berlusconi (e della Rai) Luigi Crespi, che è stato per un
lungo periodo anche il vero spin doctor del Cavaliere.
Dopo il fallimento del gruppo, nel marzo 2004, sono scattate perquisizioni
e intercettazioni della Guardia di Finanza. E gli appunti dei finanzieri
sulle conversazioni telefoniche rivelano un intreccio pilotato tra Mediaset
e Rai che coinvolge manager di derivazione berlusconiana e uomini che
guidano strutture informative, con scambi di informazioni tattiche e
strategiche, mosse concordate sui palinsesti per "coprire" notizie
politicamente sfavorevoli al Cavaliere, ritardi truffaldini nella
comunicazione al pubblico di risultati elettorali negativi per la destra:
con l'aggiunta colorita e impudente di notisti politici Rai che si
raccomandano a Berlusconi, dirigenti Mediaset che danno consigli alla Rai
sulla preparazione del festival di Sanremo. E un lamento, perché durante
le riprese televisive dei funerali del Papa, "Berlusconi è stato
inquadrato pochissimo dalle telecamere".
Non si tratta, com'è evidente, soltanto di un caso di malcostume politico,
di umiliazione professionale, di vergogna aziendale. E' la rivelazione di
un metodo che mina alle fondamenta il mito imprenditoriale berlusconiano,
perché sostituisce la complicità alla concorrenza, la sudditanza
all'autonomia, la dipendenza al mercato. Il tutto in forma occulta, con la
creazione di una vera e propria rete segreta che crea un "gioco di squadra"
- come lo chiamano le telefonate intercettate - che ha un unico capitano,
un unico referente e un unico beneficiario: Silvio Berlusconi.
Trasmissioni d'informazione, come quella di Vespa, per la quale il
direttore generale Rai garantisce che il conduttore "accennerà al Dottore
ad ogni occasione opportuna", dirigenti della televisione pubblica che
quando vengono a conoscenza di un discorso di Ciampi a reti unificate per
la morte del Papa hanno come unica preoccupazione quella di organizzare un
contraltare di Berlusconi al capo dello Stato, che potrebbe essere messo
troppo "in buona luce", serate elettorali in cui si decide di "fare più
confusione possibile" nel comunicare i risultati "per camuffare la loro
portata".
In che Paese abbiamo vissuto? La politica - avversari e alleati di
Berlusconi, tutti quanti defraudati da questa rete sotterranea costruita
per portare acqua ad un mulino solo - è consapevole della gravità di
queste rivelazioni, che dovrebbero spingerla ad approvare una seria legge
sul conflitto d'interessi nel giro di tre giorni? E il Cavaliere, quando
sarà sceso dal predellino di San Babila dove le sue televisioni lo hanno
inquadrato in abbondanza, vorrà spiegare che mandato avevano i suoi uomini
(spesso suoi assistenti personali) mandati ad occupare posizioni-chiave in
Rai e Mediaset, se i risultati documentali sono questi?
La realtà è che in questo Paese ha operato e probabilmente sta operando
da anni una vera e propria intelligence privata dell'informazione che non
ha uguali in Occidente, un misto di titanismo primitivo e modernità, come
spesso accade nelle tentazioni berlusconiane. Potremmo chiamarla, da
Conrad, "struttura delta". Un'interposizione arbitraria e sofisticatissima,
onnipotente perché occulta come la P2, capace di realizzare un'azione di
"spin" su scala spettacolare, offuscando le notizie sgradite, enfatizzando
quelle favorevoli, ruotando la giornata nel senso positivo per il
Cavaliere.
Naturalmente con le telecamere Rai e Mediaset che ruotano a comando intorno
a questa giornata artificiale, a questo mondo camuffato, a questa cronaca
addomesticata. In una finzione umiliante e politicamente drammatica della
concorrenza, del pluralismo, dei diritti del cittadino-spettatore,
alterando alla radice il mercato più rilevante di una democrazia, quello
in cui si forma la pubblica opinione.
Lo abbiamo già scritto e lo abbiamo denunciato più volte, ma oggi forse
anche la politica più sorda e cieca riuscirà a capire. In nessun altro
luogo si è formato un meccanismo "totale", così perverso e perfetto da
permettere ad un leader politico di guidare legittimamente la più grande
agenzia newsmaker del Paese (il governo) e di controllare insieme
impropriamente l'universo televisivo, con la proprietà privata di tre
canali e la sovranità pubblica degli altri tre.
A mettere in connessione le notizie trattate secondo convenienza politica e
i canali informativi, serviva appunto la "struttura delta", ricca del
know-how specifico del mondo berlusconiano, specializzato proprio in
questo. Da qui alla tentazione di costruire il palinsesto supremo degli
italiani, manipolando paesaggio e personaggi della loro vita, il passo è
breve. E se la mentalità è quella che punta ad asservire l'informazione
alla politica, la politica al comando, il comando al dominio, quel passo è
probabilmente quasi obbligato.
E' ora possibile fare un passo per uscire da questo paesaggio truccato, da
questa manipolazione della nostra vita. Purché le istituzioni, la libera
informazione, il mercato e la politica lo sappiano. Sappiano che un Paese
moderno, o anche solo normale, non può sopportare queste deformazioni
delle regole e della stessa realtà: e dunque reagiscano, se ne sono
capaci. La stessa mano che domani proporrà le larghe intese, è quella che
ha predisposto il telecomando con un tasto unico. E truccato.